Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/05/2009, a pag. 45, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " Gli orfani di Beirut alla guerra del voto ".
L'articolo fa una panoramica dei candidati alle elezioni libanesi, mettendo in rilievo che molti di loro sono figli di politici assassinati negli anni scorsi.
La fotografia, invece, mostra alcuni edifici distrutti dall'esercito israeliano durante la guerra contro Hezbollah in Libano del 2006. Non vediamo il nesso logico fra gli assassini dei politici libanesi, la scelta dei loro figli a candidarsi alle elezioni e la guerra contro Israele. Per REPUBBLICA ogni scusa è buona per fare propaganda antiisraeliana. Ecco l'articolo:
C´è una Spoon River in ogni elezione libanese. I figli di diversi presidenti assassinati, la figlia di un deputato ucciso nel centro di Beirut, il figlio di un ministro caduto in un agguato, scendono in campo. Il voto in Libano sembra essere sempre un affare di famiglia, scorrendo le liste dei candidati alle prossime elezioni legislative del 7 giugno è evidente che la logica dinastica è ancora molto forte, ma soprattutto sono in tanti a dire di voler raccogliere l´eredità politica di un parente assassinato.
«Ho un cognome, e presto mi farò un nome», afferma convinto Nadim Gemayel, 27 anni, figlio di Bashir, il presidente designato nel 1982 e ucciso con una strage 9 giorni prima di assumere le sue funzioni. Nadim è l´ultimo rampollo di una famiglia cristiana che ha intrecciato la sua storia con quella del Paese dei Cedri negli ultimi 70 anni. Fu il patriarca Pierre Gemayel a fondare nel 1936 il partito Kataeb ("La Falange"), ispirandosi al movimento franchista che stava prendendo il potere in Spagna, una delle formazioni politiche cristiane più influenti nel Paese. Dopo Bashir, fu il turno di Amin Gemayel - eletto alla presidenza dopo l´assassinio del fratello - mentre Solange (vedova di Bashir) è stata una delle prime donne a entrare nel Parlamento libanese. Il figlio primogenito di Amin, Pierre, è stato ministro dell´Industria nel 2005, prima di essere assassinato nel novembre 2006. Anche il secondogenito di Bashir, Samy Gemayel, si presenta alle elezioni e sostiene di essere lui l´erede della causa. «Sono fedele a tutti i sacrifici che la mia famiglia ha fatto per questo Paese», fa sapere dalla direzione generale del Kataeb nel quartiere cristiano di Ashrafieh, a Beirut, la zona dove il padre venne assassinato 27 anni fa.
Michel Moawad, figlio dell´ex presidente René ucciso in un attentato nel 1989, ha deciso di scendere in politica anche lui; operazione senza dubbio resa più facile anche grazie a sua madre Nayala, ex ministro e attuale deputato. «Avevo 17 anni quando mio padre venne ucciso, studiavo in Francia e non avevo nessuna intenzione di rientrare in Libano», confessa alla tv libanese nella grande casa di famiglia a Zgharta, nel nord Libano, annunciando la candidatura. La regione è sotto l´influenza anche di un´altra grande dinastia rivale, quella dei Frangieh. Suleiman, che si candida a queste elezioni, è il nipote di un ex presidente che portava il suo stesso nome, ultimo dei signori della guerra cristiani che morì nel suo letto a 82 anni. Il padre di Suleiman jr, Tony, è stato deputato di questo distretto e ministro prima di essere assassinato nel 1978. in piena guerra civile.
La logica ereditaria in politica dura in Libano da decenni, favorita soprattutto dal sistema politico, confessionale e feudale allo stesso tempo. Walid Joumblatt, ex ministro ora deputato, appartiene a una vecchia famiglia di alto lignaggio delle montagne druse dello Chouf. Walid ha raccolto fin da giovane lo scettro di suo padre Kamal, leader storico libanese ucciso in un agguato nel 1977. Il sunnita Saad Hariri è anch´egli sceso in politica dopo la strage della Corniche del 2005, nella quale venne assassinato suo padre Rafik, il primo ministro che stava mettendo a soqquadro l´intero panorama politico libanese. Il leader cristiano Michel Aoun, che non ha figli maschi, ha fatto scendere in politica suo genero che attualmente è ministro per le Telecomunicazioni. Sethrida Geagea - moglie di Samir Geagea, esponente della maggioranza cristiana e grande rivale di Aoun - ha un seggio in Parlamento. Soltanto il movimento integralista sciita Hezbollah sembra sfuggire a queste logiche dinastiche.
Certo la scelta di scendere in politica può essere dettata dai motivi più diversi. Nayla Tuéni lo sente come un obbligo morale verso la famiglia. Suo padre, il famoso Gibran Tuéni - deputato antisiriano e direttore del grande quotidiano An Nahar - venne assassinato il 12 dicembre del 2005 quando lei, ventiduenne, studiava all´università. Ora, reporter nel giornale che dirigeva Gibran, si candida nel distretto di Beirut centro, per lo stesso seggio che occupava il padre. «Non volevo fare politica», racconta alla stampa libanese, «ma bisognava continuare la missione di mio padre». Suo nonno Ghassan, uno dei grandi patriarchi della stampa araba, è stato nel passato più volte deputato e ministro. E quando il figlio Gibran venne ucciso fu lui ad essere candidato d´ufficio, alla non più verde età di 79 anni.
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