Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/03/2009, a pag. 17, la cronaca di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Il 'criminale' Bashir va a Doha. E il capo dell'Onu non lo evita ".
Il dittatore al Bashir è arrivato ieri a Doha per partecipare alla conferenza con i leader dei paesi arabi. Ci sarà anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon. Forse ignora i crimini commessi dal Al Bashir ? E ignora anche la condanna a suo carico emessa dal tribunale dell'Aja ?
Ecco l'articolo:
Al vertice arabo il leader africano accusato delle stragi in Darfur è stato accolto con tutti gli onori, diretta tv compresa
Omar Al Bashir sfida (di nuovo) il mandato di cattura della Corte penale internazionale dell'Aja e mette in una situazione imbarazzante governi e organismi multinazionali, a partire dall'Onu. Il presidente sudanese che il 4 marzo è stato accusato per crimini di guerra e contro l'umanità in Darfur — e che nelle scorse settimane aveva ostentatamente visitato Eritrea, Egitto e Libia — è atterrato ieri a Doha in pompa magna. Accoglienza forse non proprio entusiastica ma ineccepibile dell'emiro Sheikh Hamad bin Khalifa, due grandi bandiere sudanesi sventolanti dall'aereo presidenziale, trasmissione in diretta tv: una risonanza per un evento che fino all'ultimo era incerto (Bashir oserà ancora? si chiedevano molti) che anticipa quella prevista per oggi e domani al vertice arabo a cui il «presidente ricercato» parteciperà.
Anche il segretario generale dell'Onu, «nonostante la presenza di Bashir, sarà presente al summit. E poi il Sudan è membro delle Nazioni Unite mentre la Corte penale internazionale, o Cpi, è un organismo giudiziario indipendente che non vieta all'Onu di trattare con il Sudan». Dalla «fonte anonima » del Palazzo di Vetro non è trapelato altro, ieri, ma l'imbarazzo dell'Onu per la presenza a Doha del suo capo è evidente in questo silenzio ufficiale. Ban in persona aveva tentato nei giorni scorsi di trovare una via d'uscita alla crisi diplomatica internazionale che vede schierati tutti o quasi i Paesi arabi e africani (più Cina e Russia) a difesa di Bashir, contrapposti all'Occidente guidato da Francia, Gran Bretagna e Usa (questi ultimi peraltro non riconoscono la Cpi), che si oppongono a un'eventuale risoluzione del Consiglio di Sicurezza che congeli la decisione dell'Aja. «È ancora possibile rimandare di un anno il verdetto definitivo, intanto il Sudan collabori attivamente com misure umanitarie in Darfur», aveva detto Ban. Ma così non sembra proprio che stia accadendo, anzi.
La partecipazione al vertice di Bashir, responsabile per la Cpi di almeno 300 mila morti, crea non pochi problemi anche ai leader arabi, che oggi e domani (grande assente l'Egitto) discutono della mai risolta questione palestinese, dei rapporti con l'Iran, delle divisioni interne e, appunto, del loro collega di Khartum. L'ultima cosa voluta da tutti è l'arresto di un altro leader arabo, dopo gli effetti disastrosi sulle opinioni pubbliche avuti dalla cattura ed esecuzione di Saddam Hussein (che peraltro nessun governo arabo difendeva). Ma mettersi contro il diritto internazionale in un momento in cui lo si invoca per condannare Israele per l'attacco a Gaza è, ancora una volta, imbarazzante. Nel comunicato finale del vertice il «sostegno» a Bashir è scontato, ma sarà necessario un esercizio di grande diplomazia nel manifestarlo.
Timore, rivelano fonti vicine al summit, esiste poi per un'eventuale intercettazione aerea di Bashir da parte degli Usa (che in Qatar hanno la loro più grande base dell'area). Evitata ieri — il viaggio è stato tranquillo — non si può escludere nei prossimi giorni, con tutte le conseguenze politiche che questo avrebbe per l'intera regione. Timore condiviso dai molti sostenitori del leader sudanese in patria. Perfino il Gran consiglio degli Ulema del Sudan ha tentato di trattenere Bashir, con una fatwa che gli vietava di andare in Qatar. «Ci sono troppi nemici in giro, il nostro presidente non deve correre rischi», gli han detto. Non sono stati ascoltati.
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