Alla conferenza sull'Afghanistan di ieri è emerso che Karzai, presidente afghano, ha approvato una nuova legge che legittima lo stupro in famiglia e regola i movimenti delle donne, alle quali, quando la legge entrerà in vigore, non sarà permesso nemmeno di uscire di casa senza il permesso del marito. Tutti i quotidiani ne scrivono. Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 01/04/2009, a pag. 8, la cronaca di Marco Zatterin dal titolo " E intanto a Kabul diventa legale stuprare la moglie".
Nella giornata delle mani tese Karzai finisce nella tempesta. Secondo fonti di un’agenzia Onu il presidente afghano avrebbe firmato nelle settimane scorse una legge, non ancora pubblicata, che regola il diritto di famiglia della comunità sciita e legalizza lo stupro all’interno del matrimonio, stabilendo che la moglie non può in alcun caso rifiutarsi al marito. La norma, secondo le indiscrezioni, vieta anche alle donne di uscire di casa, anche se si tratta di andare dal medico, senza il permesso del coniuge. A consigliarne l’approvazione sarebbe stata la necessità di guadagnare consenso politico in vista delle elezioni politiche del 20 agosto.
La notizia è arrivata come un fulmine nel cielo sereno dell’Aja, dove ieri si è discusso in buona diplomatica armonia sul futuro dell’Afghanistan. «Abbiamo chiesto al governo di Karzai di smentire o chiarire la questione» ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini. E se la questione fosse confermata, ha aggiunto, «sarebbe necessario modificare la disposizione, perché anche quando si parla di riconciliazione ci sono dei limiti che non possono essere varcati». In ogni caso, ha precisato, la Costituzione afghana «non può essere messa in discussione e non si può in alcun modo tornare indietro sui passi compiuti in materia di giustizia».
La situazione è confusa. Il ministro della Giustizia di Kabul ha confermato che una legge analoga a quella di cui si parla è effettivamente passata alla firma della presidenza, ma non è andata oltre e così non è chiaro quali siano i contenuti. Fonti governative riferiscono che il testo è stato fermato per mettere a punto dei «problemi tecnici» sulla disposizione. La quale, secondo l’Unifem (il Fondo di sviluppo dell’Onu per le donne) oltre ad ammettere la segregazione femminile, impone che la custodia dei figli possa essere affidata solo al padre o al nonno.
Se così fosse sarebbe una chiara violazione della Costituzione afghana che stabilisce il principio di eguaglianza fra i sessi, un fatto che potrebbe infliggere un brutto colpo ai rapporti certo non idilliaci fra l’amministrazione Obama e Karzai. Il presidente potrebbe finire schiacciato fra l’incudine a stelle e strisce e il martello dei suoi oppositori. «E’ peggio delle leggi dell’epoca talebana» ha protestato la senatrice Humaira Namati, precisando che «chiunque osi schierarsi contro è accusato di essere contro l’islam». Mentre la collega Shinkai Zahine Karokhail ha denunciato l’estrema rapidità con si è approvato il testo. «E’ stato un negoziato segreto - ha detto - perché Karzai vuole accattivarsi gli sciiti».
Questi ultimi rappresentano fra il 10 e il 20% della popolazione afghana e già godono di un diritto di famiglia separato, basato sulla loro giurisprudenza tradizionale. «I giovani e chi vuole il cambiamento non apprezzeranno di sicuro questa legge - ha commentato Afzal Nooristani, un avvocato attivo a Kabul nella difesa dei diritti umani -. Essa viene però incontro a mullah più conservatori, mentre non farà felici i talebani, che quando erano al potere non amavano gli sciiti». Preoccupata Hillary Clinton, segretario di Stato Usa. I diritti delle donne nella repubblica islamica, ha detto nel corso di una conferenza stampa senza fare riferimento alla legge contestata, sono per l’America un motivo di «assoluta preoccupazione» perché «non si può sviluppare un Paese se metà della sua popolazione viene oppresso». Messaggio chiaro per Karzai che, comunque vada, rischia di dover pagare pedaggio. Per la sua mossa o per aver fatto dietro front.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante