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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.05.2009 L'assassino di Klinghoffer libero per 'buona condotta'
E' stata 'buona condotta' anche gettare un ebreo paralitico in mare?

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 maggio 2009
Pagina: 19
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Achille Lauro, libero il terrorista Le figlie di Klinghoffer sdegnate»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/05/2009, a pag. 19, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Achille Lauro, libero il terrorista. Le figlie di Klinghoffer sdegnate ".
Ricordiamo al lettori che la nave da crociera "Achille Lauro" in viaggio nel Mediterraneo venne dirottata al largo delle coste egiziane da un commando del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) il 7 ottobre 1985 . Leon Klinghoffer era uno dei passeggeri. Era paralitico. Il suo assassino l'ha ucciso scaraventandolo in mare perchè era ebreo. Concordiamo con le figlie di Klinghoffer: le pene per gli assassini terroristi dovrebbero essere più severe e non dovrebbe essere concesso uno sconto di pena per buona condotta. Ecco l'articolo:

WASHINGTON – «Siamo indignate». E’ stato questo il primo commento delle figlie di Leo Klinghoffer, il passeggero assassinato sulla Achille Lauro, alla liberazione del palestinese Al Youssef Al Molqi. «E’ il terrorista responsabile della morte di nostro padre. Un’azione a sangue freddo. Eravamo furiose all’epoca per la breve pena detentiva alla quale era stato condannato e oggi siamo indignate nell’apprendere che ha lasciato il carcere per buona condotta », sono state le parole affidate ad un comunicato da Lisa e Ilsa Klinghoffer. «Non dovrebbe esserci una norma di buona condotta per un terrorista assassino », hanno aggiunto rafforzando il sentimento di rabbia davanti a quello che considerano uno sconto di pena ingiusto.
La liberazione di Al Molqi – ma è pura coincidenza – è avvenuta lo stesso giorno della pubblicazione del rapporto del Dipartimento di Stato sul terrorismo internazionale. Nel dossier il governo statunitense esprime il suo apprezzamento per l’approccio italiano alla lotta all’eversione. Nelle tre pagine dedicate al nostro paese, gli americani ri­levano che l’Italia conduce «indagini e inchieste in mo­do aggressivo», smantellan­do cellule legate al terrore islamista e mantenendo una stretta collaborazione con i partner alleati. Una valutazio­ne positiva che deriva dall’at­tenta strategia seguita da ma­gistrature e forze di polizia nel contrastare la minaccia dei gruppi qaedisti.
Il rilascio anticipato di Al Molqi non cambierà questo giudizio ma riaccenderà, pro­babilmente, delle polemiche. In ambienti statunitensi, in passato, si è guardato con una diffidenza alla linea as­sunta da diversi paesi euro­pei, ritenuti troppo deboli o permissivi nei confronti di esponenti legati al terrori­smo. Una crisi di fiducia nata proprio con la vicenda Lauro e poi alimentata da altri casi. L’Italia, la Francia, la Grecia, la Germania – tanto per cita­re alcuni paesi – all’epoca de­gli attacchi delle fazioni pale­stinesi in Occidente sono sta­te accusate di non agire con la dovuta determinazione. Oppure di aver stabilito dei «patti con il diavolo». Ossia lasciavano fare e in cambio ottenevano di non essere col­piti.
Il quadro è però mutato do­po l’11 settembre. In seguito alla minaccia rappresentata dai seguaci di Bin Laden, la collaborazione tra Europa e Stati Uniti è cresciuta, si è agi­to per diverso tempo mante­nendosi sulla stessa lunghez­za d’onda. Un’unità di intenti
che ha permesso agli america­ni di usare il territorio alleato per missioni segrete anti-ter­rore. A cominciare dalle con­troverse renditions, ossia il trasferimento di presunti estremisti verso paesi terzi a bordo di jet della Cia che han­no fatto scalo in molti stati dell’Europa occidentale. E in questo quadro non sono mancati casi clamorosi, co­me quello dell’imam egizia­no Abu Omar sequestrato a Milano da un commando del­la Cia. Un intrigo che ha crea­to tensioni tra Italia e Stati Uniti.

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