Complimenti al lettore Savino Isernia, che con la sua lettera a Sergio Romano ha provveduto a togliergli un altro velo, mostrandolo per quello che è, uno pseudo storico che usa la storia in modo disinvolto. Anche i sassi sanno chi era il gran Muftì di Gerusalemme ai tempi del nazismo, come lo ricorda giustamente il lettore del CORRIERE della SERA oggi, 03/05/2009 a pag.31. Con una piroetta a 360 gradi, Romano cancella tutto e lo presenta come un nemico degli inglesi ! A Romano manca anche il pudore. Ecco lettera e risposta:
Caro Romano, è invalsa l’abitudine di sventolare le bandiere palestinesi alla festa del 25 aprile. Questi vessilli sono, a mio avviso, fuori luogo per due motivi: l’appoggio ideologico e militare dato dagli arabi e arabo-palestinesi al nazifascismo. Il Muftì di Gerusalemme, Amin al-Husayni, fu alleato di Hitler e Mussolini e ideatore della divisione di SS musulmane Handschar, che operò in Bosnia «eliminando» il 90% degli ebrei di Bosnia. Visitò i lager, raccomandando una «maggiore efficienza». Diede impulso ai Fratelli Musulmani, organizzazione madre di Hamas e del terrorismo moderno. Disse di Eichmann: «Un diamante rarissimo, il vero salvatore degli arabi». Il panarabismo integralista nasce da lui. Per non parlare delle guerre di sterminio dichiarate, fatte e perse. «Butteremo a mare gli ebrei» era lo slogan. Le odierne manifestazioni di pensiero fascista, solo a titolo di esempio: la televisione ufficiale dell’Autorità Palestinese, non diversamente da quella di Hamas, continua a trasmettere programmi per l’infanzia in cui si ribadisce che Israele, da Metulla a Eilat, è tutta «Palestina occupata da liberare» (Palestinian Media Watch, 28 ottobre 2008). Non sarebbe più appropriato sventolare, ad esempio, le bandiere del Tibet?
Savino Isernia
isernia@tiscali.it
Credo che alle celebrazioni del 25 aprile siano apparse, a seconda dei tempi, molte bandiere (fra le le quali quelle di Cuba e del Vietnam del nord) non necessariamente gradite alla maggioranza dei manifestanti. Quanto al Gran Muftì, penso che sarebbe un errore definirlo fascista o nazista. Come altre personalità che collaborarono con la Germania e l’Italia durante la guerra, era semplicemente nemico degli inglesi: e quindi amico del nemico dei suoi nemici.
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