E' ora di dire la verità sul genocidio degli Armeni L'analisi di Piera Prister
Testata: Informazione Corretta Data: 08 aprile 2009 Pagina: 1 Autore: PIera Prister Bracaglia Morante Titolo: «E' ora di dire la verità sul genocidio degli Armeni»
E’ arrivata l’ora di rendere giustizia agli Armeni e non si puo’ tollerare oltre che sul genocidio armeno cada la dimenticanza dopo 94 anni dal suo inizio. La stessa Turchia, con il suo primo ministro Erdogan in testa, dovrebbe farsene promotrice perche’ le democrazie se sono veramente tali, non possono fondarsi sulle manipolazioni e falsita’ storiche tanto piu’ che il presidente americano, Barack H. Obama caldeggia l’entrata della Turchia in Europa. Se abbassassimo la nostra guardia morale, i negazionisti prenderebbero il sopravvento nel negare i genocidi accaduti, e forti si sentirebbero autorizzati a negare quelli in atto e anche quelli futuri. Cosi’ come gia’ le democrazie da anni non avrebbero dovuto permettere che il genocidio della Shoah venisse negato da un filibustiere come Ahmadinejad a cui gia’ due anni fa si sarebbe dovuta sbarrare l’entrata al Palazzo di Vetro dell’O.N.U. ed arrestarlo, come voleva fare il candidato presidenziale Mitt Romney. L’avessero fatto, forse a quest’ora il programma nucleare iraniano non sarebbe andato avanti fino a sfiorare la completezza! Il presidente Obama durante la sua campagna elettorale aveva promesso che avrebbe reso giustizia agli Armeni contro i negazionisti della storia, che negano che in quegli anni coevi alla prima guerra mondiale ebbe luogo il genocidio di circa un milione e mezzo di Armeni per mano turca. Ma ci sono fotografie di atrocita’commesse e di fosse comuni. Quelle fotografie parlano da se’, come negarlo!
E’ utile ricordare che gli Armeni sono cristiani, i Turchi sono musulmani ed e’ forse questa la ragione di tutto quell’odio e di tutte quelle atrocita’ che la macchina della propaganda turca s’e’ affrettata a cancellare dalla memoria e dai libri di testo nelle scuole. L’arroganza dell’attuale ministro degli esteri turco, Ali’ Babacan s’e spinta a tal punto da diffidare Obama a non riconoscere il genocidio armeno. Cosi’ il presidente americano ha dato tutta l’impressione, nei suoi tre giorni di visita in Turchia di voler far passare la questione armena in seconda linea (anche se era nella sua agenda e ne ha parlato), preso com’era a farsi promotore dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Fare luce sulla storia dovrebbe essere opera dei giusti e di quanti sono mossi dalla passione per la verita’, una passione che comunemente i politici non hanno, mossi come sono dai loro stessi interessi personali o da quelli di partito o di palazzo. Le persecuzioni contro gli Armeni ebbero inizio' a Costantinpoli il 14 aprile 1915 quando la polizia del governo de "I Giovani Turchi" arrestarono 250 intellettuali e li deportarono insieme a migliaia e migliaia di altri Armeni, prelevati dalle loro case e condotti alla morte in localita’ desertiche verso la Siria senza acqua e senza cibo. Di prove dell’accaduto ne sono pieni gli archivi nazionali americani. Il New York Times pubblico’ il 24 aprile 1915 un articolo sui massacri in atto in Armenia intitolato “Appeal to stop massacres” e cosi’ il Times pubblico’ il 7 ottobre un articolo dal titolo, ‘800.000 Armeni uccisi a sangue freddo –“ 800.000 Armenians had been slain in cold blood” e’ ampiamente documentato da fotografie, da documenti e da testimoni oculari alcuni dei quali sono ancora in vita, cosi’ come si legge sul “The Wall Street Journal” del 4 aprile. Inoltre Ronald Reagan nel 1981 firmo’”A Presidential Proclamation on the Armenian Genocide” Ma una testimonianza la possono anche offrire poeti e scrittori, soprattutto i poeti che parlano non una lingua umana, ma una lingua divina che arriva dritta all’anima come William Saroyan, il grande scrittore americano di origine armena, vincitore del premio Pulitzer per la letteratura, noto ed amato in Italia anche dagli studenti di scuola media. Ha dedicato al suo popolo una Trilogia che insieme alla piece teatrale “Il mio cuore e’ negli Altipiani” costituisce il tributo struggente dell’autore alla sua terra, un’ ”Armenia senza Armeni”, dopo il genocidio di circa un milione e mezzo di persone assassinate brutalmente sotto l’Impero Turco-Ottomano negli 1915-1923. Da quella tragedia immane ebbe inizio la dispersione della sua gente. "They all died . They were all killed” Morirono tutti, tutti assassinati. Saroyan espresse una volta agli amici la volonta’ che le sue ceneri ritornassero all’origine, alla terra dei suoi avi e fossero disperse proprio li’ fra i suoi tanto amati altipiani, vicino al monte Ararat. Sono invece nel Pantheon a Erevan, la capitale dell’Armenia perche’ siano di ispirazione ai vivi e alle future generazioni. Il giorno 26 aprile nella piazza di Time Square a New York ,ci sara’ una solenne commemorazione con la partecipazione di migliaia e migliaia di persone, come avviene ormai da molti anni, a ricordo del Genocidio Armeno perche’ sia di monito a tutti quanti lo negano malgrado documenti e fotografie, prove e testimonianze.