Riportiamo da PANORAMA n°17 del 17/04/2009, a pag. 66, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo " Il ruggito del Rais "
«Lo sceicco scimmia»: è solo uno degli epiteti che in questi giorni la stampa egiziana ha attribuito a Hassan Nasrallah, il grande capo degli hezbollah, venerato stratega sciita della guerra senza fine contro Israele e, soprattutto, l'uomo dell'iran fra gli arabi. Gli attacchi di A1-Ahrarn e di radio e tv includono esplicitamente l'Iran. E uno scontro diretto senza precedenti fra sunniri e sciiti, fra moderati e radicali, e l'insieme del mondo arabo guarda sbigottito a quanto è accaduto al Cairo. Tutto si è svolto in tre puntate. Dapprima la scoperta di 50 terroristi egiziani, libanesi, siriani, sudanesi, e di Gaia, agli ordini dello 007 di Nasrallah, Sami Shehab: avevano 2 milioni di dollari e ville in punti strategici del Cairo, del Sinai e di Suez. Poi il loro arresto, largamente pubblicizzato e accompagnato da minacce all'Iran. Infìne l'orgogliosa rivendicazione da parte di Nasrallah della presenza degli hezbollah su territorio straniero e le dure parole di accusa a Hosni Mubarak trattato come un agente israeliano o americano che ha tradito la «resistenza». Perché Mubarak, rais duro ma paziente, ha reagito così drasticamente? La risposta è che l'attacco di Nasrallah voleva, nel quadro di un'ampia strategia, mettere in discussione l'esistenza stessa del suo paese. L'Iran aveva deciso di violare la santità araba della terra dei faraoni. L'Egitto è il pi grande e il pi antico fra i paesi arabi, è il guardiano del crocevia fra Asia e Africa, ha l'esercito pi grande e meglio armato del Medio Oriente. L'idea degli hezbollah era quella di suscitare, attraverso una serie di attacchi terroristici contro turisti, popolazione, rappresentanze straniere e istituzioni, il caos. L'ira di Mubarak è nata proprio dal pianodi attaccare il Canale di Suez, la maggiore fonte di potere e di ricchezza del- e l'Egitto, la via d'acqua che ne fa un indispensabile giocatore sulla scena mondiale. Gli hezbollah, pare, avevano pianificato l'affondamento di una nave nel canale per provocare il blocco del traffico americano che porta rifornimenti al Kuwait, al Qatar, all'Iraq e all'Afghanistan. Intanto la serie di attacchi a obiettivi israeliani e americani avrebbe gettato in pasto all'estremismo il paese in pace da 30 anni con Israele. Quello che sembra un disegno estremo, è chiaro nel quadro dei rapporti fra Iran ed Egitto. Mahmoud Ahmadinejad ha rifiutato di rimuovere la targa di una strada centrale di Teheran intitolata all'assassino di Anwar Sadat; le relazioni si sono rotte. La preoccupazione per gli appetiti nucleari di Teheran è testimoniata dalla costruzione di quattro impianti atomici in Egitto, per ora destinati alla produzione di energia. Mubarak ha rimproverato agli sciiti egiziani di essere più fedeli alla shari'a che al loro paese. Ha deciso di disertare il summit arabo annuale di Doha, mentre il suo rappresentante si scagliava contro l'iran, sostenendo che gli arabi devono rifiutare l'egemonia di un paese che arabo non è. L'alleanza con i sauditi, i giordani e il Marocco (che ha appena rotto i rapporti con l'iran) tiene d'occhio proprio gli hezbollah, il braccio iraniano pi attivo in tutto il mondo arabo. Le elezioni libanesi sono vicine, se dovessero, come è possibile, riaffermare la popolarità degli hezbollah e quindi il loro controllo sul paese, avremmo una forza terrorista internazionale in controllo di un esercito cui gli americani stanno vendendo armi sofisticate. E con il quale il governo inglese sta studiando una strada diplomatica. Mentre Barack Obama parla all'Iran. Chissà se questo piace a Mubarak.
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