Riportiamo da PANORAMA n°15 del 03/04/2009, a pag. 102, l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo " Sull'Iran è scontro fra Usa e Israele ".
Gli orologi israeliano e americano sullo stato dei progressi nucleari dell'Iran non sono sincronizzati. Il capo di Aman, il servizio segreto dell'esercito israeliano, Amos Yadlin, la settimana scorsa ha affermato che la bomba è praticamente pronta, ma l'Iran frena volutamente per non accendere la reazione dell'Occidente. Con lui altre fonti di sicurezza israeliane spiegano che il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad non sbandiera il risultato già ottenuto (una bomba) perché vuole prima accumulare un arsenale composto da una dozzina di ordigni. Per questo scopo gli occorre più uranio arricchito e quindi più tempo. Yadlin pensa pure che ormai Teberan non teme più l'attacco americano o israeliano, e che in questo momento di cambiamenti strategici mondiali gioca con l'Occidente per vedere come sfruttare al meglio sul terreno economico e diplomatico l'era Obama. Yadlin suona dunque un allarme rosso: l'Iran è già arrivato al momento fatale, ma La strategia del colloquio scelta dagli Stati Uniti abbassa la guardia dell'Occidente e di fatto favorisce il rafforzamento degli ayatollah. E, all'incertezza sul che fare di fronte all'evidente determinazione di Ahmadinejad, si aggiunge la differenza fra i due orologi americano e israeliano che ticchettano a velocità diverse. Se Yadlin sostiene che «l'Iran ha superato la soglia della realizzazione del nucleare», il direttore della National intelligence americana Dennis Blair ha detto al comitato per le Strutture armate del Senato che «l'Iran non ha ancora deciso di accelerare verso una bomba atomica sulla testata di un missile». Di fatto Blair ha scelto, parlando al Senato, di porre l'accento sul tema della decisione, della volontà politica, non contestando lo stato di avanzata preparazione che propone Yadlin. Gli americani tuttavia pensano di avere tempo fino al 2013 o persino fino al 2015, mentre Israele lo configura in pochi mesi. La verità sembra stare in mezzo: l'Iran ha già più di I tonnellata di uranio a basso arricchimento a Natanz. Ma al suo corrente livello di arricchimento, circa il 4 per cento, non può produrre una bomba atomica. E l'Iran infatti sostiene di volerlo usare come combustibile per l'impianto di Busher. Tuttavia, per questo scopo la quantità accumulata è molto inferiore alla necessità tecnica: quindi, si sostiene fra gli addetti ai lavori, si tratta di una bugia che coprirebbe la volontà di riprocessare l'uranio attraverso Natanz per arrivare ad avere circa 25 chilogrammi di uranio arricchito, sufficienti per una bomba. Per questo ci vuole tempo, fino a un anno. Però Natanz è sotto gli occhi degli ispettori dell'Iaea, che verrebbero a saperlo. Si può pensare dunque, dicono gli esperti israeliani, che l'iran abbia costruito una centrale nascosta per l'alto arricchimento, e che essa sia già in funzione. Sono comunque vicini all'atomica, in termini di mesi o al massimo di un paio di anni: non è lo stato dell'arte a essere oggetto di grandi scontri fra Usa e Israele. Le distanze vengono mantenute soprattutto per affermare ciascuno il proprio punto politico. Israele per spiegare che occorre fermare l'iran subito con sanzioni decise e dirette. Gli Stati Uniti per proseguire il loro incerto dialogo. il rischio, poi, è tutto a nostre spese.
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