Un quotidiano serio e attendibile, quando commette un errore, lo scrive chiaramente e chiede scusa. Bernardo Valli, l'altro giorno, in preda ad una ossessione antiberlusconiana più acuta del solito, o su sollecitazione del suo direttore, ha preso lucciole per lanterne, cadendo vittima di una bufala colossale (si veda il nostro commento su IC di ieri 15/04). Dicevamo un giornale serio e attendibile, ma non è questo il caso. Oggi, Bernardo Valli, in una lettera a REPUBBLICA, invece di chiedere umili scuse, si arrampica sugli specchi, con alcune righe che si commentano da sole. Patetiche e ridicole. Eccole:
Non è in seguito a una «convocazione» del Ministero degli esteri, ma durante un seminario organizzato dallo stesso Ministero, al quale erano stati cordialmente invitati per parlare a giovani diplomatici, che Philippe Ridet, corrispondente del quotidiano Le Monde e il suo collega del Wall Street Journal hanno liberamente spiegato come almeno quattro ostacoli impediscano di fare l'elogio quotidiano della Penisola: «La mafia (nelle sue declinazioni locali), l'inefficienza dell'amministrazione e dello Stato in generale, la politica xenofoba raccomandata a volte applicata della Lega Nord e gli spropositi verbali (mauvaises blagues) di Silvio Berlusconi». Il ministro degli Esteri ha precisato che le convocazioni non rientrano nel suo stile; e Philippe Ridet ha fatto sapere( all 'Adnkronos) che lui risponde soltanto alle convocazioni di polizia e tribunali. Insomma l'espressione da me usata nell'articolo di martedì 14 aprile (con il titolo «E Le Monde scopre che criticare l'Italia non si può») non era appropriata. L'espressione sbagliata era, appunto, «convocazione».
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