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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.04.2009 Amazon elimina i libri gay. Poi si scusa dicendo che era un guasto tecnico
Scusa poco credibile, sarà il nuovo vento obamiamo filo-fondamentalista ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 aprile 2009
Pagina: 15
Autore: Maria Laura Rodotà
Titolo: «Tolti i libri gay. Amazon sotto accusa»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/04/2009, a pag. 1-15, l'articolo di Maria Laura Rodotà dal titolo " Tolti i libri gay. Amazon sotto accusa ".
Come scritto nell'articolo, dopo aver nascosto dai propri elenchi 57.310 titoli riconducibili all'omosessualità, Amazon ha fatto marcia indietro. Ce ne rallegriamo, ma crediamo poco alla scusa dell'errore tecnico. La censura è stata effettuata su un tema specifico, non su titoli a caso e, per questo, era studiata e volontaria. Notiamo che l'episodio non si è verificato sotto l'amministrazione conservatrice di Bush, ma avviene sotto quella democratica di Obama. 
Ecco l'articolo:

Amazon si è scusata e ha fatto marcia indietro: 57.310 titoli riconducibili all’omosessualità, com­prese opere di autori fa­mosi (da Forster a Vidal), ora sono di nuovo a porta­ta di click. La libreria onli­ne aveva deciso di rende­re più complicata la ricer­ca in catalogo di questi te­sti. Ma la rivolta sul web le ha fatto cambiare idea. «Abbiamo davvero sconfit­to una grande corporation in due giorni? E vai! La chiamere­mo la Grande Internet-Rivolta di Pasqua. Ve l’avevo detto che Twitter è una potente arma po­litica ». Così twitterava ieri Stardragonca, nella fotina un signore barbuto e gay. Si com­piaceva, con altre decine di mi­gliaia di utenti, gay ed etero, per la vittoria riportata nella web-battaglia Twitter contro Amazon. Amazon, il più gran­de sito-libreria (e ora molto al­tro) del mondo, aveva messo un filtro che escludeva 57.310 libri causa argomenti e/o auto­ri omosessuali (c’erano anche saggi di sessuologia e di medi­cina) dalle classifiche online e dalle ricerche di routine. Se ne è accorto per primo lo scritto­re Mark Probst (specializzato in western con cowboys che si amano) ed è partita la prote­sta. All’inizio i portavoce di Amazon hanno detto che i li­bri contenevano «materiale per adulti» e i filtri erano stati creati «tenendo conto della sensibilità dell’intera base dei nostri clienti». L’intera base dei clienti poteva continuare a comprare in tre cliccate fotoli­bri di nudi di Playboy, autobio­grafie di pornostar e vibratori, ma pazienza.
Ma non è stata presa bene. Si è mobilitato Facebook, si è scatenato Twitter: «solo» 14 milioni di utenti; generalmen­te occupati a farsi i fatti propri e degli altri in 140 battute; ma con la possibilità di discutere e intervenire in massa su pagi­ne di singoli «tags». E il tag più twitterato a Pasqua è stato «Amazonfail». Seguiva inonda­zione di e-mail ad Amazon e dibattito a macchia di leopar­do su siti di notizie e blog. Se­guiva, lunedì, una spiegazione minimalista di Amazon. Il fil­tro anti-gay, si leggeva, era do­vuto a un «grossolano disgui­do di catalogazione». E poi — inevitabile sul Web, e per que­sto il Web è arma potentissi­ma però spesso inaffidabile— c’è stata ieri una ridda di fan­ta-
notizie: un hacker che si au­toaccusava di essere entrato nel sistema di Amazon con l’aiuto di sotto-hacker africa­ni; una «fonte interna ad Ama­zon » che rivelava come l’erro­re fosse dovuto a un impiega­to francofono che aveva piaz­zato male le parole chiave dei filtri, colpa della sua scarsa co­noscenza dell’inglese (strano l’avessero chiesto a lui). Ecce­tera. Poi da Seattle, quartier ge­nerale della weblibreria, sono arrivate altre scuse, e garanzie. Ieri pomeriggio vari roman­zi e saggi di autori gay e lesbi­che, manuali di self-help per adolescenti omosessuali, e al­tri loschi testi erano di nuovo rintracciabili. Una buona noti­zia per chi difende i diritti civi­li e per chi ama la letteratura: nel buco nero del sito erano fi­niti tra gli altri Gore Vidal, Ja­mes Baldwin, E. M. Forster (quello di Maurice e Camera con vista), e il commediografo Larry Kramer. Che aveva lan­ciato, sempre online, un appel­lo per boicottare Amazon, e aveva rapidamente raccolto 18 mila firme. E ieri dichiarava: «Non credo sia stato un erro­re. Dobbiamo tenere d’occhio Amazon e il modo in cui ma­neggia il patrimonio culturale dell’umanità».
Con parole meno alate, ora in tanti si dicono preoccupati. Per i più giovani, per i lettori
forti di città e Stati senza libre­rie, per i lettori curiosi di tutto il mondo, finora, Amazon era una certezza, e una garanzia di libertà; di poter comprare e ri­cevere (quasi) qualunque li­bro. O di viaggiare leggeri con la propria biblioteca, poi, ades­so: da quando vende il Kindle, videolibro sottile che contiene fino a 1.500 titoli. «Ma ora non riesco più a guardarlo con affetto, il mio Kindle», si la­mentava ieri un twitteratore. È stata una disillusione, per i più ingenui; per altri, una pre­sa di coscienza della nuova re­altà. Fatta di organizzazioni Web gigantesche e virali. Pos­sono imporsi come un Grande Fratello, possono essere usate per reagire (si spera; non si sa ancora come e quanto cambie­rà, il Web; certo stavolta l’Ama­zon di Jeff Bezos, tentando di offrirsi come megastore perbe­ne al pubblico medio, ha fatto una figuraccia; ma non resterà un caso unico, è probabile; an­che essere cittadini di Internet ormai è una bella fatica).

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