1991 : la liberazione del Kuwait è cominciata La ventiquattresima parte di ''Quaranta e li dimostra'' di Luciano Tas
Testata: Informazione Corretta Data: 27 marzo 2009 Pagina: 1 Autore: Luciano Tas Titolo: «1991 : la liberazione del Kuwait è cominciata»
E’ già giovedì 17 gennaio, a mezzanotte e quaranta minuti ora italiana, quando la Casa Bianca annuncia che “la liberazione del Kuwait è cominciata”. Inizia così la “Tempesta nel deserto”, l’azione armata decisa dalle Nazioni Unite contro l’Iraq, dopo che Saddam Hussein aveva respinto anche l’ultimatum che gli era stato lanciato perché si ritirasse dal Kuwait, aggredito e invaso l’anno prima. Un ultimatum che seguiva ad una serie quasi infinita di contatti diplomatici, interventi di mediatori e infine di un embargo che, come tutti gli embargo della storia, non aveva prodotto alcun risultato. A quest’ora di giovedì 17 dalle basi saudite decollano gli F15 americani, seguiti dagli AWACS e dai caccia. Seguono gli F15 sauditi e kuwaitiani (quelli che si erano sottratti agli invasori iracheni) e poi dai Tornado britannici. Vengono centrati la rete di telecomunicazione e impianti nucleari e chimici. Contro l’Iraq si sono mossi l’Europa e vari paesi, anche arabi, timorosi questi ultimi di altre tentazioni aggressive di Saddam. Nella tarda mattinata dello stesso giovedì ecco a prima reazione irachena: cinque missili SCUD sono lanciati contro l’Arabia Saudita. Quattro vengono intercettati dai missili anti-missili americani Patriot, il quinto cade su Riad producendo vittime e danni. Nella notte tra il 17 e il 18 sette SCUD iracheni prendono un’altra direzione e puntano su Israele, che nella vicenda si era ben guardato dal prendere posizione a fianco delle Nazioni Unite, proprio per evitare guai con l’Iraq. Gli SCUD colpiscono Tel Aviv, Haifa e Safed. Case distrutte e dodici feriti. Nella stessa notte un Tornado italiano è abbattuto dalla contraerea irachena. I piloti si salvano con il paracadute e vengono fatti prigionieri. Saranno costretti a presentarsi (con i volti tumefatti dai colpi inflitti dai carcerieri) davanti alle telecamere per recitare la parte voluta da Saddam, ma le immagini bastano a smentire le loro parole. Il 22 altri missili iracheni vengono lanciati contro Israele. Uno di questi missili è deviato, ma non distrutto, da un Patriot, e cade su Tel Aviv. I feriti questa volta sono 96. Uno SCUD lanciato conto Haifa è intercettato e distrutto. Altri cadono in mare o in zone disabitate. La notizia degli attacchi contro Israele è oggetto di grandi manifestazioni di giubilo a Gaza, mentre alla moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, l’ayatollah Shaik Daoud prega davati ai fedeli: “Allah distrugga Israele, Allah distrugga gli Stati Uniti, Allah conceda la vittoria a Saddam”- La richiesta risulterà eccessiva. Anche i palestinesi di Cisgiordania esultano, mentre Yasser Arafat si schiera con entusiasmo a fianco di Saddam Hussein. L’ex ministro degli Esteri israeliano Abba Eban commenterà: “I palestinesi non perdono mai l’occasione di perdere un occasione”. Nello stesso gennaio truppe sovietiche intervengono contro i “ribelli” lituani e lèttoni, ma intanto è la fine del Patto di Varsavia che legava i paesi satelliti all’URSS. Non è solo il Patto di Varsavia a sciogliersi, anche il regime di apartheid in Sudafrica arriva al capolinea. Il Presidente (bianco) Klerk dichiara che a giugno sarà ufficialmente abrogato il sistema di discriminazione razziale. La lunga lotta africana contro l’odioso sistema ha finalmente la meglio. Frederik Willem de Klerk aveva già fatto liberare il leader storico dell’ANC Nelson Mandela, detenuto per molti anni. Ora Klerk, con grande civile coraggio, traghetta il paese verso un avvenire di maggiore giustizia, superando grandi ostacoli, abbattendo immeritati privilegi, senza provocare una guerra civile, che molti davano come inevitabile. “L’ultimo ugonotto” (tale era l’origine francese di Klerk) sarà anche l’ultimo presidente “bianco”. A succedergli sarà proprio Nelson Mandela. A entrambi sarà attribuito due anni dopo un ben meritato Premio Nobel per la pace. A luglio un altro passo verso la pace è compiuto dal Presidente americano George Bush (senior) e da quello russo Gorbaciov, che firmano il trattato detto START sulla riduzione delle rispettive forze nucleari strategiche. Un mese più tardi un complotto di nostalgici del comunismo tenterà di effettuare un colpo di Stato per eliminare Gorbaciov e insieme a lui perestrojka e glasnost. Ma la storia difficilmente torna indietro e il golpe fallisce, anche per merito di Boris Eltsin, che di Gorbaciov diventerà a breve il successore. Si apre a ottobre a Madrid una Conferenza di pace nel Medio Oriente alla quale partecipano, questa volta seduti per la prima volta allo stesso tavolo, rappresentanti del mondo arabo e israeliani. Non tutte le speranze suscitate da questo incontro si realizzeranno, ma la Conferenza rappresenta un passo importante e necessario. La fine dell’anno vede la fine dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche come soggetto geopolitico. Dalla “madre” Russia si staccano e proclamano la loro indipendenza l’Ucraina e la Bielorussia. Nasce barcollando la Comunità di Stati Indipendenti, CSI, e Gorbaciov si fa da parte. Al suo posto Boris Eltsin.