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Memoria ebraica e altre memorie 17/04/2009

Cari amici,
vi invio in allegato copia delle osservazioni inoltrate al " Corriere della Sera".
Saluti
Dario Bazec

17/04/2009

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ALLEGATO
Caro Direttore,
in genere non leggo mai gli stolidi interventi di Sergio Romano, ma questa volta desidero proprio intervenire.
Dice un brocardo latino: Qui iure suo utitur, neminem laedit. Chi usa del suo diritto non fa del male a nessuno.
Semplicemente i fatti stanno così: gli Ebrei si ricordano dei loro morti, gli altri no. Usano un loro diritto e non sono tenuti a sapere perché gli altri non ne usufruiscono.
E al lettore che si lamenta che si ricordano i partigiani, bisogna dire che le cose non stanno esattamente così.
Si ricordano soltanto i partigiani, capi dei vari partiti, ma non tutti i partigiani. Alcune vie sono dedicate ad alcuni partigiani, ma non a tutti.
Se poi il governo italiano non ha mai ricordato i 600.000 militari deportati in Germania, cosa c'entrano gli Ebrei in questa faccenda? Forse che hanno obbligato il governo italiano a non farlo? Semplicemente è stata una grave dimenticanza e scandalosa negligenza dello stato italiano e questo per un motivo molto semplice.
Che cosa avrebbe comportato un procedimento contro i responsabili della disfatta dell'8 settembre? Certo l'armistizio era pienamente legittimo, ma il re non diede ordini precisi ai generali, ma fuggì con tutta la sua corte come un vigliacco. All'arresto dei militari che non si arruolarono nella milizia repubblichina parteciparono anche fascisti italiani in collaborazione coi nazisti?
Forse c'erano tortuosi meandri di ex-fascisti repubblichini, che volevano rifarsi la verginità militando in partiti antifascisti o di esponenti diventati democratici che sapevano troppe porcherie accadute da una parte e dall'altra. Quieta non movere e mota quiescere, non muovere le cose quiete e tranquillizzare quelle che si muovono.
Ma nell'aver dimenticato i 600.000 militari internati in Germania, detti i militari "Signornò", per non aver aderito alla RSI, è solo colpa dello stato italiano.
Saluti, Dario Bazec


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