Per favore, almeno noi smettiamola di dare credito alla compagnia cantante di Haaretz 13/05/2009
Per favore, almeno noi smettiamola di dare credito alla compagnia cantante di Haaretz
Cari amici, probabilmente non avete saputo che in questi giorni il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman è in visita in Inghilterra. Il programma è il solito: incontri con il ministro degli esteri inglese, la comunità locale, i politici importanti. Non è una novità significativa, è il solito lavoro diplomatico, che Lieberman ha già fatto in Italia, in Francia e altrove. Certo, l'Inghilterra è il centro di Eurabia: per dirne una la BBC ha appena nominato un musulmano, Aaqil Ahmed, al posto di responsabile dei suoi programmi religiosi. Ma a livello diplomatico le cose non cambiano. E non è cambiata neanche la contestazione anti-israeliana contro Lieberman, la stessa che abbiamo avuto qui durante la sua visita a Roma. Il conflitto in Medio Oriente si gioca sul piano dell'immagine come su quello della forza e ogni occasione è buona per delegittimare Israele. I gruppi islamici e ultrasinistri inglesi hanno avuto però un'idea che a Roma era mancata. Leggete qui la cronaca del Jerusalem Post: "One of the groups taking part called Lieberman a "neo-fascist". Quoting Haaretz journalist, Akiva Eldar [...] "If a Jewish politician who aspires to transfer an Arab minority across the border can sit in an Israeli cabinet, why should an anti-Semite not sit in an Austrian government?" Eldar had said. "Protest against UK visit by Israel's racist foreign minister," the call to join the demonstration said. "Join us to show our disgust at the government's willingness to meet with Israeli warmongers." Insomma gli islamisti che cercano di isolare Israele come "neofascista e guerrafondaio" traggono i loro argomenti da Haaretz, quello che alcuni anche in Italia ritengono "il più autorevole" giornale israeliano. Usano una consapevole menzogna di Eldar: tutti sanno in Israele che Lieberman non ha affatto proposto di "trasferire la minoranza araba al di là della frontiera", ma di procedere a uno scambio di territori fra Stati per riunificare le popolazioni sui territori nazionali, come ne sono avvenuti tanti nella storia; insomma Lieberman propone di spostare la frontiera, non le persone. Se nasce uno stato palestinese (cui Lieberman è favorevole, checché ne dica la stampa internazionale) perché non dovrebbe comprendere anche i palestinesi che oggi sono "sottoposti all'oppressione dello Stato ebraico", come si è espresso a Ginevra un deputato arabo della Knesset, sai quanto oppresso? Forse lo sanno anche gli islamisti e gli ultrasinistri (inutile dire quanto sono pacifisti e antifascisti i tifosi di Al Queda e i nostalgici di Stalin), ma non importa, usano comunque la retorica che fa loro comodo per produrre "disgusto" su Israele. Lo stesso del resto accade in Italia: ci sono dei gruppuscoli e dei singoli ebrei che sistematicamente vanno alle manifestazioni palestinesi, incuranti del fatto di fornire così copertura all'antisemitismo che le caratterizza. Se quella della comunicazione è una guerra, come chiamereste voi chi consapevolmente fornisce agli avversari munizioni e bersagli? Io un nome ce l'ho: li chiamo traditori. Che la democrazia israeliana permetta a tutti, perfino ai traditori, di parlare liberamente e di dare assistenza ai nemici del loro paese, senza essere minimamente disturbati, è una prova di forza e di libertà. Ma, per favore, almeno noi smettiamola di dare credito alla compagnia cantante di Haaretz, che si tratti di Amira Hass, di Gideon Levy o di questo Akiva Eldar. Non rappresentano l'anima democratica di Israele, ma l'odio di sé pronto a essere servito su un piatto d'argento ai nemici di Israele.