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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
26.04.2009 Per Hillary Clinton i terroristi temono che l'Iraq "stia andando nella direzione sbagliata", per questo colpiscono
E l'Iran lancia accuse assurde contro Usa e Israele

Testata: La Repubblica
Data: 26 aprile 2009
Pagina: 14
Autore: Alberto Flores D'arcais
Titolo: «Blitz della Clinton a Bagdad. L´Iran: 'Gli Usa dietro i kamikaze'»

Hillary Clinton vede nei due attentati kamikaze avvenuti in Iraq un segnale di indebolimento degli estremisti. Intanto l'Iran incolpa gli Usa e Israele  dell'escalation di violenze e attentati. Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, a pag. 14, la cronaca di Alberto Flores D'Arcais dal titolo " Blitz della Clinton a Bagdad. L´Iran: 'Gli Usa dietro i kamikaze' ".

NEW York - L´ondata di attentati che ha colpito l´Iraq preoccupa la Casa Bianca e Hillary Clinton è planata d´urgenza a Bagdad per un viaggio a sorpresa. «Complessivamente le cose stanno andando nella giusta direzione», ha detto il Segretario di Stato Usa, secondo cui non ci sono «segnali di ripresa del conflitto».
L´offensiva dei kamikaze degli ultimi giorni - che hanno provocato oltre 150 morti - , sono dunque, secondo la Clinton il segnale «in un modo purtroppo tragico, che gli oppositori temono che l´Iraq stia andando nella direzione sbagliata».
La morte (negli attentati) di una dozzina di pellegrini sciiti iraniani, ha fatto salire la tensione tra gli Stati Uniti e l´Iran. L´ayatollah Ali Khamenei, «guida suprema» e uomo forte del regime clericale, si è spinto ad accusare pubblicamente la Casa Bianca e Israele («i principali responsabili per questo e altri crimini del genere sono i servizi di intelligence degli Stati Uniti e dei sionisti»), dichiarazione priva di alcun senso, considerato anche che arriva dal leader di un paese che da anni foraggia (con armi e finanziamenti) i gruppi terroristi armati che seminano il caos in Iraq. Parole per cui Hillary Clinton ha espresso subito profonda irritazione: «E´ un commento sconcertante, perché è chiaramente accertato che questi attentati sono opera di elementi di Al Qaeda o di altri gruppi».
Negli incontri con il premier Nuri al Maliki, con il presidente Jalal Talabani e con il generale Ray Odierno - comandante delle forze Usa in Iraq - il Segretario di Stato ha chiesto una «valutazione» sulla nuova ondata di attentati e ha chiesto «qual è il significato e cosa si può fare per impedirli».
L´impennata di violenza - che arriva dopo mesi di relativi successi delle forze americane e irachene - viene valutata dall´Intelligence Usa come il tentativo (da parte dei gruppi armati estremisti) di condizionare la prima tappa nell´agenda del ritiro americano fissata dalla Casa Bianca. A fine giugno i soldati Usa dovrebbero infatti completare la ritirata da tutti i maggiori centri urbani dell´Iraq, consegnando all´esercito iracheno ogni compito di ordine pubblico. Con l´offensiva dei kamikaze Al Qaeda e gli altri gruppi vorrebbero - secondo una fonte dell´Intelligence al Pentagono - costringere gli Stati Uniti a rivedere il piano (che prevede entro l´agosto 2010 il rimpatrio di centomila militari) e dimostrare che il governo e le forze armate irachene «non sono in grado di tenere sotto controllo il territorio».
Per questo nel suo viaggio-lampo - il suo primo in Iraq da Segretario di Stato - Hillary Clinton si è soffermata sugli aiuti (non solo militari) al governo di Nuri al Maliki. Ha voluto incontrare la «società civile» irachena (150 tra studenti, imprenditori, giornalisti e attivisti di vario genere) tra cui molte donne ed ha risposto alle loro domande in una sala dell´ambasciata americana, guidata da due giorni dal nuovo ambasciatore di Obama, Christopher Hill. «Non c´è nulla di più importante di un Iraq unito, lasciate dunque che vi ripeta ciò che ha detto il presidente Obama: noi siamo impegnati in Iraq, lo vogliamo stabile, sovrano e autosufficiente. Anche se la natura del nostro impegno può sembrare a volte differente, perché, come sapete, ritireremo le nostre truppe da combattimento nel giro di un paio d´anni». Quanto alla mancanza di fiducia degli iracheni verso i loro servizi di sicurezza (ancora poco addestrati e in qualche caso corrotti) Hillary ha così risposto: «Più unito sarà l´Iraq e più avrete fiducia nei vostri servizi di sicurezza».
Agli iracheni, che vedono l´ombra minacciosa di una guerra civile avvicinarsi con il ritiro Usa, ha promesso che l´America resterà al loro fianco: «Non sono venuta a dirvi come risolvere le vostre questioni di politica interna, voi dovete decidere queste cose. Ma continueremo a lavorare molto per far sì che abbiate un paese sicuro».

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