Dal CORRIERE della Sera di oggi, 28/03/2009, due cronache da leggersi in chiave politica. La prima, di Monica Ricci Sargentini, a pag.15, dal titolo " Turchia, la strage delle ragazze suicide ". La seconda, di Francesco Battistini, a pag.13, dal titolo " Hamas e il sexgate palestinese ".
Monica Ricci Sargentini - " Turchia, la strage delle ragazze suicide "
A Derya, 17 anni, la sentenza di morte è arrivata via sms: «Hai infangato il nostro nome — scriveva uno dei tanti zii — ora o ti uccidi o ti ammazziamo noi». A Nuran Unca, 25 anni, l'hanno detto i genitori, entrambi insegnanti. Lei ha resistito per un po', poi si è impiccata nel bagno di casa. Elif, invece, non ce l'ha fatta a togliersi la vita e ha deciso di scappare. Da otto mesi vive come una clandestina, costretta all'anonimato da un'assurda sentenza di morte emessa per aver rifiutato un matrimonio combinato.
Sono solo alcuni dei tanti nomi di ragazze costrette al suicidio per motivi d'onore in Turchia. Un tempo venivano uccise dal fratello più giovane che se la cavava con qualche anno di galera, grazie alla sua età e alla legge che prevedeva forti attenuanti in casi del genere. Ma nel 2005, per avvicinarsi all'Europa, Ankara ha riformato il codice penale prevendendo l'ergastolo per il delitto d'onore. Così le famiglie sono corse ai ripari e, per non perdere due figli, hanno pensato di indurre le giovani ad uccidersi.
In poco tempo le percentuali dei suicidi si sono impennate. Soprattutto nel sud-est del Paese, l'area abitata dai curdi, profondamente influenzata dall'Islam più conservatore. Batman, una cittadina grigia e polverosa di 250mila anime, vanta il triste primato di morti sospette, tanto da essere citata da Orhan Pamuk nel romanzo
Neve in cui un giornalista investiga sulla strana epidemia di suicidi tra le adolescenti. Ma il fenomeno dilaga ormai anche nel resto del Paese. Nella moderna Istanbul, per esempio, si conta un delitto d'onore a settimana. Sui suicidi dati certi non ce ne sono, si parla di centinaia di casi. Gli esperti sostengono che l'emigrazione dei curdi verso le grandi città porta a un'esasperazione del conflitto tra modernità e tradizione. Le teenager scoprono Mtv, i jeans stretti, le feste, l'amore. Basta un'occhiata a un ragazzo o una gonna troppo corta e il loro destino è segnato: il consiglio di famiglia si riunisce e le condanna a morte. «Questo scontro di civiltà — ha spiegato a una troupe della britannica
Channel Four Vildan Yirmibesoglu, capo del dipartimento dei diritti umani a Istanbul - sta rendendo la situazione ancora peggiore. Aumenta la pressione sulle donne perché rispettino i dettami conservatori della tradizione. E, chiaramente, ci sono più tentazioni ».
Ogni giorno decine di giovani bussano alla porta di
Ka-mer, il centro fondato nel 1997 da Nebahat Akkoc per aiutare le donne in pericolo. La sede di Diyarbakir ha le pareti color corallo e una poltrona di pelle dove le ragazze sprofondano raccontando la loro storia. L'associazione le aiuta a trovare una casa-rifugio e a rivolgersi a un tribunale. Per rendere le cose più facili è stata creata anche un'hotline, ma telefonare e denunciare la propria famiglia può diventare improponibile nella regione curda dove, secondo i dati delle Nazioni Unite, si stima che il 58% delle donne sia vittima di abusi e che il 55% sia analfabeta. Vista da qui l'Europa appare ancora più lontana.
Francesco Battistini - " Hamas e il sexgate palestinese "
GERUSALEMME — «Dopo quattordici anni di onorato servizio reso al popolo palestinese, il dottor Tawfiq Tirawi lascia l'incarico di responsabile territoriale del Mukhabarat. Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, dottor Mahmud Abbas, lo ha ringraziato per il prezioso lavoro svolto... ». Fu una notiziola, nelle pagine interne di Al Quds, il giornale dei palestinesi di Gerusalemme.
Poche righe, senza troppe spiegazioni. C'è voluta qualche settimana per capire che cosa ci fosse dietro quelle dimissioni, pretese da Abu Mazen (Mahmud Abbas) e subito accolte: Tirawi, la superspia che Arafat mise alla Sicurezza Generale, il fedele capo dei servizi segreti palestinesi in Cisgiordania, l'uomo che difese la Grande Kefiah durante l'assedio di Ramallah, a lungo ricercato dagl'israeliani come mandante d'attentati della seconda intifada, sempre riemerso da mille accuse e altrettanti complotti, proprio lui alla fine è cascato in una sordida, banale storia di sesso, bugie & videotape.
Luci rosse alla Muqata. E' scoppiato un piccolo sexgate, che sta levando il sonno e riaprendo vecchie faide nell'Autorità. L'oggetto dello scandalo è un dvd, alcune immagini riprese sei mesi fa in un appartamento di Gerusalemme Est: vi si riconosce un eminente consigliere di Abu Mazen, nudo, mentre fa sesso con una signora che non è sua moglie. La faccenda basterebbe già da sola a indignare l'opinione pubblica palestinese, dove le pubbliche corna sono considerate severe offese alla pubblica morale.
Ma com'è sempre in questi casi, se è facilissimo capire chi sia lui, se è facile chercher la femme (la famiglia possiede ristoranti e negozi d'abbigliamento in città ed è molto conosciuta), il problema è capire chi abbia organizzato la trappol a. Secondo il giornale
Ma'ariv, che ieri ha raccontato la storia, ad accendere la videocamera sarebbe stato Fahmi Shabana, capo dell'intelligence per l'area di Gerusalemme Est, fedelissimo di Tirawi. Secondo fonti palestinesi, il consigliere desnudo avrebbe fatto rapide indagini e si sarebbe fiondato nell'ufficio di Abu Mazen, ricordando le sue vecchie ruggini con Tirawi, dicendo che quel video è una vendetta politica.
Il presidente è furioso, dicono. Soprattutto con chi ha montato questa storiaccia di «rapporti impropri» e ha fatto arrivare direttamente al suo ufficio il dvd con tanto di messaggio, «perché veda coi propri occhi chi sono realmente i suoi consiglieri ».
Preoccupato dagli sviluppi dello scandalo, giovedì Abu Mazen ha addirittura rinviato una storica visita a Bagdad, la prima d'un leader palestinese dalla caduta di Saddam. E al suo collaboratore, che peraltro l'accompagna spesso all'estero e nei negoziati di pace con gl'israeliani, ha raccomandato di restare sulla sua poltrona, almeno per ora. Qualcuno sta dando una mano a evitare altro imbarazzo, scrive la stampa, e non sarebbe un caso che ai primi di marzo Shabana sia stato arrestato dalle forze di sicurezza israeliane, con l'accusa d'avere «tentato d'assoldare cittadini israeliani nei servizi d'intelligence palestinesi». Basterà? Non è detto: una manina ha preso il dischetto dagli uffici della Muqata e l'ha girato ai rivali di Hamas. Che non aspettavano altro: lo dicono da sempre, loro, che quelli dell'Anp sono dei «traditori». Anche se non si riferivano alle lenzuola.
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