Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/04/2009, a pag. 41, la risposta di Sergio Romano dal titolo " L'Islam e l'Occidente, due analisi, due strategie " a due lettori che gli chiedono informazioni sul rapporto fra Occidente e Paesi islamici seguite da un nostro commento.
Forse l’uomo politico olandese Geert Wilders è un giovanotto troppo biondo e troppo estremista, ma credo che molte delle considerazioni espresse da Oriana Fallaci, con la sua caratteristica passionalità toscana, meritino più attenzione di un semplice apprezzamento per le sue qualità artistiche. Una globalizzazione forse prematura e sicuramente troppo frettolosa ci costringe a convivere anche con situazioni che non condividiamo. Ma dobbiamo stare molto in guardia per impedire che un discutibile relativismo culturale ci porti ad accettare l’invadenza da noi, in casa nostra, di modelli etici, culturali e comportamentali in forte contrasto con le nostre tradizioni. Per lo meno, penso, non dobbiamo rassegnarci.
Paolo Emilio Bellerio pe.bellerio@inwind.it
Ho letto con interesse la lettera sulla minaccia dell’Islam in Europa. Sono d’accordo con la sua risposta, tuttavia penso che certe opinioni pubbliche su cui cavalcano demagoghi come Wilders potrebbero essere, se non evitate, per lo meno attenuate se, quando accadono certi avvenimenti, ci fosse più fermezza da parte delle istituzioni europee. Mi riferisco per esempio alle sommosse e agli incendi di ambasciate seguiti alla pubblicazione delle caricature di Maometto, all’omicidio di Theo van Gogh, alla vita blindata che quella deputata olandese di origine somala ha dovuto subire, al caso di Salman Rushdie, e altri fatti simili. In tutti i casi, incluso quello delle caricature, si sarebbe dovuto difendere in maniera ferma e coordinata la libertà di espressione, e soprattutto non trovare scusanti come credo abbiano fatto Chiesa cattolica e anglicana («c’era provocazione»). Trovare scusanti rischia solo di portare acqua al mulino dell’insofferenza anti-islamica.
Roberto Sallier de La Tour roberto.sallier@buewin.ch
Cari lettori,
Ho dovuto accorciare le vostre lettere, ma spero di non avere tolto nulla al loro interesse. Vengo subito, per brevità, alla sostanza della questione. Esiste un problema islamico che può essere affrontato, sul piano politico e sociale, in due modi diversi. Il primo consiste nell’affermare l’incompatibilità dei suoi principi con quelli dell’Occidente cristiano. Il Corano non è interpretabile. Il suo clero è ostile a qualsiasi apertura ecumenica. La fedeltà alla Sharia (la legge religiosa) è totale e produce effetti inumani di fronte ai quali la nostra coscienza può soltanto ribellarsi e condannare. Sino a quando i musulmani non si dimostreranno capaci di mettere in discussione pubblicamente gli intollerabili precetti di una fede arcaica e arcigna, a noi resterà soltanto l’obbligo di denunciare queste manifestazioni di fanatismo e il compito di difenderci contro le loro minacce.
Il secondo consiste nel constatare che quasi tutti gli Stati musulmani d’ispirazione occidentale, nati dopo la decolonizzazione, sono in crisi. Non hanno saputo creare istituzioni solide e credibili. Non hanno dato soddisfazione alle domande dei loro cittadini. Sono spesso corrotti e inefficienti. Hanno classi dirigenti che conservano il potere soltanto ricorrendo a metodi autoritari e polizieschi. Il fallimento dello Stato e della modernizzazione promessa ai cittadini ha avuto l’effetto di aprire nuovi spazi ai gruppi religiosi più integralisti e conservatori, spesso meglio attrezzati per sovvenire ai bisogni più elementari della società. In molti Paesi i governi li hanno combattuti duramente e hanno tentato di sopprimerli. Ma non hanno avuto successo e sono stati costretti a venire a patti, in una forma o nell’altra, con la nomenclatura religiosa delle loro società cedendo quote più o meno grandi di potere. È accaduto persino in Egitto e Algeria, vale a dire nei due Paesi che si erano maggiormente avvicinati nei decenni precedenti al modello dello Stato occidentale o sovietico. Ne abbiamo la prova quando osserviamo in Egitto l’esistenza di un Gran Mufti (l’autorità ecclesiastica che certifica la compatibilità della legislazione civile con la legislazione coranica) e quando apprendiamo che l’Algeria potrebbe istituirlo nei prossimi mesi.
Può accadere quindi che questi Paesi, per convivere con i gruppi dell’intransigenza religiosa, introducano leggi contrarie alla nostra concezione dei diritti umani e civili. Dobbiamo protestare e deplorare, naturalmente. Ma non possiamo in ultima analisi né sostituirci ai gruppi dirigenti nel governo del loro Paese, né prescrivere ricette che metterebbero in discussione la loro stabilità. E non possiamo dimenticare che le comunità islamiche in Europa saranno tanto più soggette all’influenza dei loro imam quanto più daremo la sensazione di considerarle corpi ostili, irrimediabilmente estranei alla nostra cultura e impermeabili alla progressiva influenza della società in cui vivono.
Nostro Commento:
Nella seconda lettera c'è scritto : " In tutti i casi, incluso quello delle caricature, si sarebbe dovuto difendere in maniera ferma e coordinata la libertà di espressione, e soprattutto non trovare scusanti come credo abbiano fatto Chiesa cattolica e anglicana («c’era provocazione»). Trovare scusanti rischia solo di portare acqua al mulino dell’insofferenza anti-islamica.".
Romano, nella sua risposta, ha schivato la questione della libertà d'espressione scrivendo: " Può accadere che questi Paesi, per convivere con i gruppi dell’intransigenza religiosa, introducano leggi contrarie alla nostra concezione dei diritti umani e civili. Dobbiamo protestare e deplorare, naturalmente. Ma non possiamo in ultima analisi né sostituirci ai gruppi dirigenti nel governo del loro Paese, né prescrivere ricette che metterebbero in discussione la loro stabilità". Per Romano, quindi, non solo la libertà d'espressione dell'individuo (come il "troppo biondo" Wilders) non va tutelata, specie se irrita le comunità islamiche, ma le istituzioni europee non devono intervenire se nei Paesi islamici vengono introdotte leggi contrarie alla nostra concezione dei diritti umani. Ne deduciamo che, a suo avviso, Angela Merkel ha fatto male a dichiarare pubblicamente il suo sdegno di fronte alla legge sullo stupro coniugale in Afghanistan e che, per fare un altro esempio, quando l'ayatollah Khomeini ha lanciato la fatwa contro Rushdie, nessun paese occidentale avrebbe dovuto accoglierlo e proteggerlo, perchè questo avrebbe messo in discussione il regime teocratico iraniano...
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante