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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Aharon Appelfeld , Paesaggio con bambina 22/04/2009

Paesaggio con bambina ,  Aharon Appelfeld
Traduzione di Elena Loewenthal
Guanda Euro 14,00

 “…..senza i valori che le generazioni precedenti trasmettono, si è solo un corpo vivo ma senza un’anima. Scrivere non è un incantesimo magico, ma un varco verso il mondo che è nascosto dentro di noi. La parola scritta ha il potere di accendere l’immaginazione e di illuminare il tuo io interiore” Le parole di Aharon Appelfeld, scrittore israeliano nato in Bucovina nel 1932, raffinato interprete dello sterminio nazista, racchiudono l’essenza più profonda della sua narrativa. Di famiglia ebraica, Appelfeld è deportato in un campo di concentramento insieme al padre, dopo la morte della madre per mano dei nazisti. All’età di otto anni fugge dal campo e trascorre i successivi tre anni nascondendosi nei boschi. Nel 1944 viene raccolto dall’Armata Rossa e presta servizio nelle cucine da campo in Ucraina per poi raggiungere l’Italia. E’ solo nel 1946 che, grazie a un movimento di emigrazione giovanile che cercava di recuperare gli orfani e portarli nella Terra promessa, approda in Palestina. Conosciuto in Italia per la struggente autobiografia “Storia di una vita” pubblicata dalla casa editrice Giuntina e ora anche da Guanda e per il romanzo Badenheim 1939 (Guanda) nel quale descrive con grande maestria i piccoli mutamenti che avvengono a partire dalla primavera del ’39 in una località di villeggiatura dell’Austria nazista dove alcune famiglie di ebrei trascorrono alcuni giorni di villeggiatura ignare dell’orrore di cui a breve sarebbero state testimoni, Aharon Appelfeld torna al pubblico italiano con un nuovo racconto autobiografico. Paesaggio con bambina narra la storia di Tsili Kraus, ultimogenita di una famiglia di commercianti ebrei dell’est che sfugge allo sterminio, dopo essere stata abbandonata dalla famiglia, “a badare alla casa”, nascondendosi nei boschi e lavorando duramente in cambio di cibo e riparo: un percorso che ricorda da vicino le drammatiche esperienze vissute dallo scrittore durante il secondo conflitto mondiale. Tsili è una bambina ingenua, un po’ ritardata che fatica ad applicarsi nello studio diversamente dai suoi numerosi fratelli, ma dopo la fuga dei suoi familiari questa ingenuità e purezza costituisce una vera arma di difesa contro i soprusi e le cattiverie del mondo che la circonda. Spacciandosi per “figlia di Maria” una prostituta del villaggio, Tsili incontra Caterina un’amica di Maria che ritiene che gli “amanti ebrei valgano più dell’oro zecchino” e siano gentili, dolci e generosi, poi offre il suo lavoro a una coppia di anziani ricevendo in cambio un trattamento brutale e infine incontra Marek un uomo fuggito dal campo di concentramento che le offrirà qualche breve istante di tenerezza e affetto. La speranza di Tsili di trovare conforto e una nuova ragione di vita in Marek si spezza quando l’uomo allontanatosi in cerca di cibo non fa più ritorno. La giovane donna che riprende il cammino insieme ad altri profughi scampati all’Olocausto si ritrova quasi senza accorgersene imbarcata su una nave “una piccola neve con un albero nudo e un fumaiolo” diretta in Palestina, “la terra del riscatto” ripercorrendo così la medesima sorte del suo coetaneo Aharon Appelfeld. Paesaggio con bambina ha la cadenza e la tenue levità di una favola; in verità leggendo l’ultimo libro di Appelfeld si prova un senso di inquietudine perché la crudeltà che vi è insita toglie ogni speranza di una storia a lieto fine e ci lascia con un pervasivo senso di colpa e di disagio nei confronti di un’umanità che si è resa colpevole di un tale crimine. Concisa ed essenziale a tratti penetrante e asciutta la scrittura di Appelfeld è il punto di arrivo di un percorso lungo e accidentato alla ricerca di una lingua che dopo l’esperienza della guerra e gli orrori del campo di concentramento rappresenti una luce per ricominciare a vivere e a sperare in un futuro migliore. “Oggi l’ebraico – afferma lo scrittore israeliano – è per me una lingua madre, la lingua madre adottata”.

Giorgia Greco


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