lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.04.2009 Arabia Saudita, problemi di successione
Li racconta Cecilia Zecchinelli

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 aprile 2009
Pagina: 16
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Un principe nero divide la corte saudita»

Arabia Saudita, problemi si successione. Li racconta Cecilia Zecchinelli sul CORRIERE della SERA di oggi,04/04/2009, a pag.16, con il titolo  " Un principe nero divide la corte saudita":

Più opaca del Cremlino ai tempi dell’Urss, più complicata della trama di mille puntate di Dynasty: la successione al tro­no in Arabia Saudita è da sem­pre (o almeno dal 1932, anno di fondazione del Regno) la que­stione in assoluto più privata e delicata, discussa nei palazzi e nei salotti, mai toccata dai me­dia del Paese forse più chiuso del mondo, certo più ricco in petrolio. Ma adesso, all’improv­viso, è diventata «la» questio­ne saudita. Dal 27 marzo, per l’esattezza, quando re Abdullah in partenza per il G20 di Londra ha nomina­to a sorpresa il principe Nayif «secondo vice pre­mier ». Fratellastro del so­vrano- primo ministro e solo un po’ meno anzia­no di lui (75 anni contro gli 86 di Abdullah), Nayif è da 34 capo degli Interni.

Noto «falco» su vari fronti (donne, riformatori, sciiti) ma efficace contro i terrori­sti di Al Qaeda (che odiano i Saud più ancora degli america­ni), è potentissimo e poco ama­to (a differenza del re).

La nuova carica di Nayif non sembra gran che. Ma tradizione vuole che con quella nomina il ministro degli Interni diventi anche «vice-delfino» del Regno dopo il principe ereditario Sul­tan, un altro dei 36 figli maschi del fondatore Abdul Aziz. Ottan­tacinque anni, da 47 a capo del­la Difesa, Sultan dal 2004 è ma­lato di cancro e da mesi ricove­rato a New York (dov’è stato ap­pena operato). E Nayif, quindi, diventa così l’erede designato: se Abdullah dovesse mancare, il trono toccherebbe a lui. Con un piccolo dubbio: nel 2006 l’at­tuale sovrano ha istituito un Consiglio di famiglia di 36 membri (figli o nipoti di Abdul Aziz) per assicurare la succes­sione con il consenso più am­pio possibile tra i rami rivali della grande famiglia. Ma ora il Consiglio è stato del tutto igno­rato, o così sembra. E molti si chiedono perché.

«È la rivincita dei Sudairi», dice al Corriere un noto edito­rialista di Riad che preferisce l’anonimato. Ovvero dei Sei Fra­telli figli di Abdul Aziz e della moglie favorita Hassa Al Sudai­ri, che costituiscono il ramo dei Saud più coeso e influente. Nayif e Sultan ne fanno parte (il settimo fratello era lo scompar­so re Fahd). L’attuale sovrano Abdullah no, per loro è solo un fratellastro, e il Consiglio sareb­be stato creato proprio per argi­nare i Sei. Non tutti concorda­no su questa tesi. Ma molti, moltissimi criticano in privato la promozione di Nayif, nono­stante le poesie in suo onore e le felicitazioni su tutti i media. E c’è chi, per la prima volta, dis­sente in pubblico. «Il Consiglio non va bypassa­to. Chiedo alla Corte Reale di chiarire il significato di quella nomina e dichiarare ufficial­mente che non comporta la de­signazione di Nayif a principe ereditario», ha infatti chiesto con un comunicato alla Reuters (novità assoluta) il principe Ta­lal. Anche lui figlio del fondato­re, nato nel 1931, Talal è perso­naggio notissimo nel Regno. Le sue simpatie socialiste e nasse­riane (lo chiamavano il «princi­pe rosso») gli costarono l’esilio in Egitto negli Anni Sessanta, cacciato da re Saud per le richie­ste di democrazia (aveva perfi­no stilato una Costituzione, di cui l’Arabia resta priva). Riam­messo a Corte, da allora è la vo­ce più esplicita nella famiglia a favore delle riforme: anni fa ha perfino annunciato che avreb­be creato un partito, in un Pae­se dove sono proibiti. E forte del rango, dell’età, della man­canza di cariche politiche, del potere economico suo e del fi­glio Al Walid (20˚ uomo più ric­co del mondo, già socio di Ber­lusconi e azionista di colossi globali), Talal può ora permet­tersi di dire ciò che vuole.

Sarà ascoltato? Pare improba­bile. Re Abdullah non intende certo spiegare o smentirsi, al­meno ufficialmente. E intanto i giochi interni alla famiglia an­dranno avanti, mentre i «saudi­tologi » (in testa a tutti quelli di Washington, di cui Riad è allea­ta cruciale) cercheranno di co­gliere ogni minimo segnale. E di interpretarlo.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT