Dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/04/2009, a pag.14, un articolo di Danilo Taino dal titolo " Basta restituire le opere tolte agli ebrei dai nazisti". Un argomento all'apparenza delicato. Ma solo all'apparenza. Questa tesi è sostenuita da Norman Rosenthal, una vita spesa al servizio di importanti musei d'arte. Che ad un museo dispiaccia restituire ai legittimi proprietari o eredi un'opera incautamente acquistata, è comprensibile. Meno che questa tesi la sostenga un dipendente del museo, anche se illustre. Scivoliamo sul fatto che il proponente sia anch'egli ebreo, si sa, pecunia non olet, e Sir Rosenthal non fa accezione. Ecco l'articolo:
BERLINO — Prendete un’opera d’arte, fatela diventare un trofeo di guerra, aggiungetevi una lunga causa per la restituzione e mettetela sul mercato dell’arte. Il risultato sarà un groviglio di memorie, affetti, diritti di proprietà, angosce, avidità e cavilli legali da fare perdere l’orientamento. Per questo, un grande esperto d’arte, Sir Norman Rosenthal — per trent’anni segretario artistico della Royal Academy of Art di Londra — ha proposto che si metta la parola fine alle restituzioni delle opere trafugate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, soprattutto a famiglie ebree. Ha così aperto polemiche e nuovi dubbi nella coscienza della Germania moderna.
«Dal punto di vista del governo, è fuori questione», ha risposto il ministro della Cultura tedesco Bernd Neumann. La Germania, ha aggiunto, «rispetta la sua responsabilità storica e morale». La questione, però, è aperta, soprattutto perché Rosenthal è un nome importante nel mondo dell’arte ed è egli stesso ebreo, figlio di rifugiati tedeschi e slovacchi. E non ne fa una questione morale. In un’intervista al settimanale Der Spiegel, dice che la situazione che si è creata sta avendo l’effetto opposto di quello che si voleva quando si favorirono i processi di restituzione: invece di aiutare a pacificare, fomenta rancori. Anche perché il boom dei prezzi delle opere d’arte degli anni scorsi «ha risvegliato l’avidità», aggiunge: ci sono «avvoltoi» che vivono sulle restituzioni, compresi certi avvocati che guadagnano fino al 50% del valore dell’opera che riescono a recuperare.
Insieme al terrore e alla morte, le truppe di Hitler lasciarono dietro di loro una scia di furti ai danni di collezionisti privati di mezza Europa: 650 mila opere. Nel 1998, 44 Paesi firmarono una dichiarazione finalizzata a facilitare le restituzioni legate all’Olocausto. Da allora, la situazione è cambiata, ma, dice Sir Norman, ora è degenerata.
Alcuni casi, in particolare, hanno creato scandalo, non sempre giustificato. Un museo di Vienna, ad esempio, ha restituito un Klimt alla famiglia che ne era un tempo proprietaria, ma poco tempo dopo lo ha ritrovato in asta dove è stato venduto per 135 milioni di dollari. Nella percezione pubblica, la dimensione della cifra ha messo in ombra ogni considerazione di giustizia. La preoccupazione di Rosenthal è che nuovi casi del genere tengano aperte più ferite di quelle che curano. A suo parere, ogni disputa si dovrebbe concludere quando il proprietario diretto è morto.
«Al Louvre non leggete che una certa scultura fu un tempo trafugata da Napoleone in Italia », dice: dovremmo metterci da questo punto di vista anche per la storia più recente.

Arte rubata - Il Ritratto di Adele Bloch Bauer di Klimt.
Sequestrato dai nazisti, fu restituito alla famiglia che lo mise all’asta
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