L'articolo pubblicato ieri è severamente criticabile per le seguenti ragioni: - da anni in Israele vengono effettuati scavi archeologici guidati da ricercatori universitari noti per la loro professionalità (lo stesso Dan Bahat, uno degli archeologi israeliani più famosi nel mondo, sarà a Torino durante la prossima Fiera del libro). - è molto importante che i risultati di questi scavi vengano fatti conoscere non solo agli specialisti, ma a tutti coloro che desiderano conoscere la storia della nostra civiltà. - allo scopo di non urtare la suscettibilità degli islamici, gli archeologi israeliani evitano accuratamente di effettuare scavi sotto la spianata (come ho potuto verificare personalmente io stesso, e come gli ottimi rapporti di questi archeologi con la popolazione locale islamica dimostrano). - sarebbe stato doveroso scrivere che, sotto la spianata, gli unici a scavare sono gli islamici, e che questi scavi, non fatti in assoluta trasparenza scientifica, distruggono gli eventuali reperti degli antichi Templi. - considerati i problemi che sorgono inevitabilmente quando diverse religioni sono coinvolte (e nel caso del cristianesimo, quando gli interessi delle diverse Chiese sono in gioco), gli israeliani, per il momento, non possono far altro che portare avanti gli scavi dei luoghi dell'antichità ebraica. Queste considerazioni andavano fatte in un articolo destinato all'informazione del lettore. - la nostra cultura ci porta a ricercare tutto quanto serve a comprendere il progredire, nei secoli, della nostra civiltà. Solo in Israele questo processo culturale deve essere impedito? Saluti