mercoledi` 27 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.05.2009 1997 : Netanyahu firma con Arafat un accordo ricalcato sul piano di pace di Rabin
La trentesima parte di ''Quaranta e li dimostra'' di Luciano Tas

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 maggio 2009
Pagina: 1
Autore: Luciano Tas
Titolo: «1997 : Netanyahu firma con Arafat un accordo ricalcato sul piano di pace di Rabin»

Il 15 gennaio a Hebron il Premier israeliano Benjamin Netanyahu firma con il leader dell’Autorità Palestinese Yasser Arafat un accordo che sembra ricalcato sul piano di pace di Rabin. Per questo accordo Israele ritira le sue forze armate da Hebron, la cui amministrazione civile passa all’ANP e fissa ulteriori ritiri dalla Cisgiordania. Tra maggio e settembre del 1998 Israele abbandonerà la gestione di gran parte dei Territori. Per quella data cesserà la gestione militare israeliana delle zone abitate da un milione e 350mila palestinesi, alla quale rimarranno soggetti soltanto 50mila palestinesi. Al raggiungimento di questo accordo hanno contribuito, oltre agli Stati Uniti, anche la Giordania e l’Egitto, ma l’accordo provoca una lacerazione nel Likud, il partito del Premier Netanyahu e quindi nel governo israeliano. Dodici ministri (e tra loro Begin jr) votano contro, e vota contro il Mafdal, Partito Nazionale Religioso, che fa parte del governo. Un altro partito religioso al governo, Shas, vota a favore, ma su questo voto gravano pesanti sospetti. Si pensa ad un baratto, il “sì” all’accordo e in compenso l’insabbiamento di una indagine su presunti fatti di corruzione, una indagine della polizia che qualche mese dopo finirà per sfiorare anche il capo del governo. Muore in Cina a febbraio Deng Xiaoping, il leader che è riuscito a salvare la Cina dalle conseguenze della cosiddetta Rivoluzione culturale, voluta da Mao Zedong, che aveva portato il grande Paese a un passo dalla catastrofe. Deng Xiaoping aveva spinto lentamente la Cina verso l’economia di mercato, finendo per determinare un progresso economico senza pari per ampiezza e velocità. Un progresso che porterà il Paese ad occupare un posto significativo nel mondo nei primi anni del Duemila. Rimangono (e rimarranno) in Cina grandi sacche di arretratezza e miseria, ma il livello di vita è cresciuto enormemente. Il regime si definisce ancora comunista, in realtà nulla è più lontano da ogni modello che suoni lontanamente di sinistra. Si tratta di un regime liberale (a volte di “capitalismo selvaggio”) in economia, e totalitario in politica, anche se non paragonabile per arbitrii e nefandezze ad altre dittature del passato (e del presente).

Marzo vede un esodo biblico dall’Albania soprattutto verso l’Italia, che è il paese più a portata di barca. In Albania, una delle più povere nazioni al mondo, e resa ancora più povera da decenni di dittatura comunista e poi maoista, infuria ora una guerra civile che induce molti a fuggire per trovare altrove rifugio e un’occasione di vita migliore. Il Parlamento Europeo deciderà ad agosto l’invio in Albania di una forza multinazionale guidata dall’Italia.

Il 21 marzo attentato a Tel Aviv in un caffè di Rehov Ben Gurion- Tre morti (quattro con l’attentatore) e 46 feriti. E’ un Purim di sangue, come quello dell’anno precedente.

Hong Kong torna alla Cina. Era stata in mani inglesi fino dal 1841. La Gran Bretagna ammaina la sua bandiera e senza alcun incidente riconsegna il territorio a Pechino. Ha in cambio l’assicurazione (rispettata) di non mutare gli assetti della città. Così, contrariamente a quanto avviene nel mondo al passaggio dei poteri, la “cassaforte” non viene distrutta e i cinesi la ricevono con tutti i suoi preziosi valori liberali, Borsa inclusa. Paradossalmente si potrebbe dire che non è Hong Kong ad essere andata alla Cina, ma è la Cina ad essere inglobata a Hong Kong. Per restare in Asia, nello stesso mese di marzo in Cambogia è catturato Pol Pot, il sanguinario dittatore rosso responsabile di quello che si può proprio chiamare genocidio, avvenuto nel suo stesso paese contro la sua gente. Due milioni di persone, oltre un sesto di tutta la popolazione cambogiana, sono state trucidate tra il 1975 e il 1979.

In agosto muore Lady D. (l’ex principessa del Galles) in un misterioso incidente d’auto a Parigi. Straordinaria commozione in molte parti del mondo, nel Regno Unito immense folle piangono la “principessa triste”, protagonista di una vicenda da romanzo ottocentesco, ma da lei vissuto in realtà. Oggi tutto il popolo britannico è in lutto.

In Algeria massacrate duecento persone da integralisti islamici. Dal 1992 si sono contate ottantamila vittime trucidate indiscriminatamente dai fondamentalisti che così propongono (e impongono) la loro visione distorta del Corano.

Il 9 dicembre si svolge a Teheran una Conferenza islamica. I padroni di casa si dividono i ruoli. Il Presidente della Repubblica islamica Khatami, è il “poliziotto buono”, che si limita ad auspicare la fine d’Israele, mentre l’ayatollah Khamenei, l’uomo forte dell’Iran, ritiene che tutto il mondo islamico debba collaborare attivamente per determinare e accelerare quella fine.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT