Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Finalmente sentiamo il fascino della sottomissione (islam)
Ogni tanto, devo confessarlo, la mia fede in Eurabia e nella sua fermissima volontà di arrendersi vacilla. Dubito, devo ammetterlo, dubito della determinazione delle terre a nord del Mediterraneo di diventare finalmente una marca di confine del glorioso califfato in via di ricostruzione. Per esempio, quando Obama loda il grande contributo islamico alla costruzione dell’America, alludendo evidentemente all’11 settembre, perché nessuno di noi vanta la civilizzazione islamica della Spagna e della penisola balcanica, per non parlare di quella siciliana? Le reazioni di perplessità di fronte all’invito di includere la Turchia nella Comunità Eurabiana (anche se certamente sarebbe meglio l’annessione inversa); la notizia che il partito del fascista razzista islamofobo “troppo biondo” (Romano) Geert Wndres è valutato vincente nei sondaggi olandesi, l’indecoroso rifiuto dell’Italia a partecipare alla giusta e santa conferenza per il razzismo e l’antisemitismo di Ginevra detta Durbans 2: tutto questo rafforza i miei dubbi.
Ma poi mi rassicuro. Ieri, per esempio, avete potuto leggere su questo sito la bellissima notizia che il sindaco di Rotterdam (il primo sindaco islamico di una grande città d’Eurabia, dico per davvero) ha deciso di iniziare ad applicare la legge del Profeta, autorizzando la separazione obbligatoria delle donne (relegate com’è giusto in galleria) a uno spettacolo teatrale di un artista arabo (questo in realtà lo fanno anche gli ebrei ultra-ortodossi sui loro autobus, ma per carità non confondetevi, loro sono cattivi anche quando rispettano la shaaria... senza volerlo).
E non basta. Leggete qui, per esempio, dal sito del “Corriere” la fantastica iniziativa olandese per la Palestina: “L’idea è di avvicinare il mondo ai palestinesi. Attraverso la barriera di separazione costruita da Israele che separa la Cisgiordania dal mondo. È un progetto olandese-palestinese. Il sito «Send a message» (con versioni in varie lingue, tra le quali l’italiano) consente di inviare un testo online: al costo di 30 euro, verrà dipinto da graffitari palestinesi sul muro. Il committente riceverà tre foto dell'opera. «Tu paghi 30 euro, i palestinesi pittano»: è l’invito sulla versione italiana del sito. Le richieste pervenute finora sono 910, tra le quali molti messaggi d’amore e battute scherzose, ha detto alla Cnn Justus van Oel, uno sceneggiatore olandese che lo gestisce gratis.” Fra i graffiti c’è anche una vera e propria una “lettere aperta” fiolopalestinese di un sudafricano, che segna il valore politico dell’iniziativa. Riferisce il “Corriere” che anche “il quotidiano israeliano “Haaretz” [di solito piuttosto propenso all’ideologia Euraraba, ma stavolta un po’ riottoso UV], riportando la notizia della lettera aperta, nota che il testo, critico nei confronti delle «uccisioni mirate di coloro che osano resistere», «non fa alcun riferimento all’ideologia antisemita di Hamas, né al lancio di razzi da parte dei palestinesi sui civili israeliani o ai kamikaze»”. Che pretese, questi israeliani, no? La dolce, civilizzata Eurabia scrive “lettere d’amore e battute scherzose” oppure lettere aperte su un muro grigio, insomma fa festa, e loro vorrebbero che si parlasse di argomenti imbarazzanti come gli attentati! Meglio non pensarci e “avvicinare” i popoli (magari allontanando le donne).
Si potrebbe continuare: dalla Svezia all’Olanda, dall’Inghilterra all’Italia, Eurabia vive nel cuore dei popoli e dei suoi intellettuali migliori, che sentono la decadenza dello sterile laicismo colonialista, il bisogno dell’amicizia fra i popoli e il fascino della sottomissione. (Per chi non lo sapesse, questo vuol dire Islam: sottomissione). C’è speranza al Nord del Mediterraneo.