Ma se morissero tutti i Giudei non è vero che al mondo si starebbe meglio?
«Un ebreo, professore di scuole medie, gran filosofo, grande socialista, Felice Momigliano, è morto suicida. I giornalisti senza spina dorsale hanno scritto necrologi piagnucolosi. Qualcuno ha accennato che era il Rettore dell'Università Mazziniana. Qualche altro ha ricordato che era un positivista in ritardo. Ma se insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero, e con il Momigliano morissero tutti i Giudei che continuano l'opera dei Giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione, ancora più completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero l'acqua del Battesimo.»
«Non vogliamo che i signori socialisti ed i signori ebrei (il che spesso è una stessa cosa) avvelenino l´anima dei nostri figli, come hanno avvelenato un tempo la nostra.»
Sapete di chi è questa prosa? L´autore è Padre Agostino Gemelli, il fondatore dell´Università Cattolica, di cui in questi giorni si ricorda con molta enfasi il cinquantenario della morte, fra l'altro con una messa solenne cui ha partecipato il Cardinale Tettamanzi vescovo di Milano, con una mostra nello scalone d´onore dell´università e anche con un paginone elogiativo sul "Correre della sera". Informatore del regime, delatore degli antifascisti, fanatico del regime, aderente al manifesto sulla razza (anche se alcuni hanno cercato di negare questa circostanza), capace di scrivere in una lettera alla moglie del ministro dell´Istruzione Alfieri frasi come questa in piena campagna antisemita:
« L'accusa che l'Università Cattolica accetti studenti ebrei deve essere una voce messa in giro da malevoli interessati. Noi non abbiamo alcun ebreo, né non battezzato, né battezzato.»
Conclusione: in Eurabia si celebrano giornate della memoria, si dice che la Shoà costituisce un crimine irripetibile, che tutti devono averne coscienza, perché non si ripeta. Ma quando si arriva a coloro che approvarono, collaborarono, o magari anche solo tacquero, soprattutto se sono ecclesiastici, la memoria d´improvviso si dilegua. La Shoà si è fatta da sé per l´opera di qualche pazzo e dei tedeschi. Si scopre che tutti i complici hanno aiutato qualche ebreo a nascondersi o a fuggire (provarono a dirlo anche di Padre Gemelli, beninteso dopo la guerra). E chi è sulla strada di diventare santo, chi viene onorato con un grand´uomo con "un´idea" e "una visione":
«Mio padre - dice Biscottini [il curatore della mostra alla Cattolica] - era un professore della Cattolica e così sono cresciuto sentendo parlare di Gemelli. Lo rappresentava come un grande uomo con una visione. Siamo partiti proprio da qui: dal tentativo di rintracciare questa visione, che Gemelli inseguiva andando sempre oltre i muri. Basti pensare il sogno della facoltà di Medicina a Roma, il sogno di una università come laboratorio di pensiero, in cui il rapporto tra professore e studente si nutrisse della fede, ma impegnasse anche tutta la dimensione umana».
Dato che per la sfortuna di Gemelli il popolo ebraico vive, non si è suicidato né convertito, aggiungiamo dunque a questa "visione" e a questa "dimensione umana", un tassello, un pezzetto di cartolina. Ecco quel che manca alle celebrazioni, le parole di Agostino Gemelli dopo l´approvazione delle leggi razziali, la sua vera "umanità": «Tragica senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo.» Sappiano i cattolici chi onorano in questi giorni, e meditino sui propri modelli.
Ugo Volli