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La Stampa Rassegna Stampa
12.04.2009 Ahmadinejad arrogante con Obama
ha capito che può permetterselo

Testata: La Stampa
Data: 12 aprile 2009
Pagina: 5
Autore: Der Spiegel
Titolo: «E' troppo presto per dare la mano a Barack Obama»

Povero Obama, adessi ci si mette pure Ahmadinejad, una brutta figura dopo l'altra, cerca di ingraziarsi i terroristi, tratta male gli amici, a Obama non gliene va bene una. Dopo aver letto l'intervista al satrapo iraniano, uscita sullo Spiegel e pubblicata sulla STAMPA di oggi, 12/04/2009, a pag,5, con il titolo " E' troppo presto per dare la mano a Barack Obama", invitiamo i nostri lettori a leggere l'analisi di Fiamma Nirenstein nella rassegna di oggi per capire quale confusione circondi la politica del presidente americano.

Presidente Ahmadinejad, tre settimane fa Barack Obama si è rivolto in un video alla nazione iraniana. Come ha accolto il discorso del presidente americano?
«In modo ambivalente: alcuni passaggi erano nuovi, altri ribadivano posizioni note da tempo. È positivo che abbia posto l'accento sul rispetto reciproco e sull'onestà dei rapporti come fondamento della collaborazione. Il grande errore di George W. Bush è stato quello di voler risolvere tutti i problemi per via militare. È finito il tempo in cui si potevano impartire ordini agli altri popoli».
Obama ha parlato di un nuovo inizio nelle relazioni degli Stati Uniti con l'Iran e le ha teso la mano.
«Accogliamo con favore i cambiamenti, ma finora non ci sono stati».
Lei presenta sempre delle richieste, ma sono la sua politica e le catastrofiche relazioni dell'Iran con gli Usa a minacciare la pace nel mondo. Qual è il suo contributo alla distensione?
«Appoggiamo colloqui sulla base dell'onestà e del rispetto. Questa è stata sempre la nostra posizione. Aspettiamo che Obama annunci i suoi piani per poterli analizzare».
Il mondo la pensa diversamente: l'Iran deve agire e mostrarsi disposto a fare delle concessioni.
«Dov'è il mondo di cui parlate? Cosa dobbiamo fare?».
I governi occidentali sono convinti che l'Iran sostiene delle organizzazioni terroristiche.
«Noi non compiamo nessuna azione terroristica, ma siamo vittime del terrorismo. Negli anni scorsi abbiamo contribuito alla stabilizzazione sia in Afghanistan che in Iraq. E mentre noi davamo il nostro contributo, l'Amministrazione Bush ci accusava del contrario. Credete che si possano risolvere i problemi con la forza militare e le invasioni? La strategia dell'America e della Nato non era sbagliata sin dall'inizio? Abbiamo sempre detto che non si possono combattere i terroristi in questo modo; oggi sono più forti che mai. Gli americani devono correggere il loro corso. Vedete dei segnali che ciò stia accadendo? Ci sono cambiamenti nella scelta dei termini, ma questo non basta».
Il suo atteggiamento verso il nuovo governo Usa è impregnato di diffidenza.
«Parliamo con grande rispetto di Barack Obama. Ma siamo realisti. Vogliamo vedere dei cambiamenti. Vogliamo aiutare a correggere una politica sbagliata in Afghanistan».
Che cosa vuol fare?
«Finora sono stati spesi più di 250 miliardi di dollari per la missione militare. Con quella cifra si potevano realizzare fabbriche, fondare università, costruire strade e coltivare terreni».
Obama punta di più sulla ricostruzione civile, ma crede anche che bisogna agire militarmente contro i radicali che vogliono impedire tale ricostruzione.
«Questa nuova politica di Obama è sbagliata. Gli americani non conoscono la regione, la percezione dei vertici della Nato è sbagliata».
Se gli Usa si ritirassero dall'Iraq probabilmente la situazione di sicurezza in quel Paese peggiorerebbe. Lei riempirà il vuoto di potere nel vicino Iraq?
«Crediamo che il popolo iracheno sia in grado di provvedere alla propria sicurezza e sosterremo qualunque forma di governo sceglieranno».
L'Iran è sospettato di costruire la bomba atomica col pretesto della ricerca per scopi civili. Quattro risoluzioni Onu vi invitano a sospendere l'arricchimento dell'uranio. Perché non lo fate?
«Questa discussione è superata. I 118 Paesi del Movimento dei non-allineati ci sostengono tutti, così come 57 Paesi dell'Organizzazione della Conferenza islamica. Se un paio di Paesi sono contro di noi non potete certo dire che si tratta del mondo intero».
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu è contro di Lei. Non solo le potenze occidentali, ma anche Cina e Russia hanno votato le sanzioni contro l'Iran.
«Almeno dieci membri del Consiglio di sicurezza ci hanno spiegato di aver votato contro di noi su pressione dei governi americano e britannico. Crediamo che non si possa gestire il mondo in questo modo. Si devono rispettare tutti i popoli e conceder loro gli stessi diritti».
Di quale diritto si sente privato l'Iran?
«Se una tecnologia è utile, dovrebbero averla tutti; se è negativa, nessuno. La composizione del Consiglio di sicurezza e il diritto di veto sono conseguenze della Seconda guerra mondiale, che è finita oltre sessant'anni fa. Tale composizione va cambiata».
Anche l'Iran dovrebbe essere un membro permanente?
«Se nel mondo ci fosse giustizia, anche l'Iran dovrebbe sedere nel Consiglio di sicurezza».
L'Agenzia internazionale per l'energia atomica può allora risparmiarsi ogni discussione con l'Iran? Non ci sarà nessuno stop dell'arricchimento dell'uranio?
«Credo che a Vienna siano già giunti a questa conclusione».
L'Iran ha mascherato, ingannato, fuorviato e suscitato così la diffidenza del mondo.
«È una grossa bugia! Abbiamo collaborato con l'Agenzia per l'energia atomica. Non abbiamo nessun interesse a costruire l'arma atomica».
Lei è uno degli attori più potenti nella regione, perché è un antesignano della causa palestinese.
«Noi difendiamo soltanto i diritti fondamentali dei palestinesi oppressi. La nostra proposta per risolvere il conflitto in Medio Oriente è che possano decidere da soli del loro futuro in un referendum libero».
Se la maggioranza dei palestinesi votasse a favore dei due Stati, anche lei dovrebbe riconoscere Israele.
«Il regime sionista è il risultato della Seconda guerra mondiale. Che cosa c'entra il popolo palestinese con tutto questo? Credo si debba affrontare il problema alla radice».
"Affrontare il problema alla radice" significa cancellare Israele?
«Significa esigere i diritti del popolo palestinese. Ma non vogliamo parlare anche della Germania? Credete che il popolo tedesco sia dalla parte del regime sionista? Credete che si possa organizzare in Germania un referendum su questo punto? Se autorizzaste un simile referendum scoprireste che il popolo tedesco odia il regime sionista».

Breve curriculum di M.Ahmadinejad:

Ingegnere
Mahmud Ahmadinejad, nato il 28 ottobre 1956, è un ingegnere civile che fino al 2003 faceva il professore all'Università Iraniana di Scienza e Tecnologia.
Sindaco
Sostenuto dal Consiglio Centrale degli Ingegneri della Società Islamica e dall'Alleanza dei Costruttori dell'Iran islamico, il 3 maggio 2003 è eletto sindaco di Teheran.
Presidente
Il 24 giugno 2005 batte a sorpresa al secondo turno (e con il 61,69% dei voti) l'ex-presidente Rafsanjani. Piacciono il suo stile di vita semplice e l’integrità religiosa.
Fondamentalista
Così si definisce Ahmadinejad: un politico che si ispira ai fondamenti dell'Islam e della originaria rivoluzione islamica in Iran.
Anti-israeliano
Il primo attacco verbale arriva pochi mesi dopo l’elezione: «Questo regime occupante Gerusalemme è destinato a scomparire dalla pagina del tempo». Concetto ribadito in ogni occasione.
Candidato
Ahmadinejad si ripresenta alle elezioni del 12 giugno 2009

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