Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Che volete, siamo strani, facciamo fatica ad abituarci
Siamo strani, noi eurabiani, proprio strani. Prendete l’uccisione della giovane iraniana Delara Dalabi, impiccata l'altro ieri a 23 anni dopo un processo farsa. Tutti i giornali e i governanti hanno espresso orrore per questa ennesima vittima della “giustizia” degli ayatollah, ma tutti si sono affrettati a precisare che questo deve indurci a dialogare di più e non di meno con la repubblica islamica. Fa bene, tutti hanno scritto e dichiarato, l’amministrazione Obama a fidanzarsi con l’Iran, senz’altro sorridendo tutti assieme li rabboniremo. E l’organo ufficiale di Eurabia in Israele, Haaretz, ha titolato un articolo di fondo sui rapporti fra America e Iran: “Obama non è Chamberlain”. Infatti, probabilmente èun po' peggio del primo ministro inglese che fece l'appeasement con Hitler, se non altro perché non si vede un Churchill sullo sfondo. Particolarmente patetica, da questo punto di vista, è la dichiarazione della presidenza della comunità: “queste violazioni dei diritti umani erodono le basi per un rapporto di fiducia Fra Iran e Comunità europea”. Erodono le basi, capite. Dunque la basi ci sono e però soffrono di un po’ di erosione, come le colline quando piove troppo. Quanti oppositori, omosessuali, traditori, ragazzini, o anche solo criminali comuni, saranno stati ammazzati quest’anno in Iran, che ha il record mondiale degli ammazzamenti di stato in rapporto alla popolazione? Un paio di centinaia di persone? Quante donne adultere saranno state frustate? Il risultato? Erosione. E cosa erode la loro morte, la loro tortura? Le basi di un rapporto di fiducia. Ecco, dice Eurabia, se andate avanti così, potrebbe darsi che le basi del nostro rapporto di fiducia si erodano un po’. Ma solo le basi. E quelle della fiducia, non il rapporto politico. Fate un po’ voi, iraniani. Se vi commovete, forse ne impiccherete un po' meno. E le basi si consolideranno.
Altro episodio, molto meno chiacchierato sui giornali, ma significativo. Ieri una fregata militare portoghese ha sventato l’attacco di pirati somali a una petroliera norvegese. Era vicina al luogo dell’attacco, ha fatto intervenire un elicottero e alla fina ha anche catturato la nave madre da cui partono i gommoni che sparano e sequestrano i mercantili. Hanno trovato armi, esplosivi ad alto potenziale, insomma tutto quello che serve alla pirateria. Del resto i pirati erano stati colti sul fatto e in diciannove sono stati arrestati dai bravi marinai lusitani. Che cosa ne ha fatto la nave da guerra portoghese? Li hanno impiccati sul pennone dell’albero di maestra, li hanno condannati al terribile giro di ciglia, li hanno buttati in mare ad affogare, come si vede nei film di avventura? Ma no... siamo civili, noi. Li hanno allora tenuti in gattabuia fino a portarli davanti a un regolare giudice per il processo? Neppure, troppo complicato... Cito dal sito della “Stampa”: “Dopo aver contattato le autorità portoghesi, i marinai hanno rilasciato i pirati, visto che ogni nave da guerra impegnata nelle operazioni anti-pirateria deve conformarsi alla legislazione del suo paese.” Capite, la legislazione portoghese non prevedrebbe che della gente che dà l’assalto a una pacifica nave commerciale sia giudicata. Strano, no? A me pare che se nel loro codice non esiste un reato di pirateria, si tratta quanto meno di rapina a mano armata, tentato omicidio, banda armata, associazione a delinquere, guida di gommone senza patente e quant’altro. Abbastanza per fare una bella visita turistica nelle galere di Lisbona. Ma alle marine nel Golfo di Aden, non solo a quella portoghese, la fattispecie giuridica non risulta. Allo stesso modo, se ho capito bene, si comportano quesi tutti i loro colleghi: prima di tutto niente guai, magari un avvocato potrebbe eccepire. Ai pirati i militari non possono far niente se non una bella ramanzina: ragazzi non fate così, giocare con le armi è pericoloso, attenti agli eccessi di velocità in gommone. Sapete che paura le marine occidentali possono fare ai pirati adesso: tanto è chiaro che se li catturano, li rilasciano con tanti saluti... Ah, dimenticavo: è provato che i pirati somali sono collegati alle cosiddette Corti islamiche che governano (si fa per dire) lo sfortunato paese africano e comunque col terrorismo islamico.
Terzo caso: c’è stato un po’ di agitazione in Arabia saudita, ho letto sui giornali, perché il governo ha giudicato immorale che le donne si esercitassero in qualche palestra, sia pure avviluppate in veli neri e solo fra donne. Alla chiusura delle palestre sembra che le donne (non proprio proletarie, possiamo immaginare) abbiano protestato dicendo che il governo saudita le condannava a essere grasse e brutte. Non un problema di libertà, ma di estetica. Vi assicuro che il re dell'Arabia si è impressionato moltissimo. In cambio a Bergamo la curia ha aperta una sua piscina una volta alla settimana alle donne islamiche. Ottima notizia direte voi, saranno più in forma e più contente. Tutt'altra cosa dai sauditi, questa sì che è civiltà occidentale. Forse sì, ma il fatto è che gliel’ha aperta alle condizioni dei loro preti: solo donne fra bagnanti e personale e tutte coperte da capo a piedi con bizzarre tute da bagno (c’era una foto sul “Corriere”). Anche qui, estetica o libertà?
Siamo strani. A Milano un’amministrazione di destra ha concesso una struttura pubblica (il Palalido) per una manifestazione hamasian-rifondarola di odio a Israele, a Torino l’ineffabile Vattimo ha annunciato che lui e i suoi amici anti-israeliani boicotteranno anche l’Egitto, perché non abbastanza nemico di Israele (e, immaginiamo, insufficientemente islamico). E i giornali hanno registrato senza commenti che un candidato di un movimento che si chiama Italia dei Valori (immaginate voi che valore...) promuova boicottaggi contro stati insufficientemente terroristi. Meno male che Di Pietro era il tutore della legalità...
Siamo strani. Sembra che la notte in cui il Titanic si scontrò con un iceberg e affondò a bordo si svolgesse una gran festa da ballo. Ecco, a me Eurabia ricorda questa festa da ballo. Con la differenza che allora nessuno sul transatlantico faceva il tifo per l’iceberg. Noi sì. Che volete, siamo strani.