Se il decreto sulla sicurezza 'è come' le leggi razziali, non sarà anche che Gaza 'è come' Auschwitz?
Persone intelligenti e illuminate, apprezzati studiosi della storia e del pensiero ebraico, rabbini importanti, oltre a ecclesiastici e politici vari, hanno sostenuto in questi giorni che il decreto sulla sicurezza in discussione in Parlamento "è come" le leggi razziali di settant'anni fa e anche che respingere al porto di partenza le imbarcazioni degli immigranti clandestini "è come" il gesto ignobile compiuto da vari stati settant'anni fa di non accogliere le navi che portavano gli ebrei in fuga dal nazismo.
Io non voglio discutere qui del merito di queste posizioni, anche se bisogna sapere che nell'ambito politico le scelte implicano la responsabilità delle loro conseguenze: che cosa comporterebbe liberalizzare l'immigrazione? se gli immigrati non autorizzati non vengono in una maniera o nell'altra respinti e quindi in prospettiva chiunque può stabilirsi in Italia a suo piacere, anche senza passare la brutta avventura di una incerto viaggio per mare, bisogna prepararsi a un paese in cui la lingua araba e la religione islamica diventino sempre più dominanti e in molte zone maggioritarie. Vogliamo fare rapidamente dell'Italia una gigantesca Malmoe? Non voglio discutere di questo e neppure della bontà del multiculturalismo e della teoria alquanto bizzarra secondo cui trattare bene gli stranieri residenti, come prescrive l'etica e anche la Torah voglia dire accettare tutti quelli che vogliono entrare in un paese. Mi basta dire che - per quel che capisco - questo è il classico caso in cui le buone intenzioni producono risultati opposti, cioè conseguenze pessime, conflitti e razzismi e miseria.
Voglio solo fermarmi su quell' "è come" degli illustri sostenitori della tesi per cui l'immigrazione clandestina non va frenata. Il fatto è che la relazione di somiglianza, dal punto di vista logico, è simmetrica. E allora, se il decreto sulla sicurezza in discussione oggi "è come" le leggi razziali, anche le leggi razziali erano come il decreto? Un provvedimento che reprimeva un comportamento già previsto dalla legge? Gli ebrei "erano come" immigrati clandestini? E se le imbarcazioni respinte "sono come" le navi con cui gli ebrei cercavano di scappare dal nazismo, anche gli ebrei "erano come" gli emigrati attuali dal Nordafrica, persone che cercano di migliorare la propria condizione economica, come gli emigranti hanno sempre fatto? La Shoà in preparazione non era diversa dalla disoccupazione? Che l'onorevole Franceschini non si renda conto del pericolo di banalizzare la Shoà con questi paragoni fa parte dei suoi limiti culturali. Ma che molti nel mondo ebraico lo seguano mostra qualcosa di più: la capacità dell'ideologia (o magari dei buoni sentimenti) di togliere lucidità ai discorsi. E, come sottolinea Giorgio Israel, se il decreto sulla sicurezza "è come" le leggi razziali, non sarà anche che Gaza "è come" Auschwitz?
Ugo Volli