Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/05/2009, a pag. 32, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " Jenin, la libertà incomincia dal teatro " . L'articolo è sul " Teatro della Libertà " di Jenin e sugli ultimi due attentati a suo carico. Come si legge nel pezzo, " Il Teatro ha però i suoi nemici. Avvertimenti, minacce e alla fine, la scorsa settimana, il portone è stato bruciato per la seconda volta in un mese (...) Gli integralisti non fanno mistero della loro ostilità a queste "devianze" artistiche. «Festival di danza e commedie non ci restituiranno Gerusalemme», ci dice lo Sheik Abdullah al Shami della Jihad islamica. «Queste rappresentazioni sono contrarie allo spirito della nostra causa e danneggiano la memoria dei nostri martiri», valuta Hamed Bitawi ex parlamentare di Hamas eletto in questo distretto.". Chi boicotta il teatro sono, perciò, i terroristi palestinesi e non una presunta "occupazione israeliana ". Ma è evidente che a REPUBBLICA, più che l'informazione, interessa la propaganda antiisraeliana. Invece di criticare i terroristi e i fondamentalisti che hanno preso di mira il teatro perchè "danneggia la memoria dei martiri ", REPUBBLICA si scaglia contro Israele, reo di rendere impossibile la vita normale ai palestinesi.
Ecco l'articolo:
Il "fortino dell´arte" è al centro del campo profughi di Jenin. Il suo nome è "Teatro della Libertà", è l´unico perché non ce sono altri in tutta la Cisgiordania. Stretti fra le more dell´occupazione militare israeliana, le minacce degli integralisti islamici e il malcelato fastidio dei baroni dell´Anp, qui un pugno di attori combatte la sua battaglia mettendo in scena commedie, aprendo laboratori teatrali ai ragazzini del campo profughi. Mimo, canto, recitazione per sfuggire all´oppressione di uno stato d´assedio perenne, dove alle strette maglie dell´esercito israeliano che controlla questa città del nord della Cisgiordania si è aggiunta quella vena di odio carsico che ormai percorre tutta la società palestinese: lo scontro fra i fedeli al presidente Abu Mazen e i sostenitori di Hamas. Il Teatro ha però i suoi nemici. Avvertimenti, minacce e alla fine, la scorsa settimana, il portone è stato bruciato per la seconda volta in un mese. Nessuna rivendicazione ma molti sospetti. Gli integralisti non fanno mistero della loro ostilità a queste "devianze" artistiche. «Festival di danza e commedie non ci restituiranno Gerusalemme», ci dice lo Sheik Abdullah al Shami della Jihad islamica. «Queste rappresentazioni sono contrarie allo spirito della nostra causa e danneggiano la memoria dei nostri martiri», valuta Hamed Bitawi ex parlamentare di Hamas eletto in questo distretto.
Nel bel mezzo del campo profughi di Jenin - un termitaio di stradine polverose e sconnesse, dove ventimila palestinesi si accalcano in povere casupole - il "Teatro della Libertà" offre ai ragazzini uno spazio per provare esperienze, per esprimersi, giocare e - malgrado quel che c´è loro intorno - avere fiducia in un domani diverso. «Loro adorano questo posto, è l´unico dove possono giocare con la loro immaginazione, con i loro sentimenti», dice Nabil al-Rai, 32 anni, attore e coordinatore del teatro, «qui possono finalmente sentirsi liberi». Oltre al teatro i ragazzi - che stanno preparando una messa in scena del "Pifferaio Magico" di Hamlin - possono imparare a usare il computer, prendere libri e dvd in prestito dalla piccola biblioteca, una rarità in un campo profughi. Tutto è finanziato da donazioni o associazioni, ma certo non è una vita facile. L´idea si ispira al "Teatro delle Pietre" fondato da Arna Mer-Khamis (1930-1995) a Jenin nel 1987, durante la prima intifada. Questa israeliana, ardente militante pacifista, ha fatto di tutto per creare uno spazio dove i più giovani potessero sfuggire alla violenze del conflitto e dell´occupazione militare. «La cosa più importante è restituire loro l´immaginazione», spiega Nabil, «qui i ragazzi non possono fare granché; la verità è che sono in una grande prigione». Nabil non ha torto, gli abitanti di Jenin non possono circolare liberamente per le decine di check-point dell´esercito israeliano che bloccano ogni spostamento, e in città per i ragazzi non c´è nemmeno un giardino pubblico dove giocare.
Distrutto nel 2002, durante l´operazione "Rempart" dell´esercito israeliano nella caccia ai gruppi armati palestinesi, il teatro è risorto grazie a Juliano Mer-Khamis - il figlio di Arna, affermato attore in Israele - con il sostegno e l´aiuto di Zakaria Zubeidi, il giovane ex capo delle Brigate Al-Aqsa che all´epoca partecipò ai combattimenti in città con i suoi miliziani. Zubeidi - ricercato "numero uno" per anni e sfuggito a ben sei attentati - ha abbandonato la lotta armata e beneficiato del "perdono" israeliano, ha così potuto riprendere gli studi di psicologia e la sua vecchia passione: il teatro. Per lui si tratta di proseguire la "resistenza" sotto altre forme. «Anche dalla scena possiamo dimostrare al mondo che siamo un popolo sotto occupazione».
Ma il "Teatro della Libertà" ha i suoi nemici. Lo scorso 15 aprile qualcuno ha tentato di incendiare il portone. I danni sono stati limitati ma il messaggio inviato chiaro: certi spettacoli danno fastidio. Forse l´ultima produzione, la "Fattoria degli animali" di Orwell in una versione resa più vicina alla quotidianità di questo campo profughi. Non si parla di socialismo sovietico ma delle lotte di potere nella società palestinese. Lo spettacolo ha avuto una buona partecipazione di pubblico. Ma l´adattamento forse ha dato fastidio, qualcuno ci ha visto dentro un implicito atto di accusa all´Autorità nazionale palestinese e agli episodi di corruzione che hanno macchiato diversi suoi dirigenti. I "baroni" dell´Anp non hanno gradito.
L´atmosfera in città è pesante. Questo mese è stato distrutto il centro musicale "al-Kamandjati". Violini e liuti sono finiti in cenere. Un attacco brutale alla libertà di espressione, che potrebbe essere opera di integralisti islamici. Ma la polizia palestinese che indaga, con poca convinzione, non ha finora individuato alcun sospetto. Per attori e musicisti la terra di Jenin continua a scottare.
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