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Informazione Corretta Rassegna Stampa
23.03.2009 Il primo comandamento del giornalista serio: separare i fatti dalle opinioni....
L'analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 23 marzo 2009
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Il primo comandamento del giornalista serio: separare i fatti dalle opinioni....»

Sappiamo che così non è; sappiamo che la separazione dei fatti dalle opinioni è pura utopia; sappiamo che comunque le opinioni del giornalista influenzano il modo stesso in cui egli seleziona ed espone i fatti. Ma, fatta la tara, dobbiamo dire che a tutto c'è ( o ci dovrebbe essere ) un limite.

Questo è particolarmente vero nei territori palestinesi, dove i giornalisti non possono muoversi liberamente e senza essere accompagnati da interpreti ed intermediari locali. Sono proprio loro che manipolano il materiale (traduzioni, spiegazioni ) di cui il giornalista si deve servire, ma sono anche i giornalisti che spesso ignorano deliberatamente (o perché costretti, se vogliono poter continuare a lavorare) questa realtà e la offrono agli ignari lettori senza alcun filtro.

Ricordiamo tutti le foto truccate durante il conflitto israelo-libanese e le esplicite minacce di cui erano vittime i giornalisti. Ora si è aperto un nuovo caso, riguardante nuovamente la CNN, di cui ci informa Honest Reporting.

Per anni Nidal Rafa ha lavorato per la CNN, la BBC ed altri, collaborando con ruoli rilevanti a molti servizi da Israele e dai territori palestinesi.

Nidal era presente ad un recente dibattito pubblico fra il partito di estrema destra Yisrael Beitenu e partiti arabi-israeliani, organizzato da Media Central sul tema scottante della cittadinanza e dell'identità.

Qualificandosi come giornalista di CNN (che afferma invece di averla licenziata tempo fa) Nidal ha assalito a male parole Danny Ayalon, già ambasciatore negli Stati Uniti ed ora eletto alla Knesset per il partito di Lieberman. Ecco alcuni estratti dal “dialogo” fra Rafa e Ayalon, che si può seguire integralmente su YouTube (http://www.youtube.com/watch?v=zV82jXNtZbY):

NR: “Lei è d'accordo che in futuro ci sia un solo stato palestinese, che i palestinese vogliono solo essere trattati come qualsiasi altro popolo...Lei non soffre alla fine della giornata...”

DA: “Per favore, non si agiti, io ovviamente non soffro perché non uccido nessuno...”

NR: “Lei come ex ambasciatore alle Nazioni Unite, fascista...sono io la persona indigena, io ero qui come il mio nonno prima che esistesse lo stato d'Israele.. Tutto quello che dice è merda di vacca, Lei in realtà non vuole aprire gli occhi...e vedere che il vero problema...è l'occupazione”.

DA: “Ora Lei sa perché non avete uno stato”.

NR: “E la sola garanzia per poter vivere qui è che finisca l'occupazione. Non ammette che c'è una occupazione? Sì o no? Sì o no? Ammette che c'è una occupazione? Riconosce l'occupazione? Sì o no? Mi dia una risposta e se ne vada”.

DA: “Io prima vorrei che fosse sradicato il terrorismo, in primo luogo, e poi che voi ammettiate che ho il diritto di essere qui, che questa è la mia patria, che noi non siamo qui grazie al favore di qualcuno. Questa è la mia patria, questa è la mia terra”.

NR: “E’ terra palestinese”.

E’ da notare che Questa Nidal, così esemplare e inglese, ha fatto da interprete a molti inviati speciali inglesi ed americani; un monitoraggio di alcune di queste interviste fatte col suo aiuto hanno consentito di verificare in quale misura lei avesse manipolato le domande e le risposte, tradendo la buona fede degli inviati.

Lo scorso 2 febbraio Al-Arabiya ha trasmesso un servizio da Gaza del proprio reporter Wael ‘Assam, che si è inoltrato in uno dei 1000 tunnel fino ad arrivare in Egitto ed ha intervistato uno dei principali costruttori di missili kassam mostrandone la tecnica: Hamas gli ha immediatamente ordinato di lasciare il territorio.

Anche nel più specifico settore della politica l'uso delle parole costituisce un costante esercizio di funambolismo e di illusionismo per il mondo arabo. Come altrimenti si potrebbe spiegare l'affermazione fatta da Muhammad Dahlan – ex uomo di fiducia di Arafat, ex uomo forte dell'Autorità Palestinese a Gaza – che Fatah, movimento politico sul quale si fonda la legittimità della stessa Autorità Palestinese, non ha alcun obbligo di riconoscere il diritto all' esistenza di Israele e difatti non lo riconosce, e che solamente l'Autorità Palestinese ha questo obbligo internazionale se vuole continuare ad ottenere il sostegno politico ed economico dell’ occidente?

Questi esempi, tra i moltissimi che si potrebbero fare e che di tanto in tanto abbiamo citati, ci dicono una sola cosa: che nell’occuparci del mondo arabo ed islamico dobbiamo diffidare. Di tutti e sempre. Che gli amici potrebbero non essere tali. Che i moderati potrebbero esserlo per mera convenienza funzionale ad uno scopo. Ma anche che i nemici potrebbero, chissà, modificare il modo in cui usano le parole per dare loro un senso nuovo. E – comunque – non dobbiamo mai usare altri arabi come traduttori ed interpreti!


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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