Da L'OPINIONE di oggi,28/03/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "DIBATTITO TRA BOIA ALLA TELEVISIONE DI ABU DHABI INSIEME A UN RAPPRESENTANTE DI AMNESTY ":
Nel mondo arabo accadono cose grottesche.
Tragicomiche è il termine esatto. Come un surreale dibattito televisivo sulla pena di morte nella tv pubblica di Abu Dhabi in cui si ritrovano insieme a discutere delle tecniche con cui tagliare meglio la testa a uomini e donne boia egiziani e sauditi insieme a un rappresentante libanese di Amnesty international.
Che interviene solo per snocciolare qualche statistica.
Qualcosa che ricorda i film di Berlanga di inizio anni ’60, come “El verdugo” (1963), cioè il boia, in cui lavorò, proprio nei panni del boia apprendista, anche un giovanissimo Nino Manfredi.
Il presentatore televisivo inizia così il dibattito tra boia: “La professionalità è la chiave del successo e, nel caso di un colpo di spada, il successo dipende dalla concentrazione. Concentratevi con noi su questo servizio dall’Arabia Saudita”. La trasmissione andata in onda a fine gennaio del 2009, solo da pochi giorni è stata fatta conoscere al mondo intero grazie all’impareggiabile lavoro di Memri.
Così ora noi sappiamo che il boia saudita Al-Bishi esordì in questa maniera: “Se mi lascio prendere dalla compassione per l’uomo che sto mettendo a morte, lui non morirebbe al primo colpo e soffrirebbe”. La parola va all’addetto alle impiccagioni egiziano (“Ashmawi”) Hussein Urni: “Ho scelto questa professione perché un boia esegue la parola di Allah in questo mondo. Il boia fa pagare il criminale, dal momento che la vittima non lo può fare. Ho scelto questa professione per la mia fede in Allah. Credo che sarò ricompensato in questo mondo e nel prossimo perché io ristabilisco i diritti degli oppressi.” I boia, poi, spesso portano i figli a vedere il loro papà come è bravo a lavorare. Ecco la testimonianza del figlio di Al Bishi: “A volte noi bambini lo accompagniamo alle esecuzioni.. ci sediamo con lui e ci divertiamo. A volte, lo accompagniamo alle esecuzioni. La prima volta che sono andato, ero spaventato. Quando il primo condannato è stato mandato a morte, mi sono un po’ irrigidito, ma quando ho visto che non c’era niente di particolare e che non c’era motivo di avere paura, mi sono avvicinato per guardare. Non c’erano problemi”. Secondo le statistiche del 2007, i paesi del Medio Oriente hanno messo a morte 552 persone. Quell’anno, il numero delle esecuzioni in tutto il mondo è stato di 1.200. Delle 552 esecuzioni, 523 sono state eseguite in quattro paesi: Iran, Arabia Saudita, Yemen, e Iraq. Il novantanove per cento delle esecuzioni sono per omicidi o crimini relativi al traffico di droghe. Circa il 50% per fatti di droghe ed il 50% per casi di omicidio. Il concetto di qisas, esecuzione per omicidio, è molto vasto e questo consente ai giudici di condannare a morte con molta facilità. Nel dibattito televisivo non sono mancate descrizioni orripilanti di dettagli tecnici. Ad esempio Al Bishi ha detto che con le donne il lavoro è più difficile: “Io ho dovuto mettere a morte tre donne. Le ho messe a morte tutte e tre con una spada. Una a Riyadh e due a Dammam e ce n’era una quarta, che ho messo a morte col fucile qui a Jedda. È un po’ più difficile mettere a morte una donna rispetto a un uomo.” Scrupoli? No, solo dettagli tecnici: “ Con un uomo, il suo collo è esposto fino al petto.” “Con una donna è differente – spiega Al Bishi - perché è completamente coperta, copricapo, vestito e guanti inclusi. Viene lasciata una piccola apertura sul collo. Un bravo boia va con la spada attraverso questa apertura. Se la spada si abbatte un po’ più in basso, colpisce il vestito, se va sopra, colpisce il copricapo. Questo può causare molto dolore. L’ho fatto tre volte e tutto è andato bene, grazie a Dio.” Da non perdere anche le descrizioni su quali siano le spade migliori per tagliare la testa di netto al condannato. Al Bishi in studio se ne è portate due o tre e spiega tutto: “Per quanto riguarda le spade, ce ne sono di tutti i tipi. Ci sono le spade ‘Jowhar’, una indiana e una egiziana. La migliore è la ‘Jowhar’ indiana. “Io ho questa spada ‘Sultan’ – dice mostrandola al pubblico televisivo - è la mia spada favorita perché è la prima con la quale ho lavorato dopo il mio addestramento. Grazie a Dio, questa è la ‘Sultan’. Questa è una grande spada. C’è anche la ‘Jowhar’ indiana. Grazie a Dio. La puoi usare dieci volte di fila e non le succede niente.”
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