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L'Opinione Rassegna Stampa
31.03.2009 Qualcosa si muove: Un Watch e altre 188 Ong contro Durban II
La cronaca di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 31 marzo 2009
Pagina: 7
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Un Watch e 188 Ong guidano la riscossa contro Durban»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 31/03/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Un Watch e 188 Ong guidano la riscossa contro Durban ".

L’ong filo israeliana Un Watch di Hillel Neuer e il Partito radicale transnazionale si sono messi idealmente alla guida di ben 188 organizzazioni non governative sparse in tutto il mondo per contrastare senza sé e senza ma le possibili conseguenze catastrofiche dalla conferenza Durban II che a giorni si aprirà a Ginevra. In particolare, a parte il rinnovato tentativo di equiparare il sionismo al razzismo, che data l’assenza dei principali stati occidentali resterà in pratica lettera morta, è molto importante contrastare il tentativo dell’organizzazione della conferenza islamica di equiparare le offese alle religioni a crimini contro l’umanità. Come a dire che una bestemmio o una vignetta potrebbero essere equipararate a un genocidio. Sarà importante in proposito l’atteggiamento che terrà il Vaticano, che molti temono possa seguire l’Iran e l’Arabia Saudita nel folle tentativo di equiparare la critica o lo scherno a una religione (tipo vignette danesi) alla violazione di un diritto umano fondamentale come la libertà o la vita. Con l'allarmante aumento di risoluzioni ONU contro i diritti individuali, delle Nazioni Unite, proprio Un watch ha avviato un ricorso, insieme ai Radicali transanazionali a Freedom House e ad altre 184 organizzazioni non governative da più di 50 paesi in tutto il mondo, al Palazzo di Vetro. Invitando gli Stati membri delle Nazioni Unite a proteggere le libertà fondamentali. La risoluzione sulla "diffamazione delle religioni" è infatti un tentativo di snaturare il concetto di diritti umani dal suo significato originale, che è quello di proteggere le persone dagli abusi dei regimi non di proteggere “un insieme di credenze dalla critica della gente”. Ecco il testo sottoscritto da tutte e 188 le ong di cui sopra: “Noi sottoscritte, organizzazioni non governative, profondamente preoccupate per la pervasività della campagna monata dall'Organizzazione della Conferenza islamica (OIC) per produrre risoluzioni delle Nazioni Unite, nonchè dichiarazioni e conferenze che propagano nel mondo il concetto di "diffamazione delle religioni", che non ha fondamento nel diritto nazionale o internazionale, e che alterano il senso stesso dei diritti umani, che significa proteggere le persone dai pericoli, ma non i le fedi dal diritto di critica; profondamente preoccupate per il tentativo di sviamento delle Nazioni Unite per legittimare le leggi contro la blasfemia, limitando in tal modo la libertà di religione, la libertà di espressione e la libertà di stampa; profondamente preoccupate per il fatto che le risoluzioni Onu contro "la diffamazione delle religioni" risoluzioni possano essere utilizzate in alcuni paesi per ridurre al silenzio e intimidire gli attivisti dei diritti umani, i dissidenti religiosi, e altre voci indipendenti; allarmati per la risoluzione sulla "diffamazione delle religioni" di recente presentata alla 10a sessione corrente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite; allarmati per il progetto di risoluzione sulla libertà di espressione distribuito dall’ Egitto, i cui emendamenti mirano a limitare, non a promuovere, i diritti di libertà di parola; allarmati per la recente iniziativa annunciata delle Nazioni Unite "comitato ad hoc sulle norme complementari" per modificare la convenzione internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale (ICERD) con l'aggiunta di un protocollo sulla "diffamazione delle religioni"; allarmati dalle disposizioni di cui l'ultimo progetto documento conclusivo della Conferenza di revisione di Durban che, attraverso il linguaggio codificato e velati riferimenti, mira ad approvare e incoraggiare queste iniziative anti-democratiche; 1. Invitiamo tutti i governi a opporsi alla risoluzione contro la "diffamazione delle religioni" attualmente depositata presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, e le offensive disposizioni della risoluzione contro la libertà di espressione; 2. Invitiamo tutti i governi a resistere agli sforzi della "commissione ad hoc sulle norme complementari" per modificare la ICERD (Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale); 3. Invitiamo tutti i governi a non accettare o legittimare la conferenza di revisione del risultato di Durban che, direttamente o indirettamente, sostiene la campagna conro laa "diffamazione delle religioni" a scapito delle libertà fondamentali e diritti umani individuali. A questo punto sarà fondamentale, come si diceva, l’atteggiamento che terrà il Vaticano. Già in molti hanno criticato Papa Benedetto XVI per il fatto di non avere recepito l’appello a boicottare Durban II. A queste critiche si è risposto che (come da’altronde ha fatto anche la Francia di Sarkozy) “il Vaticano si recherà a Ginevra per controllare cosa succede”. E non perché sia condivisa la piattaforma ideologica di Durban Ii. Se viceversa però si dovesse scoprire che Vaticano e paesi islamici fondamentalisti saranno alleati in questa crociata contro “la diffamazione delle religioni”, per la Santa Sede nascerebbe un problema diplomatico in più. Sia rispetto al mondo occidentale che non mancherebbe di rivolgere al Pontefice nuove critiche (appena sopita la polemica sui vescovi negazionisti e quella sull’uso del preservativo in Africa per prevenire l’Aids) sia rispetto a Israele. In quest’ultimo caso anche il progettato viaggio in quella che i cattolici chiamano Terra Santa potrebbe essere messo a rischio.

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