'Se anche il Sole24Ore dà i numeri, a chi credere ?' 28/03/2009
"Se anche il Sole24Ore dà i numeri, a chi credere ?"
Al Direttore del “Sole 24 ore”, illustre dottor Ferruccio De Bortoli Caro direttore, ci sono alcuni punti fermi nella vita. Uno di questi è che bisogna fidarsi del “Sole 24 ore”: magari non sempre delle sue opinioni politiche, voglio dire, ma certo dei suoi numeri. Tutti i commercialisti e i manager d’Italia contemplano le tabelle del suo giornale con fede religiosa. Be’, temo che davvero non ci sia più religione, come mi sembra dica anche il Papa. Legga per favore queste due citazioni. La prima viene dal suo giornale del 26 marzo (siglato u.t., immagino sia Ugo Tramballi): “I morti di Gaza, secondo Israele, sono 1.370; oltre 1.200 dei quali identificati per nome, cognome, famiglia e clan, luogo in cui sono stati uccisi e categoria. I miliziani uccisi, di Hamas, della Jihad islamica e delle altre formazioni impegnate nei combattimenti, sono più di 6oo. Nel numero sono compresi anche i poliziotti. Poi ci sono i civili «non coinvolti»: 309. Di questi 189 sono bambini sotto i 15 anni (per la statistica palestinese bambini si è fino al diciottesimo anno). Altri 91 sono donne e 21 anziani. Quindi ci sono 320 «non affiliati».” Questa invece viene dal sito del “Jerusalem Post”, in un inglese facile facile: “Of the 1,166 names of Palestinian dead gathered by the IDF's Research Department, 709 have been identified as "Hamas terror operatives," the IDF said, adding that the terrorists hailed from a variety of organizations. According to the IDF, 162 additional names of men killed during the operation "have not been yet attributed to any organization." A total of 295 Palestinian non-combatants died during the operation - 89 of them under the age of 16, and 49 of them women, the army added.“ (IDF, se lei non decifra la sigla, sta per Israel Defence Force, cioè l’esercito israeliano.) In questa contabilità un po’ macabra, il filologo deve purtroppo dar credito al Jerusalem Post: essendo dati diffusi dall’esercito israeliano, è difficile pensare che se un importante giornale del loro stesso paese avesse sbagliato a riportarli sul suo sito, lasciandoceli per due giorni (26-27 marzo), una smentita non sarebbe arrivata. Il suo giornale invece è certamente più importante ed autorevole, ma magari a Gerusalemme non lo leggono tutti i giorni. E dunque? Com’è che i bambini passano da “89 sotto il 16 anni” per il “Post” a “189 sotto i 15” per il suo giornale, le donne da 49 a 91, i non combattenti da 295 a 309, eccetera? “Il Sole” dice che i dati sono stati "forniti dall’esercito israeliano”, il quali anzi secondo il titolo “ammette” questi numeri; ma un paio di volte nell’articolo si citano le “statistiche palestinesi”. Che il suo giornalista abbia fatto un po’ di confusione con l’aritmetica, mescolando due tabelle? O che la sua aritmetica sia diventata un po’, come dire, elastica per ragioni politiche? In fondo il falso in bilancio è stato recentemente depenalizzato… E certamente, un esercito ebraico che ammazza quasi 300 bambini (il 25% delle vittime) è più interessante di uno che ne colpisce un po’ meno di 90, cioè più o meno uno ogni dieci terroristi. Voglio esprimerel il mio pensiero fino in fondo: che qui più dell’aritmetica conti la vecchia accusa del sangue, per cui gli ebrei ammazzerebbero i bambini di altre religioni per berne il sangue? La propaganda antisraeliana su Gaza si è pesantemente basta su questi stereotipi. Certo, ogni morto è una perdita irreparabile: ma dato che c'è stata molta speculazione sul comportamento dell'IDF, stabilire che in un difficile combattimento urbano i morti palestinesi sono stati in grandissima maggioranza combattenti e i bambinbi e le donne colpite un numero molto basso, è un indizio importante sulla correttezza di comportamento di Israele Mi piacerebbe molto che lei, notoriamente persona perbene ed equilibrata, mi spiegasse. O facesse piuttosto spiegare i suoi numeri al ragionier Tramballi. Il quale a me pare non solo poco abituato ai conti, ma anche poco equo nelle valutazioni. Fra l'altro le segnalo che lo stesso Tramballi compare come insegnante nel master "Enrico Mattei" fortemente schierato contro Israele, diretto da Claudio Moffa, che fu oggetto di molte polemiche e disattivato dall'Università di Teramo in quanto legato a noti negazionisti della Shoà, come Robert Faurisson. Mi piacerebbe anche sapere se sembra opportuno che un giornalista del "Sole" insegni in un master così schierato e chiacchierato? Con molta stima
Ugo Volli
Post scriptum: Se decidesse di spostare il ragioner Tramballi ad altro lavoro, mi raccomando, non lo metta a curare le notizie di borsa. Non vorrei mai che ne seguisse un’epidemia di suicidi di azionisti disperati fra i suoi lettori, o il fallimento della sua importante testata.