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La Stampa Rassegna Stampa
08.05.2009 In Arabia Saudita conta solo la bellezza interiore di una donna
E' meglio nascondere quella esteriore con una palandrana nera

Testata: La Stampa
Data: 08 maggio 2009
Pagina: 41
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Arabia Saudita. Vince la Miss più bella dentro»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 08/05/2009, a pag. 41, l'articolo di Francesca Paci dal titolo "  Arabia Saudita. Vince la Miss più bella dentro". Ecco dove può portare il fanatismo più demenziale: un concorso di "bellezza" con le concorrenti coperte di palandrane nere. Non è importante il loro aspetto esteriore, ma la loro conoscenza dell'islam. Ecco l'articolo:

S e non fosse per gli occhi, le concorrenti, coperte da palandrane nere, sarebbero indistinguibili. Un po’ troppo per le organizzatrici che stanno pensando di celare anche lo sguardo, estrema risorsa delle donne mediorientali, e suggeriscono severi occhiali da studiosa come quelli di Khadra al-Mubarak, madrina della competizione. Non c’è bisogno d’artifici a Miss Beautiful Morals, una specie di Miss Bella Dentro, l’unico concorso di bellezza dell’Arabia Saudita dove a sfilare in passerella davanti a giudici munite di paletta come a Salsomaggiore sono le reginette della morale musulmana.
Per dieci giorni, a cominciare da domani, duecento aspiranti al titolo di virtuosa dell’anno dedicheranno giorno e notte alla preparazione della grande prova di Safwa, la maggiore città sciita del Paese. Dimenticate gli estenuanti tour de force cosmetici e soprattutto la corsa sul fil di lana con la bilancia che le colleghe dell’emisfero esteriore affrontano per indossare, alfine, il costume della verità. «Sono anche un po’ rotondetta», ammette al Daily Mail online la concorrente Sukaina al-Zayer. Nessuno se ne accorgerà. Le ragazze, tutte tra i quindici e i venticinque anni, frequenteranno classi ad hoc per snocciolare a dovere gli attributi del Profeta Maometto e affrontare con saggezza temi tipo «La scoperta della forza interiore», «Madre, il paradiso è ai tuoi piedi», «La virtù». La formazione prevede anche una giornata di ritiro agreste con la propria mamma sotto gli occhi di una giuria femminile chiamata a dare un voto alla devozione filiale.
L’idea, spiega colei che l’ha avuta, è quasi femminista. Lo scorso anno, alla prima edizione, Khadra al-Mubarak coinvolse settantacinque fanciulle, stavolta sono più del doppio: «Vogliamo misurare il coinvolgimento delle ragazze nella morale islamica offrendo al tempo stesso un’alternativa alla decadenza degli altri concorsi di bellezza che tengono in considerazione solo il corpo». Banditi gli specchi, ma bandite anche le telecamere e soprattutto le libidinose occhiate maschili. Almeno durante i preparativi.
Nonostante il re Abdallah abbia recentemente nominato Noura Al-Fayez viceministro dell’Istruzione, Riad non è Beirut dove le donne sfoggiano voluminose chiome mechate e i concorsi di bellezza non temono la sfida che arriva dall’altra parte del Mediterraneo. I modelli occidentali filtrano, Miss Beautiful Morals ne è l’ulteriore prova. Ma, mitizzati nei blog clandestini, vengono plasmati in forma islamica nelle pubbliche piazze. In questo caso c’è di più: sponsorizzato dall’enclave sciita, minoranza assoluta tra i sauditi sunniti, il richiamo alla virtù potrebbe essere un colpo sotto la cintola ai sovrani corrotti da sempre e tentati ora dal patteggiamento con le riforme chieste dagli Stati Uniti.
La più bella del reame, che sarà incoronata a luglio, riceverà insieme allo scettro 2600 dollari (1900 euro) e la benedizione virtuosa delle giurate, sicuro viatico di matrimonio onorevole. Alla seconda e alla terza classificata andranno 1300 dollari ciascuna più la soddisfazione d’avercela fatta ad accedere ai podi più ambiti senza mostrare un centimetro di pelle.
«La vittoria non è importante», dice all’Associated Press la ventunenne Zahra al Shurafa, reginetta 2008. Il volto no, il corpo no, neppure l’ambizione fa punteggio in questo particolare concorso di bellezza. «Quel che conta è l’obbedienza ai propri genitori», aggiunge Al-Zayer, ventiquattro anni, studentessa di management internazionale in corsa per il titolo 2009. Belle dentro come Awsaf al-Mislim, ventiquattro anni, che si prepara diligentemente, ma afferma che se non avrà la corona avrà guadagnato comunque «qualcosa di prezioso». E pazienza che resti nascosto sotto due metri di stoffa nera che le impediscono anche di parlare bene. L’effetto sorpresa è garantito.

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