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Il Manifesto Rassegna Stampa
26.04.2009 Per Michele Giorgio i palestinesi fanno la "resistenza"
E Israele, come al solito, è una dittatura che opprime gli innocenti

Testata: Il Manifesto
Data: 26 aprile 2009
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Modello di resistenza»

Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 26/04/2009, a pag. 9, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Modello di resistenza " .

Il titolo dell'articolo è fuorviante. Il MANIFESTO associa la popolazione palestinese a quella italiana nel periodo della Repubblica di Salò e dell'occupazione nazista. Paragone inaccettabile, anche perchè è Israele a difendersi dal terrorismo palestinese, a resistere a chi vuole distruggerlo. Tutto l'articolo, poi, è disseminato di inesattezze. La barriera difensiva è chiamata "muro di separazione". Naturalmente Giorgio non si interroga sul perchè sia stato necessario costruirla. Il terrorismo per lui non esiste.
A Bilin, d'altro canto, per lui è in corso una "lotta nonviolenta", anche se le cronache hanno più volte riferito di sassaiole dei manifestanti contro i soldati israeliani, impegnati a difendere una barriera che ha salvato e continua a salvare molte vite umane dalle stragi del terrorismo palestinese.
Ecco l'articolo:

Le corone di fiori adornano la tomba di Basem Abu Rahma, strappato alla vita il 17 aprile da un candelotto lacrimogeno sparato da distanza ravvicinata da un soldato israeliano che lo ha colpito all’addome. Eppure l’altro ieri Basem era ugualmente presente alla marcia di protesta contro il muro della gente di Bilin, un appuntamento al quale non aveva mai mancato in questi anni. Non tanto sulle magliette con la sua immagine indossate un po’ da tutti imanifestanti, quanto nei cuori di coloro che, due giorni fa, hanno voluto dire che la sua uccisione non fermerà ma invece darà più forza alla lotta non violenta e popolare che questo villaggio della Cisgiordania porta avanti da oltre tre anni, coinvolgendo centinaia di attivisti internazionali e israeliani. «Tornate indietro, è un’area militare, non avvicinatevi alla recinzione » urlava in continuazione in lingua araba, con un megafono, un soldato druso israeliano provando a tenere a distanza il corteo. Niente da fare. E a ben poco è servito l’urlo insopportabile di una sirena azionata dai soldati. Nessuno è arretrato perché dall’altra parte della recinzione, del muro, ci sono le terre coltivabili di Bilin confiscate dagli israeliani e, davanti, sulla collina a poche centinaia di metri, l’insediamento colonico israeliano che su quelle terre progetta la sua espansione. I lacrimogeni venerdì cadevano copiosi sulla folla di manifestanti, ma gli slogan contro la barriera israeliana non si sono mai interrotti. Poi è arrivata la carica dei soldati, con manganelli e granate assordanti, ma i palestinesi sono riusciti ugualmente a posare una lapide in ricordo di Basem nel punto dove, a ridosso della barriera, il giovane attivista è stato ferito mortalmente. La protesta non violenta è continuata per quasi tre ore, con il sottofondo dell’Internazionale cantata in francese da un gruppetto di militanti giunti da Parigi. A un certo punto, su di un palco improvvisato tra gli alberi d’olivo di Bilin, è salita la vice presidente uscente del Parlamento europeo Luisa Morgantini, che ha sottolineato che in tutto il mondo cresce il sostegno alla lotta popolare e pacifica di Bilin, Naalin e di tutti i villaggi palestinesi che lottano contro il muro israeliano costruito sulle loro terre lasciando nella miseria migliaia di famiglie. «Questa lotta pacifica vuole affermare i diritti di questa gente e di tutti i palestinesi alla libertà e all’indipendenza. È unmessaggio di pace, di una pace giusta fondata sul diritto, che intende dare appoggio a quelle forze israeliane e palestinesi che lottano assieme contro l’occupazione» ha spiegato Morgantini, che in questi anni ha guidato decine di delegazioni di parlamentari europei nei Territori occupati. Il suo futuro, da ex parlamentare, sarà in buona parte proprio qui, tra i palestinesi. I manifestanti, con gli occhi gonfi di pianto per i lacrimogeni, hanno applaudito alle sue parole mentre poco alla volta il corteo ha preso la via del ritorno verso Bilin. La manifestazione dell’altro ieri nel villaggio divenuto simbolo della battaglia contro la barriera israeliana in Cisgiordania, è stata anche l’evento conclusivo dei tre giorni della conferenza annuale di Bilin sulla lotta palestinese non violenta e popolare. Un appuntamento al quale ha partecipato anche il premio Nobel per la pace Mairead Maguire - ferita leggermente nel 2007, proprio a Bilin, da un proiettile rivestito di gomma sparato dai soldati israeliani – e che ha segnato una svolta importante per lo sviluppo della «resistenza pacifica» palestinese all’occupazione. Significativa la partecipazione italiana con il «Tavolo degli interventi civili di pace » (Ticp) di cui fanno parte, tra gli altri, «Un ponte per...», «Sci», «Action for Peace » e «Rete IPRI». «In Italia – spiega il documento letto alla conferenza da un rappresentante di Tipc – abbiamo unito le forze per consolidare la nostra capacità di promuovere la trasformazione attraverso un conflitto non violento, la costruzione della pace e il rispetto del diritti umani...in futuro i nostri attivisti si impegneranno per intervenire in Palestina ma, in ogni caso, stanno già lavorando duramente in Italia per promuovere un’informazione alternativa sul conflitto israeliano palestinese e per la fine dell’occupazione (israeliana dei Territori palestinesi, ndr)». In un periodo buio in cui il mondo allontana il suo sguardo dai Territori occupati e dimentica i diritti dei palestinesi, i partecipanti alla Conferenza di Bilin hanno riaffermato il loro impegno nella promozione di forme di resistenza popolare non violenta all’occupazione, capaci di coinvolgere strati sempre più larghi della popolazione e di rilanciare il ruolo della società civile palestinese. Il documento finale insiste sullo sviluppo della campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) delle aziende locali e internazionali che contribuiscono allo sviluppo della colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme est e, a questo proposito, evidenzia i procedimenti in corso in Francia e Canada contro quelle imprese che traggono beneficio dall’occupazione dei territori palestinesi, e il boicottaggio avviato a New York, ma anche da associazioni britanniche e norvegesi, contro l’imprenditore Lev Leviev, un noto «costruttore» di insediamenti colonici. «Tra le decisioni più importanti – ha sottolineato Luisa Morgantini – ci sono la costituzione di un coordinamento locale di tutte le realtà in lotta pacifica e popolare contro il muro e l’occupazione, nonché di un coordinamento internazionale di sostegno alla battaglia palestinese ». La vice presidente del Parlamento europeo ha parlato anche di impegno per cambiare la politica del governo Berlusconi schiacciata sulle posizioni del governo israeliano e per porre termine al commercio delle armi tra Italia e Israele e alla cooperazione militare tra le due parti. «Siamo al lavoro – ha aggiunto – per mandare avanti i procedimenti internazionali sui crimini commessi da Israele nella Striscia di Gaza (durante la recente offensiva militare, ndr)». Il documento conclusivo della Conferenza afferma anche l’urgenza di metter fine alla spaccatura tra Fatah e Hamas per ristabilire l’unità nazionale palestinese essenziale per conseguire l’indipendenza. Chiede inoltre alla presidenza e ai massimi rappresentanti dell’Anp di sostenere inmodo attivo la resistenza popolare palestinese e di adottare una linea chiara e incisiva contro la colonizzazione israeliana di Gerusalemme e della Cisgiordania e contro la costruzione del muro di separazione. Afferma infine l’importanza di rafforzare la cooperazione con i movimenti e i gruppi israeliani che si battono «contro l’oppressione» e di rifiutare, qualsiasi forma di «normalizzazione » con lo Stato di Israele sino quando continuerà l’occupazione.

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