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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Ugo Volli
Cartoline
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A casa mia si chiama complicità 04/04/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A casa mia si chiama complicità

Scusate, proviamo a ragionare. Ci siamo troppo abituati all’orrore: dobbiamo fermarci, tirare il fiato e provare a ragionare. Dunque: un tale, travestito da ebreo ortodosso per essere indistinguibile dagli abitanti, entra in un villaggio (i giornali italiani dicono tutti “colonia”, ma Bat Ayn è al di là della linea verde ma solo un paese senza speciali difese). Si è portato dietro due accette. Dato che è un vigliacco, non se la prende con gli adulti, ma si scatena contro due bambini. Ne  ammazza uno, l’altro riesce solo a ferirlo. Immaginate il sangue che sprizza da tutte le parti: una scena tramenda . Poi un passante gli salta addosso per fermarlo e lui scappa, per ora senza essere ripreso. Orribile, ma non pazzesco: il paese è isolato, lui c’è venuto apposta, si è travestito, sapeva come fuggire: non un atto di follia ma un orribile omicidio premeditato.
I palestinesi come reagiscono? Rivendicano: due gruppi, la jihad islamica (che ha legami con Al Fatah) e una “brigata” dedicata a un certo macellaio di Hezbollah ucciso l’anno scorso a Damasco di nome Mughniyah. Hamas naturalmente giustifica e approva (“l’attacco è stata compiuto nel quadro della resistenza”). L’autorità palestinese, che di solito in questi casi pronuncia una dissociazione formale, questa volta non fiata. L’ammazzamento di un bambino è normale anche per loro. Magari qualcuno avrà offerto da bere, come spesso succede dopo gli attentati. E qui la differenza è grande: Israele ha sempre espresso dispiacere quando le è successo di colpire i bambini, ha fatto inchieste, aperto dibattiti sui giornali. I palestinesi, tutti i palestinesi, sono contenti. Spesso dopo gli attentati, offrono caramelle ai passanti, fanno festa. Dite che è solo una differenza psicologica o formale? No, è diverso sapere che in guerra purtroppo possono rimetterci gli innocenti o gioire per il sangue versato. C’è tutta la differenza fra civiltà e  barbarie, fra l’autodifesa e l’odio selvaggio.
E i giornali italiani? Chi in maniera diretta come Battistini sul “Corriere”, chi in modo più subdolo come “Repubblica” o “L’Unità”, hanno attribuito la colpa a Liberman e al nuovo governo israeliano. E’ chiaro il senso, no? “Non volete la pace, tenetevi gli attentati, ben vi sta.” Sapete come si chiama questo atteggiamento, a casa mia? Complicità. Anche per loro il sangue innocente non è molto importante, conta la distinzione fra destra e sinistra, l’ideologia. Che miseria.


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