Islamo-fobia ? Ogni tanto mi chiedo se lo sono... 29/03/2009
Ogni tanto mi chiedo se sono davvero islamofobo, un termine che il linguaggio politically correct considera particolarmente peccaminoso. La risposta è sì, dell’Islam ho certamente un po’ paura – perché questo vuol dire letteralemente islamo-fobia. Per esempio un brivido di timore mi sceso per la schiena ieri, leggendo un articolo di Dimitri Buffa pubblicato dall’”Opinione” e ripreso da “Informazione corretta”. In un dibattito alla Tv di Abu Dabi, racconta Buffa, due boia parlano del loro mestiere (alla presenza, diciamo poco significativa, di un esponente di Amnesty International, probabilmente troppo occupato a pensare a Gaza per intervenire efficacemente). “Un addetto alle impiccagioni egiziano (“Ashmawi”) Hussein Urni dice: “Ho scelto questa professione perché un boia esegue la parola di Allah in questo mondo. Il boia fa pagare il criminale, dal momento che la vittima non lo può fare. Ho scelto questa professione per la mia fede in Allah. Credo che sarò ricompensato in questo mondo e nel prossimo perché io ristabilisco i diritti degli oppressi.” Nella cultura occidentale, anche nei brani più crudeli di Sade o nell’”Elogio del boia” di De Maistre, non si trova mai la candida tranquillità di questo serial killer di Stato. Il figlio dell’altro interviene : “A volte noi bambini lo accompagniamo alle esecuzioni… ci sediamo con lui e ci divertiamo. La prima volta che sono andato, ero spaventato. Quando il primo condannato è stato mandato a morte, mi sono un po’ irrigidito, ma quando ho visto che non c’era niente di particolare e che non c’era motivo di avere paura, mi sono avvicinato per guardare. Non c’erano problemi”. Suo padre aggiunge: “che con le donne il lavoro è più difficile: “Io ho dovuto mettere a morte tre donne. Le ho messe a morte tutte e tre con una spada. Una a Riyadh e due a Dammam e ce n’era una quarta, che ho messo a morte col fucile qui a Jedda. È un po’ più difficile mettere a morte una donna rispetto a un uomo.” Scrupoli? No, solo dettagli tecnici: “ Con un uomo, il suo collo è esposto fino al petto.” “Con una donna è differente – spiega Al Bishi - perché è completamente coperta, copricapo, vestito e guanti inclusi. Viene lasciata una piccola apertura sul collo. Un bravo boia va con la spada attraverso questa apertura. Se la spada si abbatte un po’ più in basso, colpisce il vestito, se va sopra, colpisce il copricapo.” Ammazzate col burka… Secondo le statistiche esposte nel pezzo, scopriamo che delle 1200 esecuzioni capitali eseguite l’anno scorso, 552 erano state compiute nel Medio Oriente. Molti gli assassini e i trafficanti di droga. Ma sappiamo da altre fonti che nei territori palestinesi molti sono uccisi per lotte fra le fazioni o per “collaborazionismo” con Israele. In Iran impiccano gli omosessuali e ammazzano volentieri “spie” e membri di religioni proibite come i Baha’i. Non mancano le donne lapidate per adulterio. Fra l’altro questi 552 ufficialmente ammazzati (da cui mancano tutti i regolamenti di conti e gli attentati) sono praticamente la metà dei morti dell’operazione a Gaza. Ma non raccolgono un centesimo dell’indignazione. Forse anche perché i giornali non ne parlano. Cari amici, vi faccio una richiesta: tutti conosciamo qualche persona perbene e sincera che crede nella pace e al multiculturalismo. Fatemi un favore, inoltrate al vostro amico politically correcct l’articolo di Buffa. Magari non cambierà idea, ma forse il pensiero di poter vivere in una società islamica, lui o i suoi figli, gli farà un po’ paura. Ecco, diventerà ualmeno un tantino islamofobo anche lui, se non è del tutto sordo alla ragione. Speriamo.