copia di e-mail inviata a LIBERO:
Egregio direttore,
Ho passato le giornate, dallo scoppio del terremoto, davanti al televisore, non certo per curiosità, ma mossa da una pietà immensa, direi da partecipazione sacra al dolore composto dei sopravvissuti.
Ho seguito il funerale e ho pianto perchè mi sento davvero ferita, siamo un po' tutti terremotati in questi giorni, almeno così mi pare si possa dire delle persone sensibili.
La cermonia funebre andrebbe criticata nel suo svolgere, a mio parere, fin dai primi momenti. Il papa avrebbe dovuto arrivare con l'elicottereo, celebrare, dire pochissime parole, anzi, forse meglio non ne fosse stata detta nessuna da nessuno. Al posto di tante parole e canti e sermoni avrei letto i nomi di tutti i morti sotto le macerie. Questa era la vera preghiera!
Infine non avrei dato la parola ad un rappresentate dei musulmani, perchè, per quello che sappiamo poteva esserci un buddista, un testimone di Geova, un valdese, un protestante, un ebreo.... un appartenente a qualsiasi altro credo religioso fra le persone in quella immensa fila di bare, e allora perchè dare spazio solo al rapprentante di un solo credo religioso? Anzi, per certo fra le vittime c'è un israeliano, forse era ebreo e allora magari si poteva dire che ieri era Pesach. O forse è stato detto nei pochi momenti in cui mi sono distratta per asciugarmi le lacrime?
Mai dimenticherò la cerimonia funebre di ieri, troppo grande il dolore davanti a quella distesa di bare, di fiori, di ricordi d'infanzia.
Sono insegnante in pensione, passato il momento della partecipazione collettiva spero di avere contatti con insegnanti e educatori per parlare di cosa si può fare per dare una mano. Se serve, metto la mia esperienza a disposizione.
Maria Pia Bernicchia
Verona