Sergio Romano: ignorante che disinforma 02/05/2009
Questa e-mail è stata inviata al direttore del Corriere della Sera:
Data: Fri, 01 May 2009 19:07:26 +0200 A: "lettere@corriere.it" Conversazione: Alla cortese attenzione del Direttore de Bortoli. Oggetto: Alla cortese attenzione del Direttore de Bortoli.
Gentil Direttore, l’argomento della guerra israelo-palestinese è presente con grande frequenza nella rubrica curata da Sergio Romano. Considerato l’interesse che desta nel pubblico, il fatto appare logico. Ma, proprio per queste ragioni, sembra necessario che la Direzione del Corriere cerchi di evitare la pubblicazione di notizie non corrette che con preoccupante frequenza Romano scrive. Leggendo quanto risposto al lettore Luigi Cereda il 29 aprile, mi permetto farle osservare quanto segue:
Il lettore del Corriere deve sapere che nessun confronto tra Israele e Sud Africa è possibile. Il primo è uno stato democratico nato per essere lo stato degli ebrei, pur accogliendo al proprio interno una minoranza non ebraica. Il secondo era uno stato non democratico nel quale la minoranza bianca imponeva la propria supremazia sulla maggioranza di colore. Inoltre è stato deciso che Israele viva a fianco di uno stato arabo, mentre bianchi e neri del Sud Africa erano e sono destinati a vivere in un unico stato.
Scrivere che l’OLP di Arafat voleva “cacciare gli ebrei dalla regione”, senza ricordare l’anno di nascita dell’OLP (1964), ben precedente alla conquista dei territori avvenuta nella guerra dei 6 giorni (1967), induce il lettore a credere che in fondo l’OLP volesse solo recuperare i territori della Cisgiordania. Nella realtà la volontà palestinese era identica a quella oggi espressa, in modo esplicito, da Hamas.
Scrivere di un “governo israeliano mosso dalla speranza di creare un –Grande Israele- dal Giordano al mare” è falso, perché mai tale impegno fu dichiarato da nessun governante israeliano.
Romano parla di “Stato identitario” senza spiegarne il significato. Ogni paese ha una sua identità, e non si capisce perché lo si debba negare proprio ad Israele.
Romano afferma che la “curva della natalità araba vola molto più alta di quella degli ebrei”. Proprio nei giorni scorsi il demografo professor Della Pergola dichiarava che le due curve della natalità “tendono a sovrapporsi”. La differenza tra la natalità degli ebrei in Israele e quella degli arabi in Israele e in Cisgiordania è sempre minore, ed oggi non costituisce più un pericolo per Israele, se visto in prospettiva.
Scrivere che”la diaspora ha smesso di rispondere agli appelli di Israele” è profondamente errato. Solo la crisi economica mondiale causa una diminuzione del flusso degli aiuti, e questo doveva essere detto per non indurre il lettore a credere il falso.
Scrivere che Israele “non può essere uno Stato degli ebrei se non è omogeneo”, motivandolo con le parole che “non potrà mai esserlo se 5 milioni di ebrei desiderano continuare a vivere negli Stati Uniti e persino 130.000 ebrei preferiscono la Germania a Israele” è privo di senso. Forse che all’epoca romana il regno di Giudea non doveva essere considerato uno Stato degli ebrei dal momento che, come ricordato perfino da papa Benedetto XVI, nell’impero romano il 10% della popolazione era costituito da ebrei della diaspora, che anche a Roma costituivano il 3% della popolazione?
Il problema del Medio Oriente è di difficilissima soluzione, ma, al fine di non riportare ai lettori notizie false o tendenziose appare opportuno che tutti, prima di scriverne, si informino compiutamente. La lettura della prima intervista rilasciata dal nuovo ministro degli esteri Avigdor Lieberman al Jerusalem Post proprio il giorno precedente la pubblicazione di queste notizie false avrebbe potuto servire a Romano a comprendere almeno alcune realtà da lui volutamente sempre ignorate.