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Ugo Volli
Cartoline
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Dopo che il comunismo è morto e sepolto, qualunque cosa va bene contro l'Occidente 06/05/2009

Dopo che il comunismo è molto e sepolto, qualunque cosa va bene contro l'Occidente

Vi sarete chiesti certamente anche voi perché molta gente di sinistra sostiene gli stati e i movimenti islamici più retrivi e clericali come l'Iran, Hamas, i talebani e le sue sanguinose "lotte". E non solo contro Israele, anche contro l'Occidente in genere inclusi noi stessi: vi ricordate lo slogan  "10, 100 Nassirya", che i gruppettari più estremi lanciarono dopo la strage dei soldati italiani? O la lotta costante di tutta la sinistra-sinistra in parlamento perché l'Italia uscisse dalla missione afgana, contro quei talebani che proibiscono la musica, ammazzano le ragazze che vanno a scuola, rinchiudono le donne dentro il burka? Perché un "democratico" dovrebbe dare una mano a fanatici medievali del genere? Una risposta dice: per disperazione. Dopo che il comunismo è molto e sepolto, qualunque cosa va bene contro l'Occidente. E' la teoria della "moltitudine" sostenuto da Toni Negri: le classi sono finite, ma c'è tanta gente che per vari motivi ce l'ha con il capitalismo e con l'Occidente. Se si vuol fare la rivoluzione (qualunque cosa significhi) bisogna sostenerli tutti.
Ma c'è un'altra ragione e ve la esporrò statisticamente, per gli amanti delle classifiche. Ieri è uscita la lista dei dieci peggiori Stati per i blogger, i più repressivi e intolleranti. Eccola raccontata dal sito del Corriere: "Nella lista, al secondo posto dopo la Birmania c´è l´Iran, dove «i blogger che scrivono in modo critico a proposito di figure religiose o politiche, della Rivoluzione islamica e dei suoi simboli sono regolarmente detenuti o sottoposti ad abusi. [...] Segue la Siria, dove dal 2008 i proprietari di cybercafé devono fornire informazioni sui clienti [...]. Quarto posto: Cuba, dove ci sono al momento 21 blogger in carcere. Quinta l´Arabia Saudita, che blocca l´accesso a circa 400mila siti web. Vietnam, Tunisia e Cina applicano rigidi controlli e censura sulla rete. Al nono posto, il Turkmenistan [...]. Il decimo paese nella lista di Cpj è l´Egitto, dove oltre 100 blogger sono stati incarcerati solo nel 2008." Ricapitoliamo: nell'ordine gli stati più repressivi per i blogger sono una dittatura militare protetta della Cina (Birmania), poi due stati islamici, (Iran e Siria), uno stato comunista (Cuba), uno arabo (Arabia saudita), uno comunista (Vietnam), uno arabo (Turchia), uno comunista (Cina), uno islamico postcomunista (Turkmenistan) uno arabo (Egitto). Un intreccio perfetto, una simmetria totale.
Guardiamo ora le classifiche della libertà di stampa in generale, come le segnala l'organizzazione Freedom House, nel rapporto Freedom of thePress 2009 uscito qualche giorno fa, sempre partendo dai peggiori: 1. Corea del Nord (comunista) 2. Turkmenistan (ex comunista, islamico). 3 Birmania (dittatura militare protetta dalla Cina). 4 Libia (arabo) 5. Eritrea (islamico) 6. Cuba (comunista). 7 Uzbekistan (ex comunista) 8 Bielorussia (ex comunista). Dopo l'ottavo posto del postcoloniale Zimbabwe, nono è il Laos, decima l'autorità Palestinese, che precede nell'ordine Ruanda, Iran, Cina, Somalia,Vietnam, Siria, Tunisia, Arabia Saudita, Congo, Russia, Yemen Gambia, Tagikistan, Sudan, Kazakistan, Azerbaigian. Si potrebbe andare ancora avanti a lungo, ma fermiamoci qui, esattamente al centosessantottesimo paese nella classifica inversa (quella che parte dagli stati più liberi). L'aria di famiglia la ritroviamo tale e quale appena un po' variata dalla presenza di qualche dittatura africana. Ed è inutile dire che Israele, assente dal gruppo dei nemici dei blogger, in questa classifica è sistemato circa cento posti più su, un po' meglio dell'Italia.
Cosa significa questo incrocio fittissimo fra paesi comunisti ed ex comunisti e paesi arabi o islamici agli ultimi posti della libertà di stampa, che in generale è un buon indice di tutte le libertà personali? E' evidente: che paesi islamici e paesi  comunisti praticano lo stesso disprezzo per i diritti individuali, la stessa oppressione delle minoranze, la stessa repressione dell'opposizione e del libero pensiero dei singoli.
Torniamo ora alla nostra domanda iniziale: perché persone di sinistra che per definizione dovrebbero essere "progressiste" e sostenere la libertà contro l'oppressione, il dissenso, le minoranze, il libero pensiero. appoggiano i regimi arabi anche se così oppressivi? La risposta è che non li appoggiano "benché" oppressivi e illiberali, ma "perché" lo sono. Tant'è vero che appoggiano anche i regimi comunisti, postcomunisti e similari: Cuba, innanzitutto, ma anche la Cina contro il Tibet, la Russia contro la Georgia, l'antisemita Chavez eccetera. E' strano, ma quel che sembra attirarli è proprio il totalitarismo, la negazione della libertà. Un bel dittatore con le mani sporche di sangue piace loro più di una noiosa democrazia. Adorano la polizia segreta, i lager, lo spionaggio di massa, gli arresti illegali.
Aggiungeteci che i regimi islamici spesso sono letteralmente una brutta copia del sistema di governo inaugurato in Russia da Lenin e poi diffuso in tutto il mondo. Con la differenza significativa ma non enorme di mettere il Corano al posto del "Capitale", Hamas e Hizbollah somigliano moltissimo al vecchio bolscevismo, come la Siria somiglia all'Urss: non è difficile del resto trovare i tramiti di questa imitazione: l'Algeria del FLN e l'Egitto di Nasser, per esempio, i cui sistemi politici furono plasmati dagli istruttori sovietici. Il che non significa che questi regimi non siano anche simili per altri versi (o magari per lo stesso verso) ai fascismi italiano tedesco ecc. - costruiti anch'essi del resto sul modello del partito bolscevico e portatori di quello stesso modo di governo che Hannah Arendt ha analizzato sotto il nome di totalitarismo. Triste ma vero: è la libertà che fa paura

Ugo Volli

PS: Brunello Mantelli mi segnala che non è vero quello che ho scritto un paio di cartoline fa: Sigrid Hnke non è mai diventata di sinistra, è sempre rimasta nazista. Lo ringrazio, rettifico; si trattava però di un'affermazione citata letteralmente dal libro di Gouguenheim; evidentemente sbaglia lui. Ma ci sono altre vie di contagio fra nazismo e islamismo; ne riparleremo.

PPS: A proposito della cartolina di ieri su Lieberman, un lettore mi segnala: "Lieberman (che e' cittadino israeliano) e' nato nella ex Unione Sovietica, ma dubito che gli autori dello striscione lo sappiano. Sono quindi sicuro che, per "home" intendano Israele. Ed ecco quindi la grande contraddizione [...]Amos Oz riferiva nel suo libro autobiografico circa le scritte sui muri a Vilnus (prima della II guerra mondiale):  "Ebrei: andatevene in Palestina"; nel dopoguerra: "Ebrei: andate via dalla Palestina").


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