Una coppia uccisa dai talebani perchè sospettata di adulterio.
Non hanno nemmeno avuto diritto ad un processo, sono semplicemente stati trascinati in piazza e fucilati. Il tutto è stato filmato e il video è stato trasmesso dalla rete televisiva pakistana Dawn.
Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/04/2009, a paag. 10, la cronaca di Alix Van Buren dal titolo " Pakistan, i Taliban uccidono due adulteri e mandano il video alla tv " e la sua intervista a Mohsin Hamid dal titolo " Noi, tra fanatici criminali e laici ciechi " . Ecco gli articoli:
Alix Van Buren : " Pakistan, i Taliban uccidono due adulteri e mandano il video alla tv "
Recapitato da mani ignote a un quotidiano nazionale, Dawn, perché tutti testimoniassero la punizione comminata dalla delirante teologia dei fondamentalisti. L´area è quella della North West Frontier, assieme alla Valle di Swat uno dei territori dove le bande dei radicali ora traggono forza dalla "guerra di liberazione" indetta dal popolo Pashtun contro le forze Nato. I protagonisti sono già conosciuti: una dozzina di guerrieri armati, sandali ai piedi, turbanti neri e indosso il shalwar kameez, camicia lunga e calzoni sbuffanti, arriva sgommando con un camioncino pick-up. Fucili in pugno, induce la folla al silenzio. Trascina l´uomo e la donna al centro dello spiazzo. Un giovane legge ad alta voce la condanna senza appello: pena di morte per adulterio. Declama le virtù del movimento Taliban, i benefici della punizione secondo la Shariah riscritta dai radicali.
La donna, con lo stesso lamento di tutte le vittime del mondo, chiede pietà. Poche parole prima di essere abbattuta: «Abbiate misericordia di me, per favore, misericordia. Le accuse contro di me sono false, nessun uomo mi ha mai toccata». I familiari dei due guardano - li hanno consegnati loro ai giustizieri - mentre i guerrieri, coi fucili d´assalto, esplodono prima una serie di colpi diretta al petto della donna, poi una raffica contro i due condannati. Ma c´è di più: colei che il destino ha trasformato in adultera, respira ancora. «È viva, uccidetela», si sentono le grida della pattuglia.
L´orrendo teatro si conclude qui, con gli sbuffi alzati dai proiettili nella polvere di una piazza qualunque di Hangu, nella provincia della Frontiera del Nord Ovest, qualche giorno fa. È solo una delle tante piazze lungo una fascia al confine con l´Afghanistan, perduta al controllo del governo centrale. Privo di una strategia il governo di Zardari ha consegnato quell´area alle forze fondamentaliste, contrattando una tregua. Dall´altra parte del confine, da Kabul, giunge ieri il monito del Comandante delle forze Usa David McKiernan: «Il Pakistan si adoperi per spazzare via le basi Taliban: stanno destabilizzando l´intera regione». Alla luce degli ultimi fatti, l´appello rischia di saldarsi alle parole di un esperto commentatore, Adil Najam, quando avverte: «Il governo nega a se stesso la gravità della situazione. Un Paese nucleare, il Pakistan, preda di militanti legati ad al-Qaeda è uno scenario da incubo, per gli Stati Uniti e l´intera regione».
Alix Van Buren : " Noi, tra fanatici criminali e laici ciechi "
«Questo è un triste giorno per i laici e progressisti come me. Vedo il Pakistan alla deriva, guidato da un governo che arranca, cieco, privo di visione politica. Nel vuoto, detta legge una banda di giovani criminali, i Taliban, che inalberano a torto la bandiera dell´Islam. Forti dei finanziamenti del Golfo e di un´ideologia sulfurea, fanno terra bruciata dei nostri ideali di democrazia». Mohsin Hamid, 38 anni, applaudito autore de Il fondamentalista riluttante, una vita trascorsa fra la California, New York e Londra, è in vacanza a Lahore, dov´è nato: una metropoli di studi, d´arte e cultura, incline da secoli alla moderazione. Alla notizia dell´ennesimo delitto dei Taliban, l´esecuzione della condanna a morte di un uomo e di una donna accusati d´adulterio, Ahmid è fulmineo: «Questo non è l´Islam e qualcuno dovrà pur dirlo forte e chiaro».
Lo dica lei, signor Hamid. Che cos´è, allora?
«È una dimostrazione di strapotere da parte di una gang giovanile dedita a imporre la propria legge, nell´assenza delle istituzioni statali. Quei ragazzi, tutti fra i venti e i trent´anni, che oggi sono il flagello della valle di Swat e delle aree tribali, non sanno nulla della sharia. Si rifanno a regolamenti confezionati a misura delle loro convinzioni, in un delirio di onnipotenza».
E però si richiamano alla sharia.
«Le rigiro la domanda: che cos´è la sharia? Col discorso attuale si rischia di generalizzare. Solo in Pakistan esistono molte scuole differenti, figuriamoci fra il miliardo e più di musulmani. La scuola più diffusa in Pakistan è la Barelvi, ed è liberale. Ma c´è la Daobandi, conservatrice, promossa dall´Arabia Saudita con fiumi di denaro. I Taliban producono una versione ancora diversa».
È legge tribale?
«I costumi tribali c´entrano poco. Nelle tribù sono gli anziani a somministrare la giustizia. Al contrario, i Taliban hanno assassinato i leader tribali, e si comportano come gang di malavitosi nelle aree di cui il governo ha perso il controllo».
L´accordo con i fondamentalisti della valle di Swat è una sconfitta per il presidente Zardari?
«È piuttosto la sconfitta di chi, come me, si riconosceva nei valori laici del partito al potere, il Ppp, e invece vede il governo arricchire i già ricchi e contrastare i rivali politici, piuttosto che a elaborare una visione per la stabilità del Paese. Zardari ha perso legittimità agli occhi del Paese».
Dunque la ridotta dei laici si sgretola, signor Hamid?
«Siamo il 97% del paese, le elezioni lo hanno dimostrato. Ma i nostri leader, e la politica controproducente dell´America, danno potere a un nano, i Taliban, che per l´inerzia e lo sbando della maggioranza, rischiano di rovesciare il Pakistan».
Per inviare la propria opinione alla Repubblica cliccare sull'e-mail sottostante