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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.04.2009 Barenboim zittito dal ministro egiziano
Dov'è finita la sua difesa per i diritti umani?

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 aprile 2009
Pagina: 17
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Le «Nozze di Figaro» vietate al Cairo. E Barenboim suona Liszt»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/04/2009, a pag. 17, la cronaca di Francesco Battistini dal titolo " Le «Nozze di Figaro» vietate al Cairo. E Barenboim suona Liszt ".     Il Maestro Barenboim,  fondatore della pacifista Divan Orchestra, pacifista pluricittadino, strillone della pace fra Israele e palestinesi finchè si tratta di parole a costo zero,  non dirigerà le Nozze di Figaro, come gli ha ordinato il ministro egiziano della cultura  Faruq Hosni.
Com'è possibile che un leone in fatto di diritti umani e pace come Barenboim abbia accettato silenziosamente questa ingerenza nel programma del suo concerto? Il fatto che a decretarla sia stato il ministro di uno Stato non proprio democratico? Forse se l'ordine fosse arrivato da una democrazia (Israele, per esempio), Barenboim l'avrebbe sfidata dirigendo tutte le opere di Mozart anzichè una sola?
Ecco l'articolo:

GERUSALEMME — Giù dal po­dio, ordinò il ministro al maestro. E posi quella bacchetta: «Queste Noz­ze non s'han da fare». L'ultima volta era capitato a Muti, bocciato dalla Regina Elisabetta per un una que­stione di gusti. A Daniel Barenboim, ancora non s'è capito se sia toccato un diktat politico, una censura mo­rale, un affare diplomatico o un in­trigo di palazzo. Il fatto però c'è: pri­mo direttore con passaporto israelia­no invitato in Egitto, in programma «Le Nozze di Figaro» con l'Orche­stra sinfonica egiziana, il suo concer­to alla Cairo Opera House è stato cancellato all'ultimo minuto. E non per qualche problema artistico. Il «nessun suoni» è stato ordinato di­rettamente da un ministro di Muba­rak, Faruq Hosni, responsabile della Cultura. Che ha tolto l'opera di Mo­zart dal cartellone e rinviato tutti a un galà, il 16 aprile, sempre con Ba­renboim. Ma senza Figaro.
Giallo sul Nilo. «Non so più cosa son, cosa faccio», canterebbe a que­sto punto il Cherubino delle «Noz­ze ». Perché il direttore, che non ha rifiutato d'esibirsi, ora dichiara d'es­sere «felice d'andare a suonare in quella data»: proporrà Liszt al piano­forte e una Quinta di Beethoven. Pu­ra cortesia, dicono al Cairo: il concer­to era già stato rinviato in gennaio, per la guerra di Gaza. In realtà, scri­ve un po' acida la stampa israeliana, «al maestro importa solo essere visi­bile, mentre è caduto in una trappo­la ed è stato usato per altri scopi» (va detto che l'impegno della bac­chetta non è mai andato giù a certa destra: fondatore con l'egiziano Ed­ward Said della Divan Orchestra dei giovani, critico della politica nella Striscia, l'anno scorso Barenboim ha aggiunto alla sua tripla cittadi­nanza israeliana-argentina-spagno­la anche quella palestinese).
Ma perché cambiare l'opera? Tv e giornali egiziani si sono scatenati. Secondo Amjad Mustafa, critico mu­sicale egiziano, s'è solo preso tempo nell'imbarazzo della nomina di Lie­berman a ministro degli Esteri di Ge­rusalemme. Secondo la stampa isra­eliana,
a ordire tutto è stato il mini­stro egiziano: candidato alla carica di segretario generale dell'Unesco, avrebbe voluto mettere cappello su un concerto organizzato dall'amba­sciata d'Austria. Per ripulirsi dalla sua fama d'antisemita. O magari per mostrare ai Paesi arabi, suoi eletto­ri, che un Barenboim non può anda­re in Egitto a suonare senza il suo permesso. «La volpe del deserto», è il soprannome di Faruq Hosni: fu lui a vietare lo stand israeliano alla Fiera del libro del Cairo, a vietare la diffusione di film israeliani, a garan­tire che «non ci sono e non ci saran­no libri in ebraico alla Biblioteca di Alessandria: se ne trovo uno, lo bru­cio ». Avvicinandosi l'Unesco, Faruq ha calibrato i toni: la scorsa settima­na, a Parigi, s'è lanciato in una me­moria della Shoah. Ora, la bacchetta­ta al filopalestinese Barenboim. Quel che serve a prender voti di qua e di là.
Dietrologie? «Tutto è disposto — per dirla con Figaro —. Aprite un po' gli occhi...».

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