Complimenti a Souad Sbai, che non la manda a dire, come fanno molti poilitici. Nell'intervista di Andrea Morigi sul LIBERO di oggi , 11/04/2009, a pag,11, dal titolo " I musulmani criticano l'imam sul pulpito, strumentalizza la tragedia" un ritratto tragico dei rapporti fra le nostre istituzioni e il fondamentalismo islamico in Italia.
«Oggi stesso mi dimetto dalla consulta per l’islam italiano perché voglio una risposta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni», annuncia polemicamente la deputata del PdL Souad Sbai. Pretende che si chiarisca subito il ruolo dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia alle esequie delle vittime del terremoto. «Anche se non è il momento delle critiche», premette, «né di creare divisioni, siamo costretti a mescolare il dolore per la perdita di quasi trecento persone con lo sdegno per la strumentalizzazione della tragedia». Parla a nome dei musulmani che continuano a chiamarla, increduli dopo aver assistito in tv alla recita dell’orazione funebre islamica, la Salat al-Janaza, ieri mattina a Coppito. «Abbiamo denunciato lo sciacallaggio, ma oggi ci sentiamo di criticare un’altra mossa poco felice, quella del presidente dell’Ucoii, Nour Dachan, che si presenta ai funerali di Stato come imam di tutti i musulmani italiani. Invece questi ultimi sono indignati nel vedere un medico - che non è un teologo, anche se guida la preghiera come può fare chiunque - parlare dopo il messaggio del Papa. Nemmeno Berlusconi ha tenuto un discorso pubblico». Dachan invece ha salutato il capo dello Stato, Napolitano e ha parlato con Berlusconi. Lei la considera una legittimazione politica? «Vabbe’, non è che sia stato ricevuto in un incontro ufficiale. È andato lì, si sono incrociati e ci ha parlato. Di per sé l’episodio non è significativo». Qual è allora l’anomalia? «Stona che fosse fra i vescovi. È salito sul palco a parlare dopo il messaggio del Papa. Qualcuno deve pur averlo autorizzato». Chi? «Palazzo Chigi. Rifiutando l’offerta dell’unica moschea in Italia, quella di Roma, i cui dirigenti avevano chiesto se potevano essere utili in questi giorni. È stato risposto loro che si era già provveduto e che sarebbe andato un imam. Perciò il governo ha rifiutato l’imam vero e lo ha sostituito con il presidente dell’Ucoii che, per chi lo conosce, fa riaffiorare alla mente le polemiche degli ultimi anni sul manifesto contro Israele e la mancata condivisione della Carta dei Valori proposta dall’ex ministro dell’Interno Giuliano Amato». C’erano 11 vittime musulmane del terremoto. La Presidenza del consiglio potrebbe aver invitato Dachan per evitare accuse di discriminazione contro il governo… «Certo! Pensi cosa sarebbe accaduto se le autorità gli avessero detto di no! Ma non possiamo essere ostaggi di queste tattiche». Più che tattiche sembrano strategie. La Ong Islamic Relief ha reso noto di aver partecipato ai soccorsi, ma al Centro di Coordinamento della Protezione Civile negano di averli mai accreditati. È parte di una manovra congegnata? «È propaganda, ma non si può fare usando i morti. Così si offendono non solo i cristiani, le famiglie delle vittime, gli abruzzesi e gli italiani, ma anche i musulmani e gli arabi. Fra l’altro mi risulta che non ci fosse nemmeno una bara di un fedele dell’islam. Erano già stati portati nei loro Paesi d’origine». Altri musulmani hanno deciso di donare sangue per i terremotati... «Sì, ma in silenzio e nel rispetto del dolore. Non per fare passerella. È quella parte moderata che non merita di essere messa di fronte al fatto compiuto di un loro presunto rappresentante, di cui nessuno sapeva niente. Le agenzie di stampa e le tv non sapevano nemmeno chi fosse e all’inizio lo hanno presentato solo come “presidente dell’Unione dei musulmani”. Non è un bel segnale, se si pensa che Maroni non intende più convocare la consulta per l’islam italiano proprio per la presenza dell’Ucoii tra i gruppi che ne fanno parte. Da ieri, invece, i musulmani sono confusi perché sembra che i moderati siano stati marginalizzati e gli estremisti avanzino. Noi non ci stiamo. A questo punto nella Consulta non si può più rimanere».
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