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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.04.2009 Dopo 60 anni la solidarietà di chi non dimentica
La cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 aprile 2009
Pagina: 9
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Il ritorno a Fossa degli ebrei salvati nel ’43»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/04/2009, a pag. 9, la cronaca di Francesco Battistini dal titolo " Il ritorno a Fossa degli ebrei salvati nel ’43 ". La famiglia De Bernardinis, vittima del terremoto di pochi giorni fa in Abruzzo, nel '43 aveva accolto e aiutato a sfuggire ai nazisti la famiglia ebrea Di Consiglio. Ora i Di Consiglio sono tornati a Fossa (Abruzzo) per aiutare la famiglia De Bernardinis in difficoltà.
Anche il governo israeliano ha dato il via delle iniziative di solidarietà in favore dei terremotati abruzzesi. Ecco l'articolo:

GERUSALEMME — Dov’è Nello? Conoscete Nello? E che ne è di Fossa? Come sta la gen­te di Fossa?
Poche ore dopo il terremo­to, quand’è ormai chiaro chi e come c’è rimasto in mezzo, un uomo piomba da Roma e chie­de notizie fra le tendopoli d’Abruzzo. Il suo nome, Leo Terracina. Il suo scopo, cercare una memoria. Non sa bene che cosa può trovare. E se. E quan­do. Però ha visto le immagini, sentito le notizie, capito che quello è il posto a cui pensare. Sua mamma si chiama Roberta Di Consiglio ed è originaria di Fossa, la prima ebrea romana mai nata fuori dal Ghetto. È a Fossa che Leo vuole andare: in uno dei paesi più colpiti. A cer­care Nello De Bernardinis, 74 anni, e la famiglia che 66 anni prima aveva nascosto sua mamma ai nazisti, l’aveva regi­strata come piccola ariana. Le aveva ridato una vita. La caccia dura poco: Nello è vivo. Sedu­to nella sua macchina. Una cop­pola grigia, una tuta blu e gri­gia, l’asciuttezza di chi ha per­so tutto e non chiede nulla.
«Come stai, Nello?». «Sono qui». «Che cosa posso fare?». «Grazie. Non ho bisogno di niente. Vi state preoccupando di noi, e solo questo mi com­muove ». I riemersi e i salvati. Nelle storie del doposisma c’è Onna, che i tedeschi vogliono rico­struire per lavare una colpa sto­rica del massacro che i nazisti vi compirono. E c’è Fossa, che è invece il posto dove si rifugia­rono quattro famiglie d’ebrei in fuga da Roma. E che gli ebrei italiani, e forse lo Stato d’Israele, ora hanno deciso d’adottare. Raccontano i Di Consiglio (i salvati): «Dall’otto­bre ’43, siamo rimasti un anno e mezzo nascosti a Fossa. I De Bernardinis ci hanno dato tut­to, senza chiederci nulla. Mio papà — a parlare è Letizia, zia di Leo — aveva una bottega a Termini. Pochi giorni prima dei rastrellamenti tedeschi, de­cise di scappare. Non era mai stato in Abruzzo. Fossa fu il pri­mo posto che trovammo. I De Bernardinis, i primi che incon­trammo. Era gente perbene. Ca­pirono subito. Ci nascosero in una stalla: lì nacque Roberta, mia sorella. Lì ci salvammo tut­ti ».Racconta Nello De Bernardi­nis (il salvatore): «Io avevo 8 anni, quando i Di Consiglio sbucarono dal nulla. Noi face­vamo la fame, allora. Ma sia­mo sempre stati una famiglia dal cuore aperto. Mio papà sa­peva di metterci tutti in perico­lo, ma ci disse che era nostro dovere aiutare quella gente. Scavammo un buco nella stal­la. E quando arrivarono i tede­schi per un controllo, e videro uno di loro, riuscimmo a farlo passare per un nostro lavoran­te ». S’emozionano i salvati: «Un’amicizia fortissima ci lega ancora a Fossa — dice Leo —. Tutta la comunità ebraica cono­sce quel paese. Vogliamo ospi­tarli nelle nostre case, dare lo­ro un po’ di quel che loro ci die­dero allora». Arrossiscono i sal­vatori: «Anche dopo la guerra — racconta Nello —, i Di Consi­glio volevano ricompensare mio padre con dei soldi. Lui non accettò. E anch’io oggi non posso accettare. La situa­zione è critica: mia nuora ha perso diversi parenti, la nostra casa è lesionata, io dormo in auto perché la preferisco alla tenda... Ma, in fondo, ce la stia­mo cavando».
Aiutare chi aiutò. I Di Consi­glio che ancora ringraziano e vogliono adottare i De Bernar­dinis. I De Bernardinis che rin­graziano e vogliono far da sé. L'incrocio di due tragedie è fi­nito sulla stampa israeliana, raccontato dal quotidiano
Ye­dioth Ahronot, e sta muoven­do molti. Leo Terracina ha chie­sto a Riccardo Pacifici, il presi­dente della comunità ebraica, d’unirsi nel sostegno. Perché ci sono altre famiglie che meri­tano: «Abbiamo fatto un appel­lo anche al governo israelia­no ». Dice Pacifici: «Abbiamo già mandato vestiti e cibi in Abruzzo, ma per Fossa, per i De Bernardinis, per i Corona e tutti quelli che aiutarono gli ebrei c’è una responsabilità particolare. Devono essere rico­nosciuti fra i Giusti d’Israele, specie ora che si trovano in questo disastro». Il governo israeliano ha già mandato squadre di psicologi, ma a Ge­rusalemme dicono che è solo l’inizio: «I bambini di Fossa verranno invitati per le vacan­ze d’estate. Poi, si farà un esa­me di ciascuna situazione». Una promessa: «Daremo una mano a tutti».

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