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Ugo Volli
Cartoline
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Tutto il mondo politically correct si è indignato all'idea che l'Europa abbia fatto da sé la propria rinascita culturale, senza bisogno degli arabi 04/05/2009

Tutto il mondo politically correct si è indignato all'idea che l'Europa abbia fatto da sé la propria rinascita culturale, senza bisogno degli arabi

Cari amici, questa è una cartolina accademica-bibliografica, quindi se non amate i libri saltatela, tanto domani ricomincerò a scrivere di politica. Ma anche i libri sono politica, come vedrete. Dunque voglio parlarvi di un volume che in italiano si chiama "Aristotele contro Averroè. Come cristianesimo e Islam salvarono il pensiero greco". L´autore, Sylvain Gouguenheim, è un medievista piuttosto noto in Francia, ordinario alla Scuola Normale di Lione; il libro ha avuto una accoglienza molto polemica nella cultura francese, così ho deciso di leggerlo. Invece di riassumervelo io, preferisco citare la presentazione che si trova sulla bandella di copertina. Eccola: "La cultura greca non tornò all'Occidente solo grazie all'Islam: a salvare dall'oblio i filosofi antichi sarebbe stato innanzitutto il lavoro dei cristiani d'Oriente, caduti sotto dominio musulmano, e dunque arabizzati. Questo sostiene il medievista francese Sylvain Gouguenheim ricordando come, prima delle traduzioni dall'arabo effettuate in Spagna, autori quali Giacomo Veneto avessero già messo mano alle opere aristoteliche. La civiltà islamica, inoltre, non avrebbe mai dimostrato un vero interesse per la sapienza greca: da parte musulmana si sarebbe trattato più che altro di un approccio selettivo, forte nei settori della logica o delle scienze della natura ma debole, per non dire inesistente, sul piano politico, morale o metafisico."
Avete trovato fin qui qualcosa di strano? Be´, bravi, le cose strane sono parecchie. Innanzitutto quei condizionali ("sarebbe stato", "non avrebbe", "si sarebbe trattato": in italiano, mi hanno insegnato, l´uso del discorso indiretto col condizionale significa sfiducia. "Sarebbe stato" vuol dire: lui dice che furono, ma io non ne sono tanto convinto. Ma quando mai un editore parla con tale diffidenza di un suo libro che presumibilmente vuole vendere e dunque deve affermare come autorevole? Non è strano? Per capirlo meglio guardiamo il titolo: "Aristotele contro Averroè. Come cristianesimo e Islam salvarono il pensiero greco". In questo titolo ci sono almeno tre problemi. Il primo lo notate sicuramente, se guardate bene: sì, "Islam" è scitto con la maiuscola e "cristianesimo" no. Bizzarro, no? Dov´è la par condicio?
Per il secondo problema basta aver fatto un po´ di storia della filosofia al liceo: come faceva ad essere Aristotele a contrapporsi ad Averroè? Ci sono più di quindici secoli di distanza. E´ come scrivere "Alessandro Magno contro Dante Alighieri". Che ci azzecca? Semmai avrebbe senso il contrario. Ma quel che si dice, in realtà, senza voler essere espliciti, è che i greci (o piuttosto i grecizzanti come Gouguenheim) se la prendono con gli arabi, e non l´inverso. Il contrario della tesi del libro.
Per il terzo problema, il più clamoroso di tutti, bisogna aver presente il contenuto del libro, senza condizionali. Gouguenheim dice che gli arabi non hanno contribuito granché alla rinascita della cultura europea, la quale contrariamente ai luoghi comuni non ha mai dimenticato il greco, né i contatti col mondo classico. Comunque che c´è sempre stata una contrapposizione fra pensiero cristiano e arabo, il primo anche filosofico e scientifico, il secondo solo teologico e chiuso in se stesso, checché se ne dica. Si può non essere d´accordo, ma questo è ciò che afferma l´autore. E allora come la mettiamo col sottotitolo? Pretende che il libro spieghi "come cristianesimo e Islam salvarono il pensiero greco"... ma l´autore dice che gli arabi non l´hanno fatto per nulla, anzi, che se ne disinteressarono. Tutto diventa più chiaro se cercate su internet il titolo originale. Vi risparmio la fatica, eccolo: "Aristote au mont Saint-Michel: Les racines grecques de l'Europe chrétienne" Niente Averroè, niente arabi. Il mondo cristiano ha radici greche e non islamiche.
Che è successo? Pura Eurabia. Qualcuno alla Rizzoli ha comprato i diritti di questo libro perché aveva avuto sentore di uno scandalo (tutto il mondo politically correct si era indignato all'idea che l'Europa avesse fatto da sé la propria rinascita culturale, senza bisogno degli arabi) ma anche del suo buon successo. Lo stesso redattore o più probabilmente qualcun altro in casa editrice si è poi spaventato e ha cercato di mimetizzare il problema. Niente scontro di civiltà, per cortesia, solo collaborazione: come cristianesimo e islam salvarono [insieme] il pensiero greco. Da bravi fratellini. E poi sordina alla pubblicità e niente dibattiti. Infatti da noi i giornali non ne hanno quesi parlato e a fare la battaglia postume per Averroè e contro Aristotele per l'Islam e contro il mondo occidentale, è rimasto solo l'immancabile Cardini (solo lui: per Vattimo, così com'è messo oggi, la questione è troppo difficile se nessuno gli suggerisce cosa dire; per Sergio Romano è roba troppo vecchia per interessargli).
Una storia istruttiva per il funzionamento della cultura in Eurabia, credo. Ma c'è una coda, che spiega il nostro interesse per il libro, al di là dei cultori della filosofia medievale. In un'appendice, Gouguenheim si interroga sulla ragione dell'ostinazione di molti intellettuali a sopravvalutare l'apporto islamico alla cultura occidentale, che lui chiama "orientalismo". Prima di Edward Said, che è l'ovvia controparte di questa definizione polemica, e soprattutto prima di un rapporto del socialista spagnolo Luis Maria de Puig approvato dal Parlamento Europeo, che nel 2002, subito dopo l'11 settembre, "invita a una revisione dei manuali di storia, ritenuti colpevoli di dare una visione caricaturale dell'Islam", Gouguenheim individua come centrale la figura di Sigrid Hunke, nazista, amica di Himmler, dirigente dell'istituto "scientifico" delle SS, dopo la guerra passata a sinistra: "animata da una violenta ostilità contro il giudeo-cristianesimo, che accusava di aver avvelenato l'Occidente, la Hunke ha visto nell'Islam la sua antitesi assoluta, che abbinava energia marziale e raffinatezza di civiltà". "Ammessa al consiglio superiore degli affari islamici", "questa amica di Himmler rimane, con i suoi scritti, una figura di spicco di una certa sinistra estrema." Sotto molte cronache politiche e culturali del nostro tempo vi è la traccia di un ponte culturale e anche storico fra nazismo (partecipato o ammirato in certe figure come Heidegger), ultrasinistra e filo-islamismo. Gouguenheim smaschera una di queste tracce e per questo è oggetto di boicottaggio eurabiano: volgare, come in francia e con Cardini, o sottile, come alla Rizzoli. Di queste tracce, cari amici, vi dovrò scrivere ancora.

Ugo Volli


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