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Spettabile Redazione, vi preghiamo di trasmettere al sig. Volli il nostro più sentito ringraziamento per il suo pregevole articolo del 23 marzo nel quale censura nettamente un precedente pezzo di Danielle Sussmann. Condividiamo pienamente il suo intervento, in particolare nell’introduzione laddove scrive che tutti (e nella fattispecie gli ebrei ed i loro amici) debbono essere profondamente impegnati a testimoniare e lottare perché non si ripeta non solo
Ebbe ad affermare Gad Lerner (intervista nel 2003) che “il massacro del popolo armeno è stato il primo, atroce genocidio del ventesimo secolo. E purtroppo anche il meglio riuscito: quel popolo è stato trucidato e disperso ma – a differenza di quanto avvenuto con lo sterminio degli ebrei – il mondo non ne conserva memoria”. Ora, ad alcuni anni di distanza da quell’intervento, possiamo dire che fortunatamente le cosa stanno cambiando. Il genocidio armeno non è più relegato negli archivi bui della storia dove cercavano di nasconderlo i carnefici del 1915, ma il diritto alla Memoria del popolo armeno riesce a conquistare sempre più vasti settori della società civile. Ciò si deve a tanti fattori; non da ultimo anche ad interventi eticamente ineccepibili come quello di Volli. Siamo sempre stati contrari ad ogni negazionismo giacché esso è l’alibi per una successiva pulizia etnica, per un nuovo genocidio per un altro olocausto. Fu proprio il giurista ebreo polacco Raphael Lemkin, ispirandosi anche alla strage degli armeni, a coniare il termine “genocidio” ed a porre le basi per un nuovo diritto internazionale (Convenzione Onu) che condannasse inequivocabilmente ogni atto genocidiario. Insieme, occorre sconfiggere ogni tentativo di giustificare, di nascondere, di cercare attenuanti. Con i nostri migliori saluti |
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