Il governo Netanyahu si è appena insediato in Parlamento E i quotidiani hanno già iniziato il processo alle intenzioni
Testata: Il Foglio Data: 01 aprile 2009 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «Bibi indossa il mantello da Grande unificatore per governare»
Il governo di Netanyahu si è insediato ieri alla Knesset. I quotidiani italiani trattano la notizia diffusamente. CORRIERE della SERA, GIORNALE, LIBERO, MANIFESTO, UNITA', SOLE 24 ORE, MESSAGGERO sono concordi sul fatto che Netanyahu non è interessato alla nascita di uno Stato palestinese perchè, durante il discorso tenuto ieri al Parlamento, ha dichiarato di voler raggiungere la pace con i palestinesi, senza menzionare il loro Stato. Il fatto che desideri la pace con i vicini arabi, che voglia migliorare le condizioni di vita dei palestinesi, che dichiari di volersi difendere dalla minaccia nucleare iraniana è un programma di governo. Lo Stato palestinese non esiste ancora, e i responsabili di ciò sono i Paesi arabi, con Hamas e Hezbollah, non Israele.
Riportiamodal FOGLIO di oggi, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Bibi indossa il mantello da Grande unificatore per governare "
Gerusalemme. La poltrona di pelle nel centro dell’assemblea della Knesset non è una novità per Benjamin Netanyahu. Dopo aver giurato ieri con il suo nuovo governo, realizzerà la sua ambizione e occuperà di nuovo il posto di premier, quello che aveva lasciato esattamente dieci anni fa. Poco prima dell’inizio della seduta inaugurale il premier incaricato ha trovato l’accordo con Silvan Shalom, suo principale rivale dentro al Likud. Shalom diventerà vicepremier, ministro per lo Sviluppo regionale, membro del gabinetto di sicurezza e avrà un portafoglio per la strategia economica. Bibi sa molto bene che per farcela questa volta non basterà soltanto gestire le straordinarie sfide economiche e politiche che Israele sta affrontando. Il suo ultimo mandato da premier è finito amaramente non a causa dei suoi fallimenti, ma per il suo atteggiamento e il deteriorarsi della sua immagine pubblica. Questa volta cercherà di essere il “grande unificatore” della nazione. Invece di polarizzare la società israeliana, cercherà di raccogliere tutto il sostegno che può dai partiti di centro e di sinistra. In questo senso, l’ingresso dei laburisti nel governo è stato un grande successo e un indizio sul futuro che verrà. Uno dei momenti più ricordati del mandato di Netanyahu come premier, negli anni Novanta, è quando durante un evento pubblico si chinò verso un rabbino anziano e gli sussurrò all’orecchio che “la sinistra in Israele ha dimenticato che cosa sia essere ebrei”. Non aveva intenzione di farsi sentire, ma i commenti furono comunque ripresi da una telecamera e causarono un grande tumulto in Israele. Netanyahu aveva rafforzato la sua immagine di politico bellicoso, che preferisce i suoi obiettivi politici al bene della nazione. Non che le sfide che lo aspettano siano irrilevanti, anzi. Prima fra tutte, il governo di Netanyahu dovrà vedersela con un Iran nucleare. Israele sta affrontando un dilemma cruciale: meglio attendere i frutti delle sanzioni internazionali oppure muoversi da solo e arrivare a colpire l’Iran? Per ora i partner commerciali europei di Teheran sono restii a diminuire le loro relazioni bilaterali. Altri attori internazionali, come Russia e Cina, stanno bloccando nuove sanzioni nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ma una soluzione unilaterale e militare presenta rischi enormi. L’altro grande compito che aspetterà il governo è affrontare la crisi economica. Per ora Israele ha evitato le caratteristiche più pesanti di una depressione su larga scala, ma ci sono segnali preoccupanti: la disoccupazione è in crescita, il credit crunch si fa sentire parecchio in tutti i settori economici e l’industria tecnologica – il gioiellino di Israele – è in forte declino. E c’è il problema di come gestire la questione palestinese. Dopo anni e anni di negoziati sterili, sembra che Netanyahu cercherà di mantenere e stabilizzare la situazione piuttosto che puntare a un accordo generale. E’ ragionevole pensare che Netanyahu opterà per il miglioramento della situazione economica palestinese, senza buttarsi in nuove e coraggiose iniziative. E’ sufficiente dare un’occhiata alla sua coalizione frammentata per vedere che non si è risparmiato nessuno sforzo pur di soddisfare i suoi alleati. Avigdor Lieberman, leader di Yisrael Beitenu, sarà il ministro degli Esteri, e il laburista Ehud Barak di nuovo il ministro della Difesa. Questo significa che al partito di Netanyahu, il Likud, non sono rimasti ministeri di peso. I suoi compagni di partito si aggiudicheranno soltanto dicasteri secondari, come l’Alta formazione e i Trasporti. Questo causa risentimento dentro il partito, ma per gli israeliani è un segnale positivo. Sanno che la chiave del successo di Netanyahu è la sua abilità di di creare coalizioni allargate e distruggere una volta per tutte la vecchia immagine di “Gran divisore”. Ora tocca al “Grande unificatore”.
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