Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/03/2009, la cronaca di Viviana Mazza dal titolo " Governo, Netanyahu chiama i laburisti ".
Il JERUSALEM POST riporta oggi la notizia diffusa dalla radio israeliana secondo la quale l'accordo fra Netanyahu e Barak è ormai stato raggiunto.
Viviana Mazza scrive che Obama vuole la nascita dello Stato palestinese, mentre Netanyahu e Lieberman no, aggiungendo che questi ultimi si sono impegnati ad abbattere il governo di Hamas a Gaza. Nè Netanyahu nè Lieberman hanno mai dichiarato di rifiutare a priori lo Stato palestinese. Desiderare la fine del potere terroristico di Hamas a Gaza non equivale a negare la possibilità di uno Stato per i palestinesi. Ecco l'articolo:
GERUSALEMME — A parte l'amore per i sigari e il lusso, hanno in comune il passato (stessa unità dell'esercito, poi entrambi premier sfiduciati) e il futuro (vedono i colloqui coi palestinesi come una perdita di tempo). Perciò c'è poco da stupirsi, scrive Aluf Benn su Haaretz, che il leader del Labor Ehud Barak voglia unirsi al governo di destra del premier designato Netanyahu (e restare alla Difesa). Oggi il Labor deciderà. Facile immaginare Netanyahu col pallottoliere: 27 (i suoi deputati) più 15 di Yisrael Beiteinu (accordo la scorsa settimana) più 11 dell'ultraortodosso Shas (intesa siglata ieri): uguale 53. Coi 13 del Labor fa maggioranza di governo. Anche se 7 laburisti si sono ribellati: fare da «foglia di fico» alla destra? Mai. Il partito rischia di spaccarsi.
Per Netanyahu è questione di numeri, ma anche di facce. Sul suo ministro degli Esteri Avigdor Lieberman (Yisrael Beitenu), noto per la retorica anti-araba, l'Egitto e l'Ue hanno espresso riserve. Obama dice di volere uno stato palestinese. Netanyahu e Lieberman no, si impegnano ad «abbattere il governo di Hamas a Gaza». «Netanyahu sa che per mantenere buoni rapporti con la comunità internazionale deve avere Barak o Livni (del centrista Kadima) o entrambi nel governo», dice Bernard Avishai, autore di The Hebrew Republic. E Barak è già amico della Clinton e di Gates, segretari di Stato e della Difesa Usa, nota Benn.
Un team Likud-Labor ha stilato ieri una bozza d'accordo centrata sull'economia. E la pace? Netanyahu ha promesso una vaga «iniziativa significativa» con i palestinesi. «Barak è una faccia moderata per un governo che difende lo status quo — dice Avishai —. È un'operazione di cosmesi. Niente cambierà». Il premier Olmert ieri l'ha attaccato duramente. E ha ammonito: se Israele rifiuta di negoziare coi palestinesi rischia l'isolamento. «Patetico», replica l'ufficio di Barak. «Si ritiri in silenzio».
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