Ritratto di una eroina del nostro tempo Una blogger cubana sfida il regime castrista
Testata: La Repubblica Data: 19 aprile 2009 Pagina: 10 Autore: Omero Ciai Titolo: «L'embargo Usa va tolto per non dare più alibi, per me la Fiera del libro in Italia resta un sogno»
Cuba è lontana dal Medio Oriente, per cui l'articolo che segue non dovrebbe far parte del nostro repertorio. Lo pubblichiamo ugualmente perchè è un ritratto di una eroina del nostro tempo. Una donna coraggiosa che combatte per la libertà in uno stato dittatoriale che finora ha sempre raccolto solo consensi da buona parte dell'intellighentzia, non solo europea ma anche americana. Gianni Minà e Gianni Vattimo sono andati a prostrasi ai piedi del dittatore, ma non sono stati i soli, persino il quotidiano che ospita l'articolo in questione, la REPUBBLICA ha sempre guardato con benevolenza ai barbudos. Yoani Sanchez, è questo il suo nome, e che rischia la galera perchè vuole la libertà per il suo paese, ha dichiarato che i giornalisti stranieri che scrivono su Cuba, non vengono chiamati " corrispondenti " , cioè " corresponsables", ma " co-responsables ", cioè " corresposabili ", una qualifica che si adatta bene a quanti anche in Italia hanno sempre dato una mano alle dittature. Yoani Sanchez è coraggiosa, intelligente, non ha paura. Per questo le è stato proibito uscire da Cuba per venire alla Fiera del Libro di Torino, dove avrebbe dovuto presentare il suo libro " Cuba Libre" pubblicato da Rizzoli. Il mondo di internet non ci risulta abbia detto qualcosa. Dove sono, cosa pensano, perchè tacciono i blogger di casa nostra, perchè non si mobilitano per dare una mano a questa blogger cubana, una vera eroina del nostro tempo ? Ecco l'articolo di Omero Ciai, dal titolo (molto riduttivo) " L'embargo Usa va tolto per non dare più alibi, per me la Fiera del libro in Italia resta un sogno":
Chi detiene il potere oggi a Cuba, che sia Raul o che sia Fidel, vive in un grave dilemma - dice Yoani Sanchez, filologa, 33 anni, la ragazza divenuta famosa grazie al suo blog dalla capitale dell´isola - . Da una parte sa che bisogna cambiare, affrontare la catastrofe economica, rispettare i diritti umani; dall´altra teme che qualsiasi modificazione, anche la più piccola, possa compromettere il futuro della dittatura e il suo potere. Sono imprigionati nel dubbio: come cambiare senza cambiare? Una situazione gattopardesca». C´è comunque un´aria nuova a L´Avana? «C´è molta attesa e, tra la gente, ci sono molte speranze da quando il presidente Obama ha tolto i divieti sui viaggi dei cubano-americani e sull´invio di dollari a Cuba. Ma finora il regime ha risposto solo con belle parole. Ora bisogna che si siedano ad un tavolo e comincino a negoziare, noi ci attendiamo che il governo elimini a sua volta il divieto ai cubani di viaggiare all´estero e che liberi i prigionieri politici». La signora Clinton ha detto che cinquant´anni di politica americana contro Cuba sono stati fallimentari, lasciando capire che l´embargo unilaterale è stato del tutto inutile. Lei cosa ne pensa? «Sono d´accordo con lei. L´embargo è stato il miglior argomento che gli americani hanno regalato al governo cubano per giustificare la sua incompetenza economica e la mancanza di libertà all´interno dell´isola. Mi piacerebbe che l´embargo terminasse domattina, è stato davvero un fallimento. Sono convinta che la retorica politica del governo cubano non potrebbe sostenersi più tanto facilmente senza el bloqueo e non avrebbero più alibi per impedirmi di venire in Italia, alla Fiera del Libro di Torino». A Cuba è proibito avere in casa una connessione internet, come aggiorna il suo blog? «Solo i funzionari del governo e gli stranieri hanno accesso liberamente a Internet. Io scrivo sul mio computer a casa e poi con una memoria portatile vado nei business center dei grandi alberghi o negli Internet point pubblici e scarico il materiale ad amici che stanno fuori dall´isola. È un sistema lentissimo, costoso e pericoloso. Cambio spesso luogo perché sono vigilati. La mia pagina web è censurata, non è visibile nell´isola ma grazie al mio lavoro - faccio la guida illegale (underground) per i turisti tedeschi e guadagno qualcosa - posso pagarmi l´accesso al web due-tre volte alla settimana». Nel suo libro "Cuba Libre", lei dice che i corrispondenti stranieri all´Avana sono spesso reticenti quando raccontano l´isola. «I cubani non li chiamano corresponsables (corrispondenti) ma co-responsables (corresponsabili)». Le riforme di Raul? «Purtroppo sono stati solo interventi cosmetici. Le famiglie cubane sopravvivono solo grazie al denaro che arriva dai parenti all´estero o quello che riescono ad avere dai turisti».