Il CORRIERE della SERA di oggi, 28/03/2009, a pag.1-47, un testo di Mario Vargas Llosa dal titolo " Israele, la sconfitta della pace ", nel quale lo scrittore, che sarà pure "liberale", come il Corriere lo presenta, ma è anche una vecchia conoscenza dei nostri lettori. Per leggere altre sue prose edificanti, basta andare in Home Page e scrivere il suo nome in " cerca nel sito". I suoi articoli, pubblicati sui maggiori quotidiani internazionali, venivano pubblicati sulla STAMPA, pieni come sempre di odio contro Israele. In questo testo non si mentisce. Per capirne il contenuto sono illuminanti le prime righe, nelle quali rivendica una antica amicizia, quasi a volersi riparare per quanto scrive dopo. Ma le amicizie tradite servono a poco, Vargas Llosa, alla pari di Saramago & Co. è uno dei nomi più noti fra gli odiatori di professione. Questo pezzo si legge in pochi minuti, sufficienti per capire di che pasta è fatta la prosa del libro, del quale questo testo è la prefazione.
H o passato buona parte degli anni '70 a difendere Israele contro gli scrittori latinoamericani di sinistra che per conformismo attaccano il sionismo e l'imperialismo americano. Non mi sono mai pentito di aver combattuto quest'esagerazione e di aver difeso il diritto di Israele a esistere e a garantirsi la sicurezza. Inoltre, ho sempre creduto, e scritto, che tale diritto a mio giudizio gli israeliani se lo sono guadagnato non per ragioni divine (nelle quali, essendo agnostico, non credo) ma per il fatto di aver costruito Israele praticamente dal nulla, con il loro sudore e le loro lacrime.
Da allora, ogni volta che sono stato in Israele — tranne l'ultima, della quale tratta questo libro — ho sempre trovato un settore significativo della società israeliana che, mentre lottava per la sopravvivenza del Paese contro coloro che si impegnavano nel distruggerlo, voleva la pace e il dialogo con i palestinesi e riconosceva il diritto di questi ultimi ad avere un proprio Stato sovrano. Gli accordi di Oslo (1993-1995) rappresentarono il momento più avanzato per questa corrente di pensiero grazie alla quale le forze democratiche e progressiste di Israele e Palestina furono sul punto di sconfiggere i fanatici e gli estremisti di entrambe le parti.
Dall'assassinio di Yitzhak Rabin e, soprattutto, dal fallimento dei negoziati di Camp David e di Taba del 2000, tutto è tornato indietro. Sia in Israele che in Palestina coloro che hanno guadagnato terreno sono stati i falchi e i violenti, come dimostrano la vittoria elettorale di Hamas, con cui ottenne il controllo della Striscia di Gaza, e il dominio quasi assoluto in Israele da parte della destra di Kadima, della destra estrema del Likud e dei partiti religiosi. Il movimento «Pace Subito» è praticamente estinto e i promotori della pace e della convivenza sono gruppi e figure isolate senza alcun reale significato nell'opinione pubblica.
Per lo più questa narrazione rende conto, con la maggior obiettività di cui sono stato capace, dell'indebolimento e della quasi totale scomparsa in Israele dell'influente forza elettorale rappresentata dai partiti della pace e della coesistenza e, di contro, dell'esaltazione di un arrogante estremismo convinto che l'unica politica efficace per garantire il futuro di Israele sia la supremazia militare, la repressione sistematica e l'intimidazione dei palestinesi fino all'obbligo di accettare una pace imposta, nella quale i territori del futuro Stato palestinese sarebbero ristretti, recintati e inquadrati da un numero proliferante di insediamenti e colonie israeliane sorvegliate da diversi sistemi di controllo, come il muro e gli sbarramenti militari. Questa corrente, che è sempre esistita come marginale e minoritaria, sfortunatamente oggigiorno può contare sul sostegno della maggioranza della popolazione ed è un ostacolo per la pace, nonché una fonte di ingiustizia e sofferenza per i palestinesi grande quanto il terrorismo di Hamas per gli israeliani.
Gli articoli e i reportage che compongono questo libro non sono esenti da quelle contraddizioni, dubbi e interrogativi senza risposta, inevitabili per chi avvicini la realtà del Medio Oriente senza preconcetti e parti pris. Eppure, forse proprio per questo, potranno aiutare i lettori italiani a farsi un'idea propria della situazione di quell'esplosivo angolo di mondo più di quei testi che, invece di sforzarsi di capire ciò che succede, propongono ricette preconfezionate, atti di fede che prescindono dalla realtà per adattare al meglio le testimonianze e le opinioni ai dogmi e all'ideologia.
Mario Vargas Llosa fotografato accanto ai terroristi di Hamas.
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