Il Vaticano ha ribadito che parteciperà a Durban II.
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 20/04/2009,a pag. 15, la cronaca di Giacomo Galeazzi dal titolo " Il Papa benedice il vertice Onu. Ebrei infuriati " e la sua intervista al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni dal titolo " Così si giustifica l'antisemitismo ". Riportiamo anche dalla REPUBBLICA, a pag. 7, la breve dal titolo : " L´alto commissario per i diritti umani 'Gli Usa sbagliano' ". Ecco gli articoli, preceduti dal nostro commento.
La STAMPA - Giacomo Galeazzi: " Il Papa benedice il vertice Onu. Ebrei infuriati "
La Santa Sede : " Se non partecipiamo che messaggio diamo, ad esempio, ai Paesi africani? se si lascia che il messaggio di indifferenza prevalga su altre ragioni politiche finiamo per spingere le nazioni povere in una direzione che può favorire alleanze diverse, con conseguenze negative ". Boicottare Durban II non è sinonimo di indifferenza, ma il contrario. Durban II, infatti, non è altro che un processo antisemita contro Israele preparato dai Paesi arabi e fondamentalisti islamici. Dunque il segnale di indifferenza da parte del Vaticano è arrivato. Non ai Paesi africani, ma agli ebrei e a Israele.
Ecco l'articolo:
CITTA' DEL VATICANO
Il Papa benedice la conferenza Onu sul razzismo («incontro importante», «azione ferma contro l’intolleranza per prevenire ed eliminare ogni forma di discriminazione»), mentre Obama la diserta perché «controproducente e inaccettabile per il suo linguaggio sbagliato su Israele». La Santa Sede si smarca dal boicottaggio degli Stati Uniti, dell’Italia e di altri Paesi contrari all’impostazione anti-israeliana di «Durban II», il vertice Onu che oggi si apre a Ginevra tra le polemiche per le pesanti critiche contro lo Stato d’Israele, accusato di razzismo verso i palestinesi («il sionismo è una ideologia razzista»). La commissione Onu ha in parte ripulito dai brani della discordia il testo che fino a sabato sarà in discussione a Ginevra, dove sarà presente la delegazione vaticana guidata da Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente presso le Nazioni Unite («è in gioco l’etica, sbagliato disertare»).
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, lancia un appello a «partecipare al meeting e avere un atteggiamento costruttivo in nome della lotta alla xenofobia» e anche Benedetto XVI attribuisce alla dichiarazione di Durban il merito di «riconoscere che tutti i popoli e le persone formano una famiglia umana, ricca in diversità». Il livello di tensione attorno al summit Onu è altissimo. Ieri l’Iran ha inviato all’Interpol la richiesta di emettere mandati internazionali di arresto per 25 dirigenti israeliani, accusati di avere commesso «crimini di guerra» durante l’offensiva di 22 giorni condotta fra dicembre e gennaio nella Striscia di Gaza. E il governo israeliano ha criticato il presidente svizzero Hans Rudolf Herz per la sua decisione di ricevere il leader iraniano Mahmud Ahmadinejad. Venerdì è stata raggiunta l’intesa su una bozza finale, che elimina i controversi riferimenti a Israele e alla diffamazione delle religioni ma «riafferma» le conclusioni e il Programma d’azione di Durban-1, contestati da molti Paesi. Ai lavori del meeting (è prevista la presenza di una trentina di ministri degli Esteri e di almeno quattro capi di Stato) non parteciperanno Australia, Canada, Israele, Usa e alcuni Paesi Ue tra cui Italia, Olanda, Svezia e Germania. Il 5 marzo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva ritirato la delegazione italiana dai negoziati per le frasi antisemite contenute nella prima bozza. Gli Usanon ci saranno per il «linguaggio ipocrita e controproducente» su Israele.
Obama spiega così i motivi del boicottaggio Usa: «Credo nelle Nazioni Unite, ho ribadito al segretario generale Ban Ki-Moon che aiuteremo l’Onu ma questa non è risultata l’opportunità giusta». Israele vede nella partecipazione di Ahmadinejad la conferma della correttezza della sua decisione di disertare il summit. Il capo della delegazione vaticana a Durban II, però, ribatte che «la Santa Sede sarà presente con la grande maggioranza degli Stati del mondo». Aggiunge l’arcivescovo Tomasi: «Abbiamo ragioni molto coerenti per esserci. Ogni persona ha la stessa dignità e non può essere oggetto di comportamenti discriminatori, quindi se non partecipiamo che messaggio diamo, ad esempio, ai Paesi africani?». Secondo la Santa Sede, «se si lascia che il messaggio di indifferenza prevalga su altre ragioni politiche finiamo per spingere le nazioni povere in una direzione che può favorire alleanze diverse, con conseguenze negative».
La STAMPA - Giacomo Galeazzi : " Così si giustifica l'antisemitismo "
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, il Papa benedice la conferenza «Durban II» boicottatta da Stati Uniti, Italia e altri Paesi occidentali per il suo «estremismo anti-israeliano». Lei in autunno accoglierà il Pontefice in sinagoga, è sorpreso?
«E’ una situazione che allarma e preoccupa. Non riesco proprio a interpretare il gesto di Benedetto XVI. La decisione del Vaticano e l’avallo papale a Durban II sono un segnale preoccupante la cui origine e i cui esiti ora vanno attentamente valutati. Il Papa esalta quella dichiarazione di Durban che, al di là degli astratti proclami, si configura come una realtà profondamente angosciante, con affermazioni inaccettabili e frasi aggressive di tipo antisemita contro lo Stato di Israele che viene accusato di crimini contro l’umanità e discriminazioni razziali contro i palestinesi e al quale si imputa di minacciare la pace internazionale e la sicurezza».
Che cosa la divide da Benedetto XVI?
«La realtà di Durban è in profonda contraddizione con gli annuncianti e lodevoli intenti anti-xenofobi dei quali parla il Pontefice. Già otto anni fa, alla prima conferenza in Sudafrica, alcuni Stati arabi tentarono di far entrare nella dichiarazione finale del vertice Onu l’equiparazione sionismo-razzismo e la definizione di Israele come “entità straniera occupante”. L’intervento del Papa non tiene minimamente conto di come stanno davvero le cose, perciò ci troviamo di fronte a una evidente e allarmante contraddizione. Francamente mi sfugge il motivo per cui il Papa ha compiuto un passo simile».
Quali effetti teme?
«Partecipando a Durban II il Vaticano dà il proprio avallo morale a quanto si sta preparando. La Santa Sede non può giustificarsi dicendo che va alla Conferenza per correggerne l’impostazione antisemita, perché i meccanismi pseudo-democratici che ci sono al summit dell’Onu lo impediscono. E’ poi particolarmente grave che questo preoccupante e contraddittorio intervento di Benedetto XVI sia avvenuto alla vigilia del suo viaggio in Terra Santa. E’ un segnale di difficile comprensione, l’ennesima iniziativa incauta del Pontefice, che si somma alla lista dei precedenti scivoloni nei rapporti con l’ebraismo: dalla revoca della scomunica al vescovo negazionista Williamson alla beatificazione di Pio XII e alla preghiera del venerdì santo per la conversione degli ebrei. Ad aggravare il caso Durban c’è poi il fatto che questo non è un atto della Curia ma sono le parole del Papa stesso».
Che cosa prevede che accadrà?
«Qui abbiamo a che fare con il tipico “doppio standard” degli attacchi a Israele, che non hanno nulla di anti-israeliano e sono profondamente e sostanzialmente antisemiti. Come se l’unica discriminazione ammessa fosse quella contro gli ebrei. Adesso, dopo il malconsigliato intervento del Papa, lo scenario sarà l’ondata di indignazione internazionale e poi, ancora una volta, la correzione di rotta da parte della Santa Sede. Intanto, però il danno è fatto perché il Vaticano rileggittima Durban II, vanificando in parte l’effetto del giusto boicottaggio di molti Paesi come l’America e l’Italia. Prendere posizione contro ogni discriminazione è bello in astratto, però è la stessa conferenza Onu a caratterizzarsi come un attacco arabo anti-israeliano. Un conto sono le parole e un conto i fatti». \
Il Papa benedice la conferenza Onu sul razzismo («incontro importante», «azione ferma contro l’intolleranza per prevenire ed eliminare ogni forma di discriminazione»), mentre Obama la diserta perché «controproducente e inaccettabile per il suo linguaggio sbagliato su Israele». La Santa Sede si smarca dal boicottaggio degli Stati Uniti, dell’Italia e di altri Paesi contrari all’impostazione anti-israeliana di «Durban II», il vertice Onu che oggi si apre a Ginevra tra le polemiche per le pesanti critiche contro lo Stato d’Israele, accusato di razzismo verso i palestinesi («il sionismo è una ideologia razzista»). La commissione Onu ha in parte ripulito dai brani della discordia il testo che fino a sabato sarà in discussione a Ginevra, dove sarà presente la delegazione vaticana guidata da Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente presso le Nazioni Unite («è in gioco l’etica, sbagliato disertare»).
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, lancia un appello a «partecipare al meeting e avere un atteggiamento costruttivo in nome della lotta alla xenofobia» e anche Benedetto XVI attribuisce alla dichiarazione di Durban il merito di «riconoscere che tutti i popoli e le persone formano una famiglia umana, ricca in diversità». Il livello di tensione attorno al summit Onu è altissimo. Ieri l’Iran ha inviato all’Interpol la richiesta di emettere mandati internazionali di arresto per 25 dirigenti israeliani, accusati di avere commesso «crimini di guerra» durante l’offensiva di 22 giorni condotta fra dicembre e gennaio nella Striscia di Gaza. E il governo israeliano ha criticato il presidente svizzero Hans Rudolf Herz per la sua decisione di ricevere il leader iraniano Mahmud Ahmadinejad.
Venerdì è stata raggiunta l’intesa su una bozza finale, che elimina i controversi riferimenti a Israele e alla diffamazione delle religioni ma «riafferma» le conclusioni e il Programma d’azione di Durban-1, contestati da molti Paesi. Ai lavori del meeting (è prevista la presenza di una trentina di ministri degli Esteri e di almeno quattro capi di Stato) non parteciperanno Australia, Canada, Israele, Usa e alcuni Paesi Ue tra cui Italia, Olanda, Svezia e Germania. Il 5 marzo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva ritirato la delegazione italiana dai negoziati per le frasi antisemite contenute nella prima bozza. Gli Usanon ci saranno per il «linguaggio ipocrita e controproducente» su Israele. Obama spiega così i motivi del boicottaggio Usa: «Credo nelle Nazioni Unite, ho ribadito al segretario generale Ban Ki-Moon che aiuteremo l’Onu ma questa non è risultata l’opportunità giusta».
Israele vede nella partecipazione di Ahmadinejad la conferma della correttezza della sua decisione di disertare il summit. Il capo della delegazione vaticana a Durban II, però, ribatte che «la Santa Sede sarà presente con la grande maggioranza degli Stati del mondo». Aggiunge l’arcivescovo Tomasi: «Abbiamo ragioni molto coerenti per esserci. Ogni persona ha la stessa dignità e non può essere oggetto di comportamenti discriminatori, quindi se non partecipiamo che messaggio diamo, ad esempio, ai Paesi africani?». Secondo la Santa Sede, «se si lascia che il messaggio di indifferenza prevalga su altre ragioni politiche finiamo per spingere le nazioni povere in una direzione che può favorire alleanze diverse, con conseguenze negative».
La REPUBBLICA - " L´alto commissario per i diritti umani 'Gli Usa sbagliano' "
"Una manciata di Stati - ha aggiunto Pillay - ha lasciato che uno o due questioni determinassero il loro approccio alla vicenda», a scapito delle preoccupazioni delle vittime del razzismo. ". Anche Israele è una vittima del razzismo, e Durban 2 è una tribuna di legittimazione dell'odio antisionista e antiebraico , ma a Navy Pillay non sembra importare molto. Durban II non tutela i diritti delle vittime del razzismo, ma legittima l'odio antisemita dei Paesi arabi. Ci rallegriamo del fatto che una "manciata" di Paesi abbia avuto il coraggio di boicottare Durban II. Ecco la breve:
GINEVRA - L´alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navy Pillay, ha espresso «shock e profonda delusione» per la decisione degli Stati Uniti di non partecipare alla Conferenza dell´Onu sul razzismo, in programma oggi a Ginevra. Secondo l´alto commissario le motivazioni citate da Washington avrebbero potuto essere superate nella cosiddetta Durban II. «Una manciata di Stati - ha aggiunto Pillay - ha lasciato che uno o due questioni determinassero il loro approccio alla vicenda», a scapito delle preoccupazioni delle vittime del razzismo.
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