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Ugo Volli
Cartoline
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Sei schiaffi in faccia in un mese non sono pochi 08/04/2009

SEI SCHIAFFI IN FACCIA IN UN MESE NON SONO POCHI

Cari amici americani,
complimenti, avete eletto il presidente più elegante e più bravo a parlare dai tempi di Kennedy. Come modello e come simbolo va benissimo. Un testimonial di successo. Ma siete sicuri che sappia fare il suo mestiere? Il presidente degli Stati Uniti non deve solo ispirare simpatia, deve fare il leader, cioè guidare, comandare, insomma esercitare il potere più importante al mondo. Per questo, è ovvio, le sue parole devono pesare. Be´, mi spiace, ma non funziona.
Vi faccio qualche esempio. Un mesetto fa ha detto ai russi "ripartiamo da zero" (è un po´ la sua fissa, gli ha anche regalato come gadget un bottone rosso con sopra scritto "reset"). Putin e compagni hanno risposto "come no, grazie, benissimo!", ma quando lui ha provato a concretizzare proponendo di non istallare gli antimissili in Polonia in cambio della fine dell´appoggio russo all´atomica iraniana, gli hanno risposto "niet, niente scambi, togli gli antimissili e non rompere". Vabbè, i russi sono da sempre i cattivi. E uno. E cattivissimi sono i nordcoreani, che hanno fatto partire l´altro giorno un missile balistico intercontinentale che minaccia anche l´America, nonostante i suoi solenni ammonimenti. Missile flappo, che non funziona, ma dai e dai, un´atomica in Alaska, o più probabilmente in Giappone potranno mandarla. Sai che bello. E il consiglio di sicurezza dell´Onu non ha neanche condannato la bravata, perché la Cina ha consigliato di non scaldarsi troppo. E due schiaffi in faccia.
Gli iraniani, non ne parliamo, lui ha fatto un discorso flautato per il loro capodanno giurando che l´America non ce l´ha con l´Islam (già, sappiamo che è vero piuttosto l´opposto) e offrendogli una mano tesa se scioglievano il pugno (a me l´immagine sembra piuttosto arzigogolata, ma i commentatori internazionali erano entusiasti). Fatto sta che l´arciprete dell´Iran gli ha risposto col dito medio teso: "fatti, non parole", cioè molla Israele e la presenza nel Golfo e poi se ti diverti parliamo. E tre. Nei giorni scorsi Obama è venuto in Europa e ha detto che dovevamo prenderci dentro la Turchia. Ora, va bene che siamo Eurabia, ma novanta milioni di poveracci assatanati guidati da quell´islamista della specie finto moderata di Erdogan sono troppi (perché non se li piglia lui?), la gente proprio non li vuole in casa,  e allora i pur bravi eurabiani Sarkozi e Merkel  l´hanno mandato a stendere. E quattro. Lui ha sorriso e come un attore ben addestrato ha ripetuto la stessa battuta il giorno dopo ad Ankara. Lì come è ovvio è stato applaudito, ma in cambio non ha affatto convinto i turchi a chiedere scusa per il genocidio degli armeni, come aveva promesso: e cinque. Né è chiaro se gli apriranno la scorciatoia per ritirare le truppe dall´Irak. Per non sbagliare, ha anche preso sul serio la burletta del tifoso di Hamas Erdogan che media fra Israele e la Siria; non solo, ma il giorno dopo la dichiarazione del ministro degli esteri israeliano che rinnegava gli accordi mai ratificati di Annapolis, ha dichiarato bel bello che gli Stati Uniti se ne sentivano solennemente impegnati. E anche Israele, che vanta un record storico del 99,9% di voti insieme all´America all´Onu, gli ha risposto "guarda che non siamo mica il cinquantunesimo stato dell´Unione". E sei.
Sei schiaffi in faccia in un mese non sono pochi per l´uomo più potente del mondo. Sta diventando uno sport popolare, fra un po´ lo sfotterà anche il Lichtenstein - o l´Italia. Se qualcosa del genere fosse successo a Bush, si sarebbero sprecati gli editoriali sul declino dell´America e l´incompetenza dell´amministrazione. Lui no, è così carino, così elegante, così educato e garbato, ha l´aria così idealista, anche quando accetta i compromessi più ignobili sulla testa della gente, che nessun commentatore gli dà addosso. Sono gli altri stati che gli mettono i piedi sulla testa. Per chi come me ama l´America, è un vero peccato. Cari amici, non potevate trovarvene uno meno glamour, ma un po´ più, come dire, concreto? Speriamo che, finiti con aprile i 100 giorni di "grazia" (alla faccia!) cresca un po´. Se no, sono guai per tutti

Ugo Volli


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